Le poche certezze
Primo. La posta vera, ovviamente, non è l'elezione di Giorgio Napolitano, ma la trombatura di Massimo D'Alema. Per Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, questa partita è un'occasione d'oro per affossare l'asse Berlusconi-D'Alema e avviare il passaggio all'età adulta.
Secondo. La Cdl è divisa. Silvio Berlusconi sta affrontando la prima vera "ribellione" da parte di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, intenzionati a portare al Quirinale Napolitano per fregare D'Alema. E, per la prima volta, Berlusconi si trova ad affrontare i due alleati in posizione sfavorita. Con un grave dilemma da sciogliere nel giro di poche ore: non portare Forza Italia al voto per Napolitano e lasciare ad An e Udc la responsabilità di scegliere se appoggiarlo per conto loro, rischiando così di spaccare la Cdl sull'elezione della prima carica dello Stato (il peggiore inizio possibile di questa nuova legislatura). E' quello che Berlusconi preferirebbe fare. Oppure abbozzare, portare i voti degli azzurri all'anziano migliorista per mettere il cappello sopra l'elezione di Napolitano, saldare la frattura con An e Udc al prezzo di aprire una ferita lacerante nei suoi rapporti con la Lega e di rinunciare a usare contro l'Unione il suo randello preferito, quello dell'"hanno occupato tutte le poltrone". La possibilità che alla seconda votazione la Cdl voti scheda bianca conferma quanto sia difficile trovare la "quadra" tra le sue componenti.
Terzo. L'Unione è divisa. La Margherita non considera Napolitano un candidato "civetta" e intende portarlo avanti a oltranza, con il chiaro intento di fregare D'Alema. Il dilemma, che in prospettiva rischia di provocare morti e feriti nell'Unione, è il seguente: se alla terza votazione, per la quale occorre una maggioranza dei due terzi dei votanti, il "candidato istituzionale" Napolitano, non ancora eletto, ottiene una percentuale di voti inferiore ai due terzi, ma superiore al cinquanta per cento più uno dei votanti (quorum con cui dalla quarta votazione si viene eletti), cosa si dovrà fare? Per la Margherita bisogna insistere su Napolitano. Per i Ds, imbarazzatissimi perché Napolitano è uno dei loro, bisognerebbe invece prendere atto che l'operazione "grande accordo con la Cdl" è fallita e tornare al candidato originario dell'Unione: D'Alema. Il quale, per inciso, con 27 voti è stato - contro ogni indicazione ufficiale - l'esponente dell'Unione che ha chiuso in testa il primo scrutinio. Tanto per ricordare a tutti chi controlla davvero i parlamentari diessini.
Secondo. La Cdl è divisa. Silvio Berlusconi sta affrontando la prima vera "ribellione" da parte di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, intenzionati a portare al Quirinale Napolitano per fregare D'Alema. E, per la prima volta, Berlusconi si trova ad affrontare i due alleati in posizione sfavorita. Con un grave dilemma da sciogliere nel giro di poche ore: non portare Forza Italia al voto per Napolitano e lasciare ad An e Udc la responsabilità di scegliere se appoggiarlo per conto loro, rischiando così di spaccare la Cdl sull'elezione della prima carica dello Stato (il peggiore inizio possibile di questa nuova legislatura). E' quello che Berlusconi preferirebbe fare. Oppure abbozzare, portare i voti degli azzurri all'anziano migliorista per mettere il cappello sopra l'elezione di Napolitano, saldare la frattura con An e Udc al prezzo di aprire una ferita lacerante nei suoi rapporti con la Lega e di rinunciare a usare contro l'Unione il suo randello preferito, quello dell'"hanno occupato tutte le poltrone". La possibilità che alla seconda votazione la Cdl voti scheda bianca conferma quanto sia difficile trovare la "quadra" tra le sue componenti.
Terzo. L'Unione è divisa. La Margherita non considera Napolitano un candidato "civetta" e intende portarlo avanti a oltranza, con il chiaro intento di fregare D'Alema. Il dilemma, che in prospettiva rischia di provocare morti e feriti nell'Unione, è il seguente: se alla terza votazione, per la quale occorre una maggioranza dei due terzi dei votanti, il "candidato istituzionale" Napolitano, non ancora eletto, ottiene una percentuale di voti inferiore ai due terzi, ma superiore al cinquanta per cento più uno dei votanti (quorum con cui dalla quarta votazione si viene eletti), cosa si dovrà fare? Per la Margherita bisogna insistere su Napolitano. Per i Ds, imbarazzatissimi perché Napolitano è uno dei loro, bisognerebbe invece prendere atto che l'operazione "grande accordo con la Cdl" è fallita e tornare al candidato originario dell'Unione: D'Alema. Il quale, per inciso, con 27 voti è stato - contro ogni indicazione ufficiale - l'esponente dell'Unione che ha chiuso in testa il primo scrutinio. Tanto per ricordare a tutti chi controlla davvero i parlamentari diessini.