Pannella senatore e gli errori della Cdl
«Con Pannella senatore/Mortadella ha poche ore». La battuta, che gira sulle labbra e negli sms dei senatori della Cdl, pecca sicuramente di ingenuità, e di certo è irrispettosa nei confronti del leader radicale, il quale, per quanto discutibili, le sue scelte le ha fatte nel momento in cui si è alleato con l'Unione, e non è tipo da pugnalate alle spalle né da vocazioni suicide. Insomma, la Cdl non deve attendersi da lui alcun regalo. Ciò non toglie che la Cdl avrebbe tutto l'interesse a fare il possibile, e magari qualcosa in più, per portare quanto prima il leader radicale a palazzo Madama.
Come noto, Marco Pannella e altri tre membri della Rosa nel Pugno bussano per entrare in Senato al posto di altrettanti esponenti dell'Ulivo. La vexata quaestio riguarda l'interpretazione della nuova legge elettorale. E' convinzione diffusa tra i senatori di tutti gli schieramenti che l'interpretazione più corretta della norma sia quella che dà ragione al leader radicale.
La Cdl, motivi etici a parte (nessuno qui si illude che contino più di tanto), farebbe bene ad appoggiare la battaglia di Pannella. Primo motivo (e più ovvio): vista la situazione al Senato, per il centrodestra è molto meglio che nelle fila prodiane, al posto di un disciplinatissimo peone, ci sia un cavallo pazzo (e di razza) come Pannella. Il quale sarà senza dubbio fedele al programma dell'Unione, ma su ogni altro argomento si sentirà - a buon diritto - le mani slegate da ogni vincolo di appartenenza che non sia con la propria coscienza e con la storia dei radicali. Secondo motivo: Pannella, con tutti i suoi (grandi) difetti, è pur sempre un liberale, per quanto sui generis, anzi è uno dei pochi libertari italiani, e in politica estera è su posizioni assai più filo-atlantiche e filo-israeliane di moltissimi esponenti del centrodestra (non parliamo quindi rispetto agli esponenti dell'Unione). Con lui senatore, a palazzo Madama sarebbero più facilmente realizzabili maggioranze alternative a quella dell'Unione su alcuni dei temi tradizionali della Cdl. Terzo motivo: se da Pannella non c'è da attendersi grande gratitudine verso chi l'ha aiutato (del resto quella della gratitudine non è categoria presente in politica), di certo è tipo che non scorda facilmente chi gli ha impedito di vedere realizzato quello che ritiene (e probabilmente è) un suo sacrosanto diritto.
Tutto, ormai, sembra dipendere dai tempi che vorrà adottare la giunta delle elezioni del Senato, cui è stato affidato il compito di risolvere la vicenda. Insomma, il nodo non è giuridico, ma politico. I senatori dell'Unione tergiversano e, salvo eccezioni, mostrano di non gradire troppo l'arrivo, nei loro banchi, di un personaggio carismatico e difficilmente gestibile come Pannella. La Cdl, anche in questo caso, sta facendo l'esatto contrario di quello che dovrebbe fare. Invece di incalzare l'Unione, invece di battagliare in giunta per far arrivare Pannella e gli altri tre rosapugnanti al Senato il prima possibile, sta assecondando l'atteggiamento dilatorio della maggioranza (o quello che è).
Perché? Perché anche nella Cdl c'è un caso analogo a quello di Pannella. Riguarda molto da vicino un senatore di Forza Italia, Cosimo Izzo, il quale - per gli stessi motivi che porterebbero Pannella in Senato - dovrebbe lasciare il posto a Carmelo Conte, del Nuovo Psi, il partito dei socialisti di De Michelis. Ma Izzo (quando si dice il caso) è componente della giunta per le elezioni, dove, visti gli equilibri, può avere un ruolo decisivo sugli sviluppi della vicenda. E nella Cdl sta prevalendo la logica dell'arroccamento attorno al proprio senatore. Una difesa del collega a rischio probabilmente ispirata da nobilissime ragioni, che però, di fatto, finisce per aiutare Prodi, lasciando in Senato quattro suoi fedelissimi al posto di altrettanti radicali e socialisti, di certo assai più scomodi da gestire.
