La responsabilità è finita nell'immondizia

di Fausto Carioti

Alla fine, la vera riforma della politica è quella fatta da Harry Truman, presidente degli Stati Uniti dal 1945 al 1953. Era una targhetta di legno (sei centimetri per trenta, fanno sapere i biografi) recante la scritta: «The buck stops here». Ovvero: «Tutte le responsabilità finiscono qui». In bella evidenza sulla scrivania dell'ufficio ovale, serviva a ricordare che chi è al vertice del comando ha anche il peso delle responsabilità: vietato fare scaricabarile. Una targhetta tipo quella di Truman è ciò che manca oggi in Italia.

Prendiamo Antonio Bassolino. Potere, sotto il Vesuvio, ne ha avuto più di chiunque altro. È stato sindaco di Napoli dal 1993 al 1999. Dal 2000 è presidente della Regione, e per tre anni è stato anche commissario per i rifiuti. Lui, quindi, è l'uomo che ha le maggiori responsabilità politiche per l'immondezzaio partenopeo. Eppure in questi giorni va in giro a prendersela con gli altri amministratori locali campani, accusandoli di aver bloccato la costruzione dei termovalorizzatori. Come se non fosse stato lui l'uomo in capo al quale finivano tutte le responsabilità, compresa quella di additare in pubblico i politici che stavano contribuendo a trasformare la regione in una discarica a cielo aperto (politici soprattutto di sinistra, come Espedito Marletta, sindaco rifondarolo di Acerra, che nel 2004 guidò i suoi concittadini contro le ruspe impegnate a costruire un termovalorizzatore).

Oppure Alfonso Pecoraro Scanio. Presidente dei Verdi, è uno dei pezzi grossi della politica campana. Se l'impianto di Acerra non si è fatto, è anche grazie a lui: era un «inceneritore di tipo vecchio», spiegava Pecoraro Scanio cavalcando le proteste e dicendo «no alle decisioni imposte dall'alto». I risultati sono quelli che tutti i topi campani oggi possono toccare con la zampa. Per premiarlo, Prodi lo ha voluto nel governo. E ora, da ministro, minaccia la galera per chi brucia i rifiuti per strada. Pentimenti? Figuriamoci: «Sono io quello che attende delle scuse». Altro caso di responsabilità a perdere.

È così per tutto, non solo per i rifiuti. La scuola, ad esempio. Maestre e scolarette impegnate in filmettini porno, casi di bullismo e suicidi sono quasi riusciti a far dimenticare il crollo dell'istruzione italiana. Davanti a un simile sfascio il ministro o si dimette oppure cambia le regole, richiama insegnanti, presidi e provveditori, insomma dà alle famiglie e a chi lavora nella scuola l'impressione, anche visiva, che lo Stato c'è e ha cuore il problema. Giuseppe Fioroni invece ha scelto di puntare l'indice sulle colpe delle famiglie. Che esistono, ma non sono il suo problema. Il problema al quale Fioroni e il governo devono rispondere è molto preciso: cosa si insegna, oggi, nelle scuole italiane? Di certo, non l'etica della responsabilità.

© Libero. Pubblicato il 24 maggio 2007.

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