A proposito dell'avvocato Zaccone

di Fausto Carioti

L’avvocato Cesare Zaccone avrà sempre dalla sua parte il beneficio del dubbio: nessuno saprà mai dove sarebbe adesso la Juventus se, invece che da lui, fosse stata difesa da un altro. Ma non ci sono dubbi sul fatto che, nelle due occasioni più importanti in cui è stato chiamato a parlare, qualunque altra scelta sarebbe stata migliore delle sue parole. Compreso il silenzio. Lo sventurato rispose una prima volta il 5 luglio, a domanda diretta del giudice Cesare Ruperto. «Una pena accettabile, per noi, sarebbe la serie B con punti di penalizzazione», balbettò Zaccone, colto di sorpresa come uno studente che all’esame di maturità viene interpellato su un argomento che nemmeno sapeva facesse parte del programma. Da quel giorno, il presidente juventino Giovanni Cobolli Gigli è costretto, tra mille imbarazzi, a rettificare quanto detto dal suo avvocato, e cioè che la Juventus, in realtà, avrebbe meritato «la serie A con una congrua penalizzazione». Sempre da quel giorno, ogni volta che al bar un tifoso juventino si lamenta per il trattamento ricevuto dalla giustizia sportiva, spunta fuori il milanista o il romanista di turno che gli sbatte in faccia quella maledetta frase: «La serie B l’avete chiesta voi, di cosa vi lamentate?». Il malcapitato, a questo punto, invia l’ennesimo pensiero di ringraziamento a Zaccone e rimpiange i bei tempi di Luciano Moggi, quando era primo in classifica e al bar litigava per il rigore dato alla Juventus all’89° minuto, e prima di salutare tirava fuori dal taschino la classifica della serie A per mostrarla agli invidiosi.

Zaccone si è ripetuto giovedì. Davanti agli incavolati tifosi-azionisti, nostalgici della passata gestione, ha detto che la situazione della società bianconera, al processo, era in realtà «da serie C». Occhio ai tempi: in quelle stesse ore, la Juventus stava trattando col Coni per farsi azzerare, o almeno decurtare, i 17 punti di penalizzazione con i quali è stata condannata alla serie B, e di certo una simile ammissione non ha giovato alla credibilità del tentativo. Parafrasando l’Avvocato, quello con la maiuscola: «Serie B humanum, serie C diabolicum». Contro la Juventus, si è giustificato Zaccone, c’erano «settemila pagine di verbali». Ma se i processi dovessero essere decisi dal numero di pagine stampate dall’accusa, Giulio Andreotti avrebbe potuto presentarsi direttamente all’Ucciardone con la divisa a righe, invece che al tribunale di Palermo. Soprattutto perché, alla fine, da quelle settemila pagine è uscito materiale per una condanna in base alla violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva (principio di lealtà), e non dell’articolo 6 (illecito sportivo), ben più importante. Moggi e Giraudo sono stati condannati per un solo episodio di illecito, che negli appelli potrà anche trasformarsi in qualcosa di più lieve. Insomma, c’erano mille ragioni per non alzare bandiera bianca.

La verità, anche se dolorosa per i bianconeri, è che la Juventus avrebbe dovuto prendere esempio dall’Inter. Negando con ostinazione ogni coinvolgimento diretto, la società di Massimo Moratti è uscita indenne dal processo sportivo per il falso passaporto comunitario di Alvaro Recoba, nonostante sia stata accertata la responsabilità del direttore tecnico nerazzurro Gabriele Oriali (il quale, assieme a Recoba, ha fatto anche un patteggiamento in sede penale), e malgrado dalle casse interiste, per chiudere l’operazione, fosse uscito un bonifico da 80mila dollari. Se a gennaio Cobolli Gigli riuscirà a farsi dare da Moratti i legali dell’Inter, girandogli in cambio Zaccone, avrà realizzato la migliore operazione di calciomercato degli ultimi anni.

© Libero. Pubblicato il 28 ottobre 2006.

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