Il lato oscuro di Rifondazione Comunista
di Fausto Carioti
Se tenessimo nel portafogli la tessera di Rifondazione comunista, se fossimo pacifisti, avremmo buoni motivi per sentirci preoccupati. Potendo scegliere tra il violento col volto coperto che aggredisce i carabinieri e il volontario col volto pulito che finisce ammazzato mentre cerca di dare una mano al prossimo, i senatori del partito di Fausto Bertinotti hanno scelto di identificarsi nel primo, dedicando a lui la loro aula di Palazzo Madama. Nel migliore dei casi la scelta è incomprensibile. Nel peggiore dei casi è molto inquietante.
Se lo scopo dei senatori rifondaroli - il cui capogruppo è Giovanni Russo Spena, che qualcuno ricorderà negli anni Ottanta come segretario di Democrazia proletaria, partito il cui obiettivo era esportare in Italia il brillante modello nicaraguense - fosse davvero quello di dedicare la loro sala a un giovane vicino alle idee comuniste, morto in questi anni per certi ideali, non dovrebbero andare molto lontano per trovare il nome giusto. Il povero Angelo Frammartino, ucciso da un palestinese il 10 agosto scorso, era “uno dei loro”. Ventiquattro anni, studente universitario a due esami dalla laurea, iscritto a Rifondazione (ci sono foto che lo ritraggono con Bertinotti), è stato ucciso da un palestinese a Gerusalemme, dove si trovava per un progetto di volontariato organizzato dalla Cgil e dall’Arci. A quanto risulta, Frammartino non ha mai fatto male a una mosca. Delle sue idee si può pensare ciò che si vuole, ma per chi, a sinistra, in quelle idee crede, il giovane Frammartino potrebbe essere un bel modello da seguire.
Giuliani è stato ucciso in piazza Alimonda a Genova durante il G8 del luglio 2001, mentre, col volto coperto, stava per scagliare un estintore contro alcuni carabinieri, chiusi in una camionetta e attaccati da altri violenti come lui. Aveva 23 anni e precedenti per porto d’armi, resistenza e oltraggio. Nel suo sangue l’autopsia ha rintracciato tracce di metadone. Comprensibile provare pena per lui, ma questa pena sarebbe meglio tenerla ben separata dall’ammirazione e dalle targhe in ottone in Parlamento. Soprattutto se - come è sperabile - si vogliono evitare emulazioni.
E allora, perché Giuliani e non Frammartino? Forse perché, come raccontano al Senato, così era stato promesso alla neosenatrice rifondarola Heidi Giuliani, madre di Carlo? Perché è diventato politicamente scorretto persino ricordare che un ragazzo di sinistra è stato ammazzato da un palestinese? Oppure Rifondazione, con questo gesto, quasi vergognandosi di essere arrivata al governo, vuole rifarsi una verginità “barricadera” e accarezzare il pelo alla parte peggiore del suo elettorato, quella che ritiene la violenza uno strumento giustificabile per la lotta di classe e la guerra alla globalizzazione? Non si tratta di una gara tra due ragazzi uccisi. Si tratta di capire qual è, tra due modelli così diversi, quello in cui il Prc si rispecchia, quello che vuole indicare come esempio ai suoi giovani tesserati, cioè ai suoi dirigenti di domani. La risposta che arriva dal partito di Bertinotti mette i brividi.
© Libero. Pubblicato il 24 ottobre 2006.
Se tenessimo nel portafogli la tessera di Rifondazione comunista, se fossimo pacifisti, avremmo buoni motivi per sentirci preoccupati. Potendo scegliere tra il violento col volto coperto che aggredisce i carabinieri e il volontario col volto pulito che finisce ammazzato mentre cerca di dare una mano al prossimo, i senatori del partito di Fausto Bertinotti hanno scelto di identificarsi nel primo, dedicando a lui la loro aula di Palazzo Madama. Nel migliore dei casi la scelta è incomprensibile. Nel peggiore dei casi è molto inquietante.
Se lo scopo dei senatori rifondaroli - il cui capogruppo è Giovanni Russo Spena, che qualcuno ricorderà negli anni Ottanta come segretario di Democrazia proletaria, partito il cui obiettivo era esportare in Italia il brillante modello nicaraguense - fosse davvero quello di dedicare la loro sala a un giovane vicino alle idee comuniste, morto in questi anni per certi ideali, non dovrebbero andare molto lontano per trovare il nome giusto. Il povero Angelo Frammartino, ucciso da un palestinese il 10 agosto scorso, era “uno dei loro”. Ventiquattro anni, studente universitario a due esami dalla laurea, iscritto a Rifondazione (ci sono foto che lo ritraggono con Bertinotti), è stato ucciso da un palestinese a Gerusalemme, dove si trovava per un progetto di volontariato organizzato dalla Cgil e dall’Arci. A quanto risulta, Frammartino non ha mai fatto male a una mosca. Delle sue idee si può pensare ciò che si vuole, ma per chi, a sinistra, in quelle idee crede, il giovane Frammartino potrebbe essere un bel modello da seguire.
Giuliani è stato ucciso in piazza Alimonda a Genova durante il G8 del luglio 2001, mentre, col volto coperto, stava per scagliare un estintore contro alcuni carabinieri, chiusi in una camionetta e attaccati da altri violenti come lui. Aveva 23 anni e precedenti per porto d’armi, resistenza e oltraggio. Nel suo sangue l’autopsia ha rintracciato tracce di metadone. Comprensibile provare pena per lui, ma questa pena sarebbe meglio tenerla ben separata dall’ammirazione e dalle targhe in ottone in Parlamento. Soprattutto se - come è sperabile - si vogliono evitare emulazioni.
E allora, perché Giuliani e non Frammartino? Forse perché, come raccontano al Senato, così era stato promesso alla neosenatrice rifondarola Heidi Giuliani, madre di Carlo? Perché è diventato politicamente scorretto persino ricordare che un ragazzo di sinistra è stato ammazzato da un palestinese? Oppure Rifondazione, con questo gesto, quasi vergognandosi di essere arrivata al governo, vuole rifarsi una verginità “barricadera” e accarezzare il pelo alla parte peggiore del suo elettorato, quella che ritiene la violenza uno strumento giustificabile per la lotta di classe e la guerra alla globalizzazione? Non si tratta di una gara tra due ragazzi uccisi. Si tratta di capire qual è, tra due modelli così diversi, quello in cui il Prc si rispecchia, quello che vuole indicare come esempio ai suoi giovani tesserati, cioè ai suoi dirigenti di domani. La risposta che arriva dal partito di Bertinotti mette i brividi.
© Libero. Pubblicato il 24 ottobre 2006.