Se pensate che il "Codice" sia anticattolico, aspettate il prossimo film
di Fausto Carioti
Chi pensa che il “Codice Da Vinci” contenga una quantità ineguagliabile di bufale anticristiane aspetti di vedere il prossimo film tratto da un libro di Dan Brown. Visti gli incassi realizzati nel primo week end di programmazione dal “Codice Da Vinci”, la Sony infatti si è detta pronta a tradurre in celluloide anche “Angeli e demoni”, che oltre all’autore condivide con il “Codice” il protagonista Robert Langdon, lo studioso di simbologia liberal e politicamente corretto interpretato da Tom Hanks. “Angeli e Demoni” in realtà è stato scritto tre anni prima del libro più noto di Dan Brown, ma arriverà sul grande schermo - così come è arrivato nelle librerie italiane - solo dopo il successo del “Codice Da Vinci”. Si tratta, in sostanza, di un libro assai più acerbo e mediocre, che ha sfruttato il traino del più fortunato fratello maggiore.
Le due storie, però, hanno in comune gli stessi temi, primo tra tutti il forte pregiudizio anticattolico di chi le ha scritte. Anche nel caso di “Angeli e Demoni” Dan Brown ha puntellato le sue teorie con un numero elevatissimo di inesattezze, funzionali a convincere il lettore che la religione cattolica è un’enorme mistificazione e che la Chiesa romana è qualcosa di molto simile a un’associazione a delinquere. Premesso che c’è solo l’imbarazzo della scelta, la panzana più grossa è quella che l’autore mette in bocca a Langdon durante uno dei tanti concioni relativisti che il professore tiene ai suoi studenti. Nell’intento di dimostrare che l’iconografia e i rituali cristiani furono copiati dai culti precedenti, l’eminente studioso spiega che «la pratica di “mangiare dio”, ovvero la Comunione, fu presa in prestito dagli Aztechi». Chiunque abbia una cultura di livello elementare (non pare essere il caso di Dan Brown) si rende conto che un tale “prestito” sarebbe stato impossibile, dal momento che le Americhe furono scoperte un millennio e mezzo dopo che i cristiani avevano iniziato a consacrare l’ostia. Ma i poveri allievi di Langdon non battono ciglio, e continuano a prendere appunti.
Errori a ripetizione, poi, nel meccanismo con il quale Dan Brown fa eleggere il papa, attorno al quale ruota l’intera storia. Non è vero, infatti, che il pontefice può essere eletto solo tra i cardinali, né è vero che l’elezione se la giocano quattro di loro, i “prescelti”. Si commenta da sola, poi, la “notizia” per cui Giovanni Paolo I fu ucciso dalla loggia massonica P2. Non è invece un errore, ma un riflesso dell’atteggiamento dell’autore verso la Chiesa, il fatto che nel libro Dan Brown attribuisca al papa appena defunto un figlio, ottenuto con l’inseminazione artificiale. Come nel “Codice Da Vinci”, poi, anche qui non mancano sacerdoti preoccupati più di ammazzare il prossimo che di salvargli l’anima.
Bocciata in religione, l’accoppiata Dan Brown-Robert Langdon esce con le ossa rotte pure dall’esame di scienza. La controversia tra Galileo Galilei e la Chiesa Langdon la ricorda così: «I guai giudiziari di Galileo iniziarono quando disse che l’orbita dei pianeti era ellittica. Il Vaticano esaltava la perfezione del cerchio e insisteva che il moto degli astri poteva essere solo circolare». Tutto sbagliato: Galileo fu processato per aver sostenuto che era la Terra a girare attorno al Sole, e non viceversa. La questione della eccentricità delle orbite farà parte, semmai, della teoria di Keplero. Sbagliate pure le nozioni sull’antimateria contenute nel libro: Dan Brown scrive che il protone è l’antiparticella dell’elettrone, che invece si chiama positrone.Infine (si fa per dire: ci vorrebbe un altro libro per elencare tutti gli strafalcioni), le traduzioni. Nella versione originale di “Angeli e Demoni”, ovviamente in inglese, sacerdoti e guardie vaticane bofonchiano una lingua che dovrebbe essere italiano, ma che con lo Zingarelli non ha nulla a che vedere. Col risultato che la fronte del lettore si aggrotta non per venire a capo degli enigmi della trama, ma per dare un senso a frasi il cui significato è avvolto nel mistero, come «Spazzare di cappella» e «Probasti il museo?».
© Libero. Pubblicato il 24 maggio 2006.
