Una storia di calcio, politica e famiglia
di Fausto Carioti
Inizi con Moggi (Alessandro), passi per De Mita (Giuseppe) e alla fine risolvi ogni problema con Napolitano (Giulio). È tutto così italiano, suona tutto così “normale” da sembrare scritto da uno di quelli che questo Paese lo hanno saputo conoscere e raccontare sul serio. Scoppia uno scandalo i cui ingredienti sono, stringi stringi, gli stessi che compongono l’anima di questo Paese. C’è la famiglia, che come diceva Leo Longanesi campeggia al centro della bandiera italiana. Soprattutto, con i diversi ruoli che i magistrati dovranno appurare, nell’affare che ruota attorno alla Gea ci sono i figli, che come fa dire Eduardo De Filippo a Filumena Marturano «so’ piezz’e core». C’è il figlio di Lucianone Moggi, Alessandro. C’è Davide Lippi, primogenito del commissario tecnico della nazionale, Marcello. C’è Giuseppe De Mita, erede di Ciriaco. C’è Riccardo Calleri, stesso sangue e stesso cognome di Gian Marco, che fu presidente di Lazio e Torino. C’è Chiara Geronzi (vedi alla voce Cesare, presidente di Capitalia). L’altro ingrediente di questa storia è la politica, intesa come una sorta di famiglia allargata a clientele e amicizie: c’è l’arbitro che chiede il favore, c’è il dossier che arriva sul tavolo del sottosegretario, ci sono i “maneggi” di palazzo per piazzare l’amico, l’uomo “comodo” al posto giusto.
Poi, ovviamente, c’è l’annuncio che da questo momento tutto cambierà - e qui tornerebbe perfetta la famosa frase che Giuseppe Tomasi di Lampedusa mette in bocca a Tancredi nel Gattopardo. Perché infatti, arrivati al dunque, nulla cambia, almeno negli ingredienti. La politica non esce dal calcio: anzi, dopo averci messo i piedi ci infila dentro anche le mani. Lo scandalo è l’occasione buona per blindare la filiera di comando: si va dal ministro dello Sport, Giovanna Melandri, al commissario della Federcalcio, Guido Rossi, esperto molto valutato (in tutti i sensi) di diritto societario, che fu eletto come parlamentare indipendente di sinistra nelle liste del Pci, sino a Francesco Saverio Borrelli, capo del pool di Mani Pulite, il cui solo arrivo alla guida dell’ufficio indagini della Federcalcio ha fatto scendere le chances del Milan berlusconiano di uscirne fuori immacolato.
Manca solo un pizzico di famiglia e il piatto è pronto. A mettercelo ci pensa Andrea Manzella, senatore ds e costituzionalista assai gradito al Colle, sia ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi che ora con Giorgio Napolitano. Succede infatti che il magistrato Settembrino Nebbioso, che in teoria dovrebbe essere il vicecommissario della Federcalcio incaricato di riscrivere le regole del mondo del pallone, si trovi sotto esame a causa di una consulenza risalente all’epoca in cui era capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Roberto Castelli. Ieri il Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno delle toghe, si è riunito per valutare la sua posizione, senza però prendere una decisione. Il verdetto potrebbe arrivare oggi, ma da quanto trapela è probabile che Rossi, per quel ruolo così delicato, debba cercarsi un altro vice, anche perché l’incarico di Nebbioso si configura come consulenza, ed ai magistrati è vietato prestare tale attività agli organi dello Stato.
Così, subodorando la trombatura del magistrato che fu vicino al ministro leghista, Manzella ha lanciato la proposta: affidare simili incarichi ai professori. I docenti papabili per la poltrona assegnata a Nebbioso sono tre: Oberdan Forlenza, di area veltroniana; Massimo Coccia, esperto di diritto internazionale e membro della Camera di arbitrato per lo sport; Giulio Napolitano, che insegna all’università della Tuscia ed ha scritto numerose pubblicazioni in materia di diritto sportivo. Oltre ad essere figlio del presidente della repubblica, tesserato ds e vicino ai riformisti, nonché tifosissimo laziale, Giulio è anche uno degli studiosi che tramite le associazioni Astrid, di Franco Bassanini, e Arel, di Enrico Letta, hanno aiutato Romano Prodi nella stesura del suo programma. E per chiudere degnamente questa storia italiana fatta di calcio, politica e figli dei soliti noti, nome più azzeccato non si potrebbe trovare.
© Libero. Pubblicato il 29 maggio 2006.
Update del 1 giugno. Intanto la quarta commissione del Csm ha negato a Settembrino Nebbioso l'autorizzazione a ricoprire il ruolo di vice del Commissario straordinario della Fgci, Guido Rossi.
