Più figli in Francia: miracolo dello stato laico o dello stato islamico?
In questi giorni in cui poco o niente si muove, una delle poche notizie vere sembra essere arrivata da Oltralpe. Le francesi hanno ricominciato a fare figli. Il loro tasso di fertilità è salito a 2 bambini per donna, a un soffio da quel 2,1 che garantisce la stabilità della popolazione. Divertenti le letture diverse date della notizia. Repubblica la interpreta come la vittoria dello stato laico e assistenzialista: sempre più figli nascono fuori dal matrimonio, il merito è dei sostegni di Stato alle famiglie e così via. Avvenire, più spiritualmente, parla di «guarigione» delle francesi da quello che presume essere un mal d'anima, e pone l'accento anche sulla «solidarietà familiare».
Manca, purtroppo, il dato più importante: chi sta facendo figli? Ovvero: stiamo assistendo a un'ulteriore tappa dell'islamizzazione della Francia e dell'Europa, oppure c'è davvero un risveglio ormonale e/o spirituale delle Marianne, delle "native" francesi? La domanda è importante, perché serve a farci capire come sarà la patria di Voltaire tra trent'anni: avrà una politica più filoislamica e diffidente dagli Stati Uniti di quella attuale? Le donne potranno ancora prendere il sole in topless sulla spiaggia di Saint Tropez, senza rischiare una fatwa? Parigi sarà disponibile a intervenire, quantomeno politicamente, per impedire l'aggressione di uno stato islamico ai danni di Israele? Si potrà dire una barzelletta sulle mogli di Maometto senza finire in carcere? Che spazio e quali condizioni di vita ci saranno per gli ebrei francesi?
Attenzione: perché tutto questo cambi in peggio non è necessario che un partito integralista islamico si presenti alle elezioni e ottenga la maggioranza dei voti. Basta, ad esempio, che il trenta per cento della popolazione (in realtà molto meno), magari di età media assai inferiore a quella degli altri abitanti del Paese, sia sufficientemente motivato da battere i pugni sul tavolo e pretendere dallo Stato un trattamento che tengo conto della loro - chiamiamola così - diversa sensibilità religiosa. La storia passata e la cronaca recente insegnano che, per amore di quieto vivere, noi europei tendiamo facilmente a concedere. In fondo, che sarà mai una piccola libertà in meno, se la sua scomparsa ci evita una serie di rotture di coglioni? Se poi in cima alle nostre priorità ci saranno l'adesivo per la dentiera e la tenuta del pannolone, probabilmente faremo l'ennesima concessione senza nemmeno accorgercene.
Dunque. Chi sta facendo figli in Francia? Le autorità francesi su questo sono piuttosto vaghe, anche perché - evidentemente - non dispongono di dati così dettagliati. Classificare le mamme in base all'etnia o alla religione è politicamente scorretto, oltre che difficilmente realizzabile da un punto di vista statistico. Il responsabile dell'istituto francese di statistica ha detto che il tasso di fertilità tra le donne immigrate è «leggermente più elevato» della media. Il che, ovviamente, vuol dire poco o niente. Perché gran parte della popolazione islamica risulta ormai francese a tutti gli effetti, e solo gli ultimi arrivati appaiono come immigrati.
I dati certi dicono che la popolazione francese oggi conta una percentuale di islamici tra il 5 e il 10 per cento (secondo il Cia World Factbook, mentre il Calendario Atlante De Agostini 2007 li calcola al 5,6%). A fronte di questi numeri, le stime indicano tra il 20 e il 30 per cento la quota di figli di islamici tra i nuovi nati negli ultimi anni in Francia. Non ci vuole molto per capire chi è che sta spingendo in alto il trend della natalità. Così non stupiscono i dati sulle nuove generazioni riportati da Mark Steyn in America Alone: «Tra coloro che vivono in Francia e hanno un'età di venti anni o inferiore, circa il 30 per cento sono ritenuti musulmani, e nei maggiori centri urbani questa quota sale al 45 per cento».
Quanto questi giovani islamici si sentano francesi, lo si può desumere dai fischi, dagli insulti e dagli oggetti che volarono in campo nello stadio di Parigi nell'ottobre 2001 (poche settimane dopo l'attentato di Al Qaeda negli Stati Uniti...), all'inizio della partita di calcio amichevole tra la Francia e l'Algeria, quando dagli altoparlanti uscirono le prime note della Marsigliese, e dall'invasione di campo che segnò la fine anticipata della partita quando la Francia segnò la quarta rete.
Fanno riflettere, infine, le due tabelle pubblicate dal solito Steyn proprio commentando l'uscita dei dati sul recupero della fertilità francese. Tabelle che chi ha letto America Alone, peraltro, già conosce bene.
Tabella 1: la Francia e i Paesi vicini elencati secondo il tasso di fertilità delle donne che li abitano, ovvero secