Quello che Berlusconi dovrebbe dire stasera

Update. Non solo ha fatto quello che doveva fare (il quadretto del governo Prodi con Luxuria che offre spinelli e Caruso con il volto coperto e i bulloni era da antologia), ma ci ha messo il carico con l'abolizione dell'Ici. Qualcuno ha dubbi su come è andata?
Post scriptum. Dire che stasera Berlusconi era senza avversario non è una scusa valida...



Come già hanno fatto trapelare alcuni giornali, i boatos danno per certa un'ulteriore riduzione della distanza che separa la Casa delle Libertà dall'Unione, distanza che si sarebbe ridotta davvero a pochi spiccioli. A ulteriore conferma della vulnerabilità del centrosinistra sul tema tasse. L'uscita di Carlo Azeglio Ciampi sulla grosse koalition, per capirsi, secondo le stesse voci sarebbe dovuta proprio alla presa d'atto, da parte del Quirinale, del fatto che ormai il gap si avvicina di molto al margine d'errore statistico. Vero o no che sia, Silvio Berlusconi ci crede, e in queste ore sta studiando la migliore strategia d'attacco nei confronti di Romano Prodi, già uscito malconcio dall'intervista con Lucia Annunziata. I punti che mancano potrebbero essere recuperati proprio nel faccia a faccia televisivo, e importanza fondamentale avrà l'appello finale, che stavolta, in base al principio dell'alternanza, vedrà Berlusconi avere l'ultima parola.
Il problema di Berlusconi è sempre il solito: l'ego ipertrofico. Non sopporta che non gli vengano riconosciuti i meriti che ritiene di avere e frigge dalla voglia di elencare i risultati raggiunti dal suo governo. Ad avviso di chi scrive, se il Cavaliere puntasse il match con Prodi su questo registro, e se sull'ennesima rivendicazione dei suoi meriti giocasse il suo appello finale, farebbe un errore. La carta migliore che ha in mano Berlusconi non è Berlusconi, né il suo governo e tantomeno la sua coalizione. La sua carta migliore è l'Unione, con tutti i suoi dissidi interni su ogni tema politico degno di questo nome: politica estera, privatizzazioni, bioetica, sicurezza, coppie di fatto, gestione della spesa pubblica. I suoi veri alleati sono le parti peggiori e più inquietanti della coalizione di Prodi: gli amici di Fidel Castro, quelli che si vergognano di Fabrizio Quattrocchi e vogliono dedicare una strada a Carlo Giuliani, quelli che hanno sempre una parola buona per la teppaglia no global. (Per capirsi, è vero anche il contrario: la retorica dell'Unione è molto più efficace quando attacca l'operato del governo che non quando propone soluzioni).
Insomma, per una volta Berlusconi dovrebbe rinunciare a dire agli italiani quanto è stato bravo, a elencare tutte le cose che ha fatto e a ripeterci le meraviglie che realizzerà se resterà al governo. Questo è un discorso che chi voleva recepire ha recepito. Chi non l'ha ancora raccolto, non lo raccoglierà mai: ora è troppo tardi. Piuttosto, Berlusconi dovrebbe parlare il più possibile di quello che accadrà se vinceranno gli altri. E cioè il prevedibilissimo aumento della pressione fiscale, lo scontro continuo tra i ministri dell'Unione, il lassismo nei confronti della cosiddetta microcriminalità e dell'immigrazione clandestina (già sperimentato nella passata legislatura, salvo far colare a picco i barconi pieni di immigrati nei momenti di isteria), la svendita dell'identità nazionale al multiculturalismo più cialtrone imposto dal dogma del politicamente corretto, la revisione delle leggi sul trattamento degli embrioni (che sarebbe anche un appello del premier al popolo dei referendum del 2005, che già allora ha mostrato di essere assai più forte del salottino di Paolo Mieli ed Ezio Mauro).
Questo dovrebbe fare Berlusconi nel suo appello finale: un discorso tutto (o almeno quanto più possibile) al negativo. Che è più adatto a un leader dell'opposizione che non a un presidente del Consiglio in cerca di conferma, senza dubbio. Ma che, realisticamente, è di gran lunga l'arma più efficace in possesso del premier. Questo stesso consiglio, per inciso, gli è stato rivolto anche da alcuni dei suoi spin doctor. Non credo che lo seguirà, perché Berlusconi è tipo da vivere un simile discorso, centrato sugli altri e non su se stesso, come una mezza sconfitta.

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