Inizi con Moggi (Alessandro), passi per De Mita (Giuseppe) e alla fine risolvi ogni problema con Napolitano (Giulio). È tutto così italiano, suona tutto così “normale” da sembrare scritto da uno di quelli che questo Paese lo hanno saputo conoscere e raccontare sul serio. Scoppia uno scandalo i cui ingredienti sono, stringi stringi, gli stessi che compongono l’anima di questo Paese. C’è la famiglia, che come diceva Leo Longanesi campeggia al centro della bandiera italiana. Soprattutto, con i diversi ruoli che i magistrati dovranno appurare, nell’affare che ruota attorno alla Gea ci sono i figli, che come fa dire Eduardo De Filippo a Filumena Marturano «so’ piezz’e core». C’è il figlio di Lucianone Moggi, Alessandro. C’è Davide Lippi, primogenito del commissario tecnico della nazionale, Marcello. C’è Giuseppe De Mita, erede di Ciriaco. C’è Riccardo Calleri, stesso sangue e stesso cognome di Gian Marco, che fu presidente di Lazio e Torino. C’è Chiara Geronzi (vedi alla voce Cesare, presidente di Capitalia). L’altro ingrediente di questa storia è la politica, intesa come una sorta di famiglia allargata a clientele e amicizie: c’è l’arbitro che chiede il favore, c’è il dossier che arriva sul tavolo del sottosegretario, ci sono i “maneggi” di palazzo per piazzare l’amico, l’uomo “comodo” al posto giusto.
Poi, ovviamente, c’è l’annuncio che da questo momento tutto cambierà - e qui tornerebbe perfetta la famosa frase che Giuseppe Tomasi di Lampedusa mette in bocca a Tancredi nel Gattopardo. Perché infatti, arrivati al dunque, nulla cambia, almeno negli ingredienti. La politica non esce dal calcio: anzi, dopo averci messo i piedi ci infila dentro anche le mani. Lo scandalo è l’occasione buona per blindare la filiera di comando: si va dal ministro dello Sport, Giovanna Melandri, al commissario della Federcalcio, Guido Rossi, esperto molto valutato (in tutti i sensi) di diritto societario, che fu eletto come parlamentare indipendente di sinistra nelle liste del Pci, sino a Francesco Saverio Borrelli, capo del pool di Mani Pulite, il cui solo arrivo alla guida dell’ufficio indagini della Federcalcio ha fatto scendere le chances del Milan berlusconiano di uscirne fuori immacolato.
Manca solo un pizzico di famiglia e il piatto è pronto. A mettercelo ci pensa Andrea Manzella, senatore ds e costituzionalista assai gradito al Colle, sia ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi che ora con Giorgio Napolitano. Succede infatti che il magistrato Settembrino Nebbioso, che in teoria dovrebbe essere il vicecommissario della Federcalcio incaricato di riscrivere le regole del mondo del pallone, si trovi sotto esame a causa di una consulenza risalente all’epoca in cui era capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Roberto Castelli. Ieri il Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno delle toghe, si è riunito per valutare la sua posizione, senza però prendere una decisione. Il verdetto potrebbe arrivare oggi, ma da quanto trapela è probabile che Rossi, per quel ruolo così delicato, debba cercarsi un altro vice, anche perché l’incarico di Nebbioso si configura come consulenza, ed ai magistrati è vietato prestare tale attività agli organi dello Stato.
Così, subodorando la trombatura del magistrato che fu vicino al ministro leghista, Manzella ha lanciato la proposta: affidare simili incarichi ai professori. I docenti papabili per la poltrona assegnata a Nebbioso sono tre: Oberdan Forlenza, di area veltroniana; Massimo Coccia, esperto di diritto internazionale e membro della Camera di arbitrato per lo sport; Giulio Napolitano, che insegna all’università della Tuscia ed ha scritto numerose pubblicazioni in materia di diritto sportivo. Oltre ad essere figlio del presidente della repubblica, tesserato ds e vicino ai riformisti, nonché tifosissimo laziale, Giulio è anche uno degli studiosi che tramite le associazioni Astrid, di Franco Bassanini, e Arel, di Enrico Letta, hanno aiutato Romano Prodi nella stesura del suo programma. E per chiudere degnamente questa storia italiana fatta di calcio, politica e figli dei soliti noti, nome più azzeccato non si potrebbe trovare.
© Libero. Pubblicato il 29 maggio 2006.
Update del 1 giugno. Intanto la quarta commissione del Csm ha negato a Settembrino Nebbioso l'autorizzazione a ricoprire il ruolo di vice del Commissario straordinario della Fgci, Guido Rossi.