Castro come Pinochet: denunciato a Madrid per genocidio
Un dittatore in meno in Europa. Fidel Castro Ruz avrebbe dovuto essere in Spagna, a Salamanca, venerdì 14 e sabato 15 ottobre, per il quindicesimo vertice ispano-americano, che quest'anno ha come argomento principale l'immigrazione. All'ultimo minuto Castro ha rinunciato al viaggio, creando imbarazzo diplomatico con il premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero e costringendo la diplomazia cubana a dare spiegazioni pubbliche. Poche ore prima la Fondazione per i diritti umani a Cuba, un'organizzazione anticastrista, assieme a tredici cittadini dell'Isola, aveva presentato a Madrid una denuncia contro il dittatore cubano, accusato di genocidio, crimini contro l'umanità, torture e terrorismo. Assieme a Castro, sono stati denunciati suo fratello Raúl, generale dell'esercito e vicepresidente, e i suoi ex ministri Osami Cienfuegos e Carlos Amat, oltre a tutti i suoi eventuali collaboratori nei crimini contestati. Per tutti viene chiesto l'arresto non appena mettono piede in Spagna o, se non dovessero presentarsi in territorio iberico, un mandato di cattura internazionale. La competenza della giustizia spagnola, a prescindere dal luogo in cui i reati contestati sono stati commessi e dalla cittadinanza delle vittime, è stata riconosciuta la scorsa settimana dalla Corte Costituzionale di Madrid.
Il governo cubano ha negato ogni relazione tra questa denuncia e la cancellazione in extremis del volo di Castro. Ufficialmente, il dittatore è rimasto nell'isola per controllare gli aiuti alle vittime dell’uragano Stan e del sisma in Pakistan. Ma a Madrid fonti di stampa vicine allo stesso Zapatero fanno sapere di ritenere credibile un ripensamento dovuto proprio alla mossa legale dei suoi oppositori.
La denuncia
La denuncia della Fundación para los Derechos Humanos en Cuba, resa nota dall'agenzia di stampa Europa Press in questo lancio, racconta i crimini della "Gestapo rossa" di Castro, vale a dire del dipartimento di Sicurezza di Stato e di altri organismi del «terrore rivoluzionario». Vi si legge, tra le altre cose, che dalla presa del potere a oggi Castro ha fatto fucilare tra le 15.000 e le 17.000 persone. I prigionieri politici nel 1978 erano tra i 15.000 e i 20.000, e ancora oggi lo stesso regime ammette l'esistenza di un numero di dissidenti incarcerati compreso tra i 400 e i 500. Oltre mezzo milione di cubani, secondo i denuncianti, sono passati dai campi d'internamento di Castro dal 1959 a oggi. Tra le torture citate, la privazione del riposo e del sonno, l'utilizzo di insetti e l'obbligare i detenuti a spogliarsi completamente e mettersi in fila in ranghi così stretti da provocare il contatto delle parti genitali.
I sospetti spagnoli e la risposta del regime
Quando Castro ha fatto sapere che non si sarebbe presentato in Spagna, Cadena Ser, la prima emittente radiofonica spagnola, vicina al governo Zapatero, ha ipotizzato che il dittatore sia stato spaventato dal precedente di Augusto Pinochet, accusato di reati analoghi e arrestato nel 1998 a Londra su richiesta del giudice spagnolo Baltasar Garzón. Un paragone che ha imbarazzato Castro (Pinochet non è proprio un'icona della sinistra), il cui ministro degli Esteri, Felipe Pérez Roque, ha replicato sdegnato: «È impossibile paragonare queste due persone. Parliamo in un caso di un dittatore cruento e corrotto, e nell’altro caso di un capo rivoluzionario che suscita sostegno e simpatia in Spagna. Non esiste nessuno al mondo che sia capace di arrestare tranquillamente Fidel».