Non è l'unica prova di masochismo che la Cdl sta dando al Senato. Si sono già verificate numerose assenze in caso di votazioni importanti, alle quali non ha ancora fatto seguito alcuna seria reprimenda da parte dei capigruppo della Cdl. Sembrano non aver capito, i senatori del centrodestra, che l'unico ostacolo che può separare Prodi da un governo di legislatura sono loro.
Come noto, Marco Pannella e altri tre membri della Rosa nel Pugno bussano per entrare in Senato al posto di altrettanti esponenti dell'Ulivo. La vexata quaestio riguarda l'interpretazione della nuova legge elettorale. E' convinzione diffusa tra i senatori di tutti gli schieramenti che l'interpretazione più corretta della norma sia quella che dà ragione al leader radicale.
La Cdl, motivi etici a parte (nessuno qui si illude che contino più di tanto), farebbe bene ad appoggiare la battaglia di Pannella. Primo motivo (e più ovvio): vista la situazione al Senato, per il centrodestra è molto meglio che nelle fila prodiane, al posto di un disciplinatissimo peone, ci sia un cavallo pazzo (e di razza) come Pannella. Il quale sarà senza dubbio fedele al programma dell'Unione, ma su ogni altro argomento si sentirà - a buon diritto - le mani slegate da ogni vincolo di appartenenza che non sia con la propria coscienza e con la storia dei radicali. Secondo motivo: Pannella, con tutti i suoi (grandi) difetti, è pur sempre un liberale, per quanto sui generis, anzi è uno dei pochi libertari italiani, e in politica estera è su posizioni assai più filo-atlantiche e filo-israeliane di moltissimi esponenti del centrodestra (non parliamo quindi rispetto agli esponenti dell'Unione). Con lui senatore, a palazzo Madama sarebbero più facilmente realizzabili maggioranze alternative a quella dell'Unione su alcuni dei temi tradizionali della Cdl. Terzo motivo: se da Pannella non c'è da attendersi grande gratitudine verso chi l'ha aiutato (del resto quella della gratitudine non è categoria presente in politica), di certo è tipo che non scorda facilmente chi gli ha impedito di vedere realizzato quello che ritiene (e probabilmente è) un suo sacrosanto diritto.
Tutto, ormai, sembra dipendere dai tempi che vorrà adottare la giunta delle elezioni del Senato, cui è stato affidato il compito di risolvere la vicenda. Insomma, il nodo non è giuridico, ma politico. I senatori dell'Unione tergiversano e, salvo eccezioni, mostrano di non gradire troppo l'arrivo, nei loro banchi, di un personaggio carismatico e difficilmente gestibile come Pannella. La Cdl, anche in questo caso, sta facendo l'esatto contrario di quello che dovrebbe fare. Invece di incalzare l'Unione, invece di battagliare in giunta per far arrivare Pannella e gli altri tre rosapugnanti al Senato il prima possibile, sta assecondando l'atteggiamento dilatorio della maggioranza (o quello che è).
Perché? Perché anche nella Cdl c'è un caso analogo a quello di Pannella. Riguarda molto da vicino un senatore di Forza Italia, Cosimo Izzo, il quale - per gli stessi motivi che porterebbero Pannella in Senato - dovrebbe lasciare il posto a Carmelo Conte, del Nuovo Psi, il partito dei socialisti di De Michelis. Ma Izzo (quando si dice il caso) è componente della giunta per le elezioni, dove, visti gli equilibri, può avere un ruolo decisivo sugli sviluppi della vicenda. E nella Cdl sta prevalendo la logica dell'arroccamento attorno al proprio senatore. Una difesa del collega a rischio probabilmente ispirata da nobilissime ragioni, che però, di fatto, finisce per aiutare Prodi, lasciando in Senato quattro suoi fedelissimi al posto di altrettanti radicali e socialisti, di certo assai più scomodi da gestire.
Non è l'unica prova di masochismo che la Cdl sta dando al Senato. Si sono già verificate numerose assenze in caso di votazioni importanti, alle quali non ha ancora fatto seguito alcuna seria reprimenda da parte dei capigruppo della Cdl. Sembrano non aver capito, i senatori del centrodestra, che l'unico ostacolo che può separare Prodi da un governo di legislatura sono loro.