Da leggere: "Ebreo e agnostico, ma contro il Codice sto con la Chiesa", di Bernard-Henri Lévy, sul Corriere della Sera
Chi pensa che il “Codice Da Vinci” contenga una quantità ineguagliabile di bufale anticristiane aspetti di vedere il prossimo film tratto da un libro di Dan Brown. Visti gli incassi realizzati nel primo week end di programmazione dal “Codice Da Vinci”, la Sony infatti si è detta pronta a tradurre in celluloide anche “Angeli e demoni”, che oltre all’autore condivide con il “Codice” il protagonista Robert Langdon, lo studioso di simbologia liberal e politicamente corretto interpretato da Tom Hanks. “Angeli e Demoni” in realtà è stato scritto tre anni prima del libro più noto di Dan Brown, ma arriverà sul grande schermo - così come è arrivato nelle librerie italiane - solo dopo il successo del “Codice Da Vinci”. Si tratta, in sostanza, di un libro assai più acerbo e mediocre, che ha sfruttato il traino del più fortunato fratello maggiore.
Le due storie, però, hanno in comune gli stessi temi, primo tra tutti il forte pregiudizio anticattolico di chi le ha scritte. Anche nel caso di “Angeli e Demoni” Dan Brown ha puntellato le sue teorie con un numero elevatissimo di inesattezze, funzionali a convincere il lettore che la religione cattolica è un’enorme mistificazione e che la Chiesa romana è qualcosa di molto simile a un’associazione a delinquere. Premesso che c’è solo l’imbarazzo della scelta, la panzana più grossa è quella che l’autore mette in bocca a Langdon durante uno dei tanti concioni relativisti che il professore tiene ai suoi studenti. Nell’intento di dimostrare che l’iconografia e i rituali cristiani furono copiati dai culti precedenti, l’eminente studioso spiega che «la pratica di “mangiare dio”, ovvero la Comunione, fu presa in prestito dagli Aztechi». Chiunque abbia una cultura di livello elementare (non pare essere il caso di Dan Brown) si rende conto che un tale “prestito” sarebbe stato impossibile, dal momento che le Americhe furono scoperte un millennio e mezzo dopo che i cristiani avevano iniziato a consacrare l’ostia. Ma i poveri allievi di Langdon non battono ciglio, e continuano a prendere appunti.
Errori a ripetizione, poi, nel meccanismo con il quale Dan Brown fa eleggere il papa, attorno al quale ruota l’intera storia. Non è vero, infatti, che il pontefice può essere eletto solo tra i cardinali, né è vero che l’elezione se la giocano quattro di loro, i “prescelti”. Si commenta da sola, poi, la “notizia” per cui Giovanni Paolo I fu ucciso dalla loggia massonica P2. Non è invece un errore, ma un riflesso dell’atteggiamento dell’autore verso la Chiesa, il fatto che nel libro Dan Brown attribuisca al papa appena defunto un figlio, ottenuto con l’inseminazione artificiale. Come nel “Codice Da Vinci”, poi, anche qui non mancano sacerdoti preoccupati più di ammazzare il prossimo che di salvargli l’anima.
Bocciata in religione, l’accoppiata Dan Brown-Robert Langdon esce con le ossa rotte pure dall’esame di scienza. La controversia tra Galileo Galilei e la Chiesa Langdon la ricorda così: «I guai giudiziari di Galileo iniziarono quando disse che l’orbita dei pianeti era ellittica. Il Vaticano esaltava la perfezione del cerchio e insisteva che il moto degli astri poteva essere solo circolare». Tutto sbagliato: Galileo fu processato per aver sostenuto che era la Terra a girare attorno al Sole, e non viceversa. La questione della eccentricità delle orbite farà parte, semmai, della teoria di Keplero. Sbagliate pure le nozioni sull’antimateria contenute nel libro: Dan Brown scrive che il protone è l’antiparticella dell’elettrone, che invece si chiama positrone.Infine (si fa per dire: ci vorrebbe un altro libro per elencare tutti gli strafalcioni), le traduzioni. Nella versione originale di “Angeli e Demoni”, ovviamente in inglese, sacerdoti e guardie vaticane bofonchiano una lingua che dovrebbe essere italiano, ma che con lo Zingarelli non ha nulla a che vedere. Col risultato che la fronte del lettore si aggrotta non per venire a capo degli enigmi della trama, ma per dare un senso a frasi il cui significato è avvolto nel mistero, come «Spazzare di cappella» e «Probasti il museo?».
© Libero. Pubblicato il 24 maggio 2006.
Da leggere: "Ebreo e agnostico, ma contro il Codice sto con la Chiesa", di Bernard-Henri Lévy, sul Corriere della Sera