Il procuratore generale dello stato spagnolo ha detto una cosa un po' diversa. E cioè che la pratica dei magistrati madrileni di perseguire la giustizia globale «non influisce sui capi di Stato in carica». Questo vuole dire che Castro non rischia l'arresto non perché moralmente diverso da Pinochet, ma in quanto capo di Stato. E vuol dire anche che suo fratello Raul e i due ex ministri cubani denunciati, assieme a tutti gli altri eventuali responsabili, in linea teorica rischiano di trovarsi le manette ai polsi non appena mettono piede in un qualunque Paese in cui sia valido un mandato di cattura emesso dalla magistratura di Madrid.
Qui, su 1972, l'aggiornamento sullo scandalo accaduto a Salamanca. Dove Castro, complice Zapatero, ha stravinto.
Le violazioni dei diritti umani a Cuba (da Net for Cuba)
Il rapporto annuale di Amnesty International su Cuba (formato Pdf)
Il governo cubano ha negato ogni relazione tra questa denuncia e la cancellazione in extremis del volo di Castro. Ufficialmente, il dittatore è rimasto nell'isola per controllare gli aiuti alle vittime dell’uragano Stan e del sisma in Pakistan. Ma a Madrid fonti di stampa vicine allo stesso Zapatero fanno sapere di ritenere credibile un ripensamento dovuto proprio alla mossa legale dei suoi oppositori.
La denuncia
La denuncia della Fundación para los Derechos Humanos en Cuba, resa nota dall'agenzia di stampa Europa Press in questo lancio, racconta i crimini della "Gestapo rossa" di Castro, vale a dire del dipartimento di Sicurezza di Stato e di altri organismi del «terrore rivoluzionario». Vi si legge, tra le altre cose, che dalla presa del potere a oggi Castro ha fatto fucilare tra le 15.000 e le 17.000 persone. I prigionieri politici nel 1978 erano tra i 15.000 e i 20.000, e ancora oggi lo stesso regime ammette l'esistenza di un numero di dissidenti incarcerati compreso tra i 400 e i 500. Oltre mezzo milione di cubani, secondo i denuncianti, sono passati dai campi d'internamento di Castro dal 1959 a oggi. Tra le torture citate, la privazione del riposo e del sonno, l'utilizzo di insetti e l'obbligare i detenuti a spogliarsi completamente e mettersi in fila in ranghi così stretti da provocare il contatto delle parti genitali.
I sospetti spagnoli e la risposta del regime
Quando Castro ha fatto sapere che non si sarebbe presentato in Spagna, Cadena Ser, la prima emittente radiofonica spagnola, vicina al governo Zapatero, ha ipotizzato che il dittatore sia stato spaventato dal precedente di Augusto Pinochet, accusato di reati analoghi e arrestato nel 1998 a Londra su richiesta del giudice spagnolo Baltasar Garzón. Un paragone che ha imbarazzato Castro (Pinochet non è proprio un'icona della sinistra), il cui ministro degli Esteri, Felipe Pérez Roque, ha replicato sdegnato: «È impossibile paragonare queste due persone. Parliamo in un caso di un dittatore cruento e corrotto, e nell’altro caso di un capo rivoluzionario che suscita sostegno e simpatia in Spagna. Non esiste nessuno al mondo che sia capace di arrestare tranquillamente Fidel».
Il procuratore generale dello stato spagnolo ha detto una cosa un po' diversa. E cioè che la pratica dei magistrati madrileni di perseguire la giustizia globale «non influisce sui capi di Stato in carica». Questo vuole dire che Castro non rischia l'arresto non perché moralmente diverso da Pinochet, ma in quanto capo di Stato. E vuol dire anche che suo fratello Raul e i due ex ministri cubani denunciati, assieme a tutti gli altri eventuali responsabili, in linea teorica rischiano di trovarsi le manette ai polsi non appena mettono piede in un qualunque Paese in cui sia valido un mandato di cattura emesso dalla magistratura di Madrid.
Qui, su 1972, l'aggiornamento sullo scandalo accaduto a Salamanca. Dove Castro, complice Zapatero, ha stravinto.
Le violazioni dei diritti umani a Cuba (da Net for Cuba)
Il rapporto annuale di Amnesty International su Cuba (formato Pdf)