Senza gli yankees di Vicenza il welfare italiano non esisterebbe
di Fausto Carioti
Altro che «Yankee go home». Fossero coerenti, Oliviero Diliberto, Fausto Bertinotti, Guglielmo Epifani e gli altri azionisti di controllo del governo Prodi, invece di dirsi «delusi e dispiaciuti» per l'allargamento della base Nato avallato ieri dal premier, ora sarebbero a Vicenza per chiedere diecimila, ventimila, cinquantamila paracadutisti americani in più. Il sistema pensionistico che loro stessi, in queste ore, stanno difendendo con le unghie e con i denti, è stato infatti reso possibile proprio dalle migliaia di ragazzotti del Texas e dell’Oklahoma cui la Casa Bianca, dal dopoguerra, ha affidato il compito di difendere l’Italia e l’Europa. Accollandosi quasi tutte le spese della nostra difesa militare, il governo di Washington ha lasciato agli Stati europei le risorse necessarie per creare e far crescere imponenti sistemi assistenziali, ben più sviluppati dello stesso welfare degli Stati Uniti. Il fatto che quei partiti che pretendono il ritiro dei soldati americani dall’Italia e dall’Europa siano gli stessi che si oppongono ai tagli alla spesa sociale e accusano il regime sanitario e pensionistico americano di essere il tripudio dell’ineguaglianza, conferma invece che coerenza e gratitudine sono merce rara.
Ogni cento dollari di ricchezza creata negli Stati Uniti, 4 dollari e 6 centesimi sono investiti in uomini e mezzi che hanno il compito non solo di garantire la sicurezza ai contribuenti americani, ma anche di togliere (gratis) grandissima parte di questa fatica agli italiani, ai francesi e agli altri europei. Alla Casa Bianca si sono alternati presidenti repubblicani e democratici, ma dal dopoguerra gli Stati Uniti non hanno mai destinato alle spese militari una quota del prodotto interno lordo inferiore al tre per cento, e spesso superiore al cinque. Una parte sempre più importante di questo budget è destinata allo sviluppo di nuove tecnologie. In Italia, per ogni cento euro di Pil, alla Difesa finiscono appena un euro e 80 centesimi. Una quota in discesa costante da molti anni, e in gran parte destinata agli stipendi del personale. Stesso andazzo nel resto d’Europa: la Francia dedica alla proprie spese militari il 2,6% del Pil, la Germania l’1,5, la Spagna l’1,2, l’Austria lo 0,9.
Le differenze si vedono. La proposta lanciata da Tony Blair nel 1998 di creare un esercito europeo comune, autonomo da quello americano, è finita in barzelletta: nessuno era disposto a tagliare le altre spese per aumentare il budget militare. L’Europa che si rifiuta di pensare a cose volgari come l’esercito e gli armamenti non è stata così in grado di porre fine al mattatoio della ex Jugoslavia, a due passi dai suoi confini, e si è trovata costretta a chiamare in soccorso i rozzi yankee.
Sessant’anni passati sapendo che c’era qualcuno pagato da altri per toglierci il lavoro sporco ha dato a noi europei la libertà di andare in pensione a cinquant’anni, di pensare a lavorare non più di trentacinque ore a settimana e di dotarci di un welfare state che ci prende per mano quando nasciamo per mollarci solo quando passiamo a miglior vita. Oggi per la protezione sociale l’Italia spende il 26% del proprio Pil, la Francia il 31 e l’Europa, in media, il 28%. Gli Stati Uniti appena il 15%.
Il primato italiano consiste nell’avere il carico per la previdenza di gran lunga più pesante: le pensioni assorbono il 62% delle spese per il welfare, contro una media continentale del 45%. La situazione è destinata a peggiorare. Oggi l’età media degli italiani è di 42 anni e gli over 65 sono il 19% della popolazione. Nel 2050 l’età media sarà di 51 anni e gli anziani saranno il 34% di una popolazione che rispetto ad oggi si sarà ridotta di due milioni e mezzo di individui. Su scala minore, lo stesso processo avverrà nel resto d’Europa. Quell’anno, l’americano medio avrà appena 36 anni e la popolazione statunitense avrà già superato da almeno un decennio quella europea. Chi si rifiuta di ridurre la spesa sociale dovrebbe andare in giro vestito a stelle e strisce, come lo zio Sam dei manifesti. Arruolatevi, ragazzi: girerete il mondo, ci guarderete le spalle e continuerete a pagare le nostre pensioni.
