Non illudiamoci

L’importante è non illudersi, non credere davvero che il governo peggiore che l’Italia ricordi possa cadere sul rifinanziamento della missione militare italiana in Afghanistan. Il decreto dovrà essere approvato dal governo entro il 2 febbraio, dopo inizierà l’iter in Parlamento, e l’appuntamento cruciale, ovviamente, sarà la votazione al Senato. Ma queste settimane serviranno per trovare un’intesa con la sinistra cosiddetta estrema, la quale, se non si fosse capito, non chiede altro che un pretesto per votare la missione senza perdere troppo la faccia davanti ai propri elettori. In primavera ci sono le amministrative e la partita vera, anche all’interno della maggioranza, adesso è quella: chi ne esce meglio, o meno peggio, avrà più peso politico nelle trattative per la definizione del partito democratico (partito che dovranno almeno provare a fare, anche se sarà una jattura, perché non provarci a questo punto sarebbe una jattura peggiore) e della “cosa rossa” che inevitabilmente apparirà alla sua sinistra.

La sinistra estrema, si diceva, in fondo chiede poco: una exit strategy da Kabul, cioè una promessa anche a lunga scadenza, magari anticipata da un’operazione di facciata come la sostituzione di parte del personale militare italiano in Afghanistan con personale civile. Qualcosa di pacifista e molto cheap da spacciare agli elettori mediante adeguata televendita. Figuriamoci se Romano Prodi non può concedere qualcosa di simile.

Una volta che il decreto sarà arrivato a palazzo Madama, poi, come sempre delle due l’una. O il governo metterà la fiducia sul provvedimento, e in questo caso finirà per ottenere la solita risicatissima approvazione, anche perché stavolta potrà contare sul voto certo di Sergio De Gregorio. O non metterà la fiducia, e in questo caso prenderà il voto favorevole del centrodestra (che se il governo non porrà la fiducia non potrà votare contro la missione, leviamocelo dalla testa, e questo vale anche per Alleanza Nazionale), ringrazierà i leader della Cdl per l’alto senso di responsabilità dimostrato e quindi tirerà dritto, più barcollante di prima ma facendo finta di niente. Oggi gli unici che possono staccare davvero la spina a Prodi sono i Ds. Che la tentazione di farlo ce l’hanno, ma non prenderanno alcuna decisione fin quando non avranno visto l’esito delle amministrative.

La buona notizia è che ogni giorno che passa si logorano sempre di più, e che dal precipizio nel quale sono entrati non si vede alcuna via d’uscita possibile.

Post scriptum. Quanto alla questione della base Nato a Vicenza, è già chiusa. Hanno già deciso di ricompattarsi dando la "colpa" a Berlusconi, secondo solito copione, e al sindaco cattivo. Non ci credono nemmeno loro, ma ormai sono diventati bravissimi a fingere.

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