Conversioni illuminanti

Tanto per capire per chi tifano gli ambienti cattolici tra Massimo D'Alema e Giorgio Napolitano. Lunedì 8 maggio la senatrice Paola Binetti, della Margherita, vicina all'Opus Dei (per saperne di più qui e qui), aveva espresso un giudizio chiarissimo: «Napolitano non è una candidatura che viene dal mondo cattolico. Probabilmente i cattolici esprimono l'esigenza di un presidente che in un modo più esplicito e più vivo incarni i valori che sono propri del mondo cattolico. La candidatura di Napolitano nasce all'interno della sinistra, come risposta al fatto che non è riuscita a trovare un consenso generale al suo interno su Massimo D'Alema. (...) A suo tempo, è stato un eccellente ministro dell'Interno, è una persona corretta, un buon garante, equilibrato, retto e competente. Ma non rappresenta certamente il mondo cattolico». Meglio, piuttosto, Mario Monti: «Monti è il nome che si è sentito con più frequenza in questi giorni perché è stato un non politico ma allo stesso tempo un uomo vicino a Prodi e a Berlusconi e che ha saputo offrire garanzie adueguate ad entrambi gli schieramenti». Messaggio che non sembra lasciare adito a dubbi su come la pensino la Binetti e gli ambienti a lei vicini.
Passano 24 ore. Stessa senatrice, stesso argomento. Ma stavolta il giudizio è un po' diverso: «Il senatore a vita Giorgio Napolitano», ci fa sapere la Binetti, «ha espresso in questi anni una posizione di grande equilibrio che si pone davvero come garanzia per gli italiani». Tutti gli italiani? Anche i cattolici? Adesso sì. La Binetti fa sapere di avere avuto «un confronto franco e informale con l'onorevole Napolitano, il quale ha personalmente espresso la condivisione di quei valori per quanti si riconoscono nella tradizione del pensiero cattolico». Così l'Opus Dei, che pure parteggia per D'Alema, prende atto della inevitabilità dell'elezione di Napolitano al quarto scrutinio e ci mette sopra la sua benedizione.

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