Dopo lo champagne

Bene. Abbiamo bevuto ottimo champagne, ci siamo fatti un paio di giorni in un piacevole stato d'ebbrezza, abbiamo riso vedendo la sinistra italiana incapace di capire come mai le sue proposte facciano schifo anche ai francesi e ancora stamattina abbiamo goduto leggendo Rossana Rossanda incavolata con la Francia, che nel giro di un week end si è trasformata da patria dell'ideale giacobino in uno stato gemello del Vaticano (nientemeno). Ora, però, è giusto dirci le cose come stanno. E cioè che uno come Nicolas Sarkozy - pur con tutti i suoi difetti, e presto saremo costretti a contarli - qui ce lo scordiamo. E che la corsa degli esponenti della Cdl a dire «il Sarkozy italiano sono io», per quanto prevedibile, ce la saremmo risparmiata volentieri, tanto è goffo il risultato.

Nel centrodestra italiano non si vede nessuno che abbia lo stesso coraggio di Sarkozy nel dire cose politicamente scorrette. Come il suo "no" all'entrata della Turchia nella Ue. O i giudizi, duri ma veri, espressi nei confronti dei teppisti, in gran parte immigrati, che devastano le banlieuses. Unico paragone possibile in Italia, la Lega Nord, ma ci sono abissi di credibilità istituzionale e di radicamente politico nell'intero Paese che la separano da Sarkozy.

Nessuno che abbia la sua capacità di trattare la sinistra italiana come il nuovo presidente transalpino ha trattato la sinistra francese: e cioè dall'alto in basso, come si merita di venire trattata per non aver prodotto alcun avanzamento politico e teorico appena decente nell'ultimo mezzo secolo, per essere ancora legata a stereotipi e parole d'ordine che Tony Blair in Gran Bretagna ha rottamato da qualche lustro, per non avere il coraggio di guardare negli occhi la realtà, preferendo rifugiarsi dietro gli stereotipi buonisti sull'immigrazione, sempre meno credibili agli occhi degli elettori. Unica eccezione, parziale, Silvio Berlusconi. Ma lui tratta tutti dall'alto in basso, non solo la sinistra. E poi lui è il leader di ieri e probabilmente di oggi, non certo di domani.

Nessuno che abbia il suo coraggio di sfidare il rischio dell'impopolarità. Come la decisione di non sottoporre il cosiddetto trattato costituzionale europeo a un nuovo referendum (dopo che gli elettori francesi lo hanno bocciato in una prima consultazione), preferendo mantenerlo in piedi dopo averlo depotenziato per via politica. O l'annuncio di stravolgere la legge sulle 35 ore di lavoro settimanali. A conferma del fatto che - sorpresa - gli elettori sono capaci di digerire ed apprezzare anche cose in prima battuta sgradevoli, se il messaggio gli arriva chiaro e credibile. E che il consenso si può anche creare, e non sempre si è costretti a subirlo (questa è la qualità principale che distingue il politico di razza).

Nessuno - infine - che abbia il coraggio di apparire nella foto principale del suo sito senza cravatta e doppio petto, ma in semplice polo nera. E anche questo, se permettete, è stare al passo con i tempi.

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