© Libero. Pubblicato il 17 gennaio 2007.
Altro che «Yankee go home». Fossero coerenti, Oliviero Diliberto, Fausto Bertinotti, Guglielmo Epifani e gli altri azionisti di controllo del governo Prodi, invece di dirsi «delusi e dispiaciuti» per l'allargamento della base Nato avallato ieri dal premier, ora sarebbero a Vicenza per chiedere diecimila, ventimila, cinquantamila paracadutisti americani in più. Il sistema pensionistico che loro stessi, in queste ore, stanno difendendo con le unghie e con i denti, è stato infatti reso possibile proprio dalle migliaia di ragazzotti del Texas e dell’Oklahoma cui la Casa Bianca, dal dopoguerra, ha affidato il compito di difendere l’Italia e l’Europa. Accollandosi quasi tutte le spese della nostra difesa militare, il governo di Washington ha lasciato agli Stati europei le risorse necessarie per creare e far crescere imponenti sistemi assistenziali, ben più sviluppati dello stesso welfare degli Stati Uniti. Il fatto che quei partiti che pretendono il ritiro dei soldati americani dall’Italia e dall’Europa siano gli stessi che si oppongono ai tagli alla spesa sociale e accusano il regime sanitario e pensionistico americano di essere il tripudio dell’ineguaglianza, conferma invece che coerenza e gratitudine sono merce rara.
Ogni cento dollari di ricchezza creata negli Stati Uniti, 4 dollari e 6 centesimi sono investiti in uomini e mezzi che hanno il compito non solo di garantire la sicurezza ai contribuenti americani, ma anche di togliere (gratis) grandissima parte di questa fatica agli italiani, ai francesi e agli altri europei. Alla Casa Bianca si sono alternati presidenti repubblicani e democratici, ma dal dopoguerra gli Stati Uniti non hanno mai destinato alle spese militari una quota del prodotto interno lordo inferiore al tre per cento, e spesso superiore al cinque. Una parte sempre più importante di questo budget è destinata allo sviluppo di nuove tecnologie. In Italia, per ogni cento euro di Pil, alla Difesa finiscono appena un euro e 80 centesimi. Una quota in discesa costante da molti anni, e in gran parte destinata agli stipendi del personale. Stesso andazzo nel resto d’Europa: la Francia dedica alla proprie spese militari il 2,6% del Pil, la Germania l’1,5, la Spagna l’1,2, l’Austria lo 0,9.
Le differenze si vedono. La proposta lanciata da Tony Blair nel 1998 di creare un esercito europeo comune, autonomo da quello americano, è finita in barzelletta: nessuno era disposto a tagliare le altre spese per aumentare il budget militare. L’Europa che si rifiuta di pensare a cose volgari come l’esercito e gli armamenti non è stata così in grado di porre fine al mattatoio della ex Jugoslavia, a due passi dai suoi confini, e si è trovata costretta a chiamare in soccorso i rozzi yankee.
Sessant’anni passati sapendo che c’era qualcuno pagato da altri per toglierci il lavoro sporco ha dato a noi europei la libertà di andare in pensione a cinquant’anni, di pensare a lavorare non più di trentacinque ore a settimana e di dotarci di un welfare state che ci prende per mano quando nasciamo per mollarci solo quando passiamo a miglior vita. Oggi per la protezione sociale l’Italia spende il 26% del proprio Pil, la Francia il 31 e l’Europa, in media, il 28%. Gli Stati Uniti appena il 15%.
Il primato italiano consiste nell’avere il carico per la previdenza di gran lunga più pesante: le pensioni assorbono il 62% delle spese per il welfare, contro una media continentale del 45%. La situazione è destinata a peggiorare. Oggi l’età media degli italiani è di 42 anni e gli over 65 sono il 19% della popolazione. Nel 2050 l’età media sarà di 51 anni e gli anziani saranno il 34% di una popolazione che rispetto ad oggi si sarà ridotta di due milioni e mezzo di individui. Su scala minore, lo stesso processo avverrà nel resto d’Europa. Quell’anno, l’americano medio avrà appena 36 anni e la popolazione statunitense avrà già superato da almeno un decennio quella europea. Chi si rifiuta di ridurre la spesa sociale dovrebbe andare in giro vestito a stelle e strisce, come lo zio Sam dei manifesti. Arruolatevi, ragazzi: girerete il mondo, ci guarderete le spalle e continuerete a pagare le nostre pensioni.
© Libero. Pubblicato il 17 gennaio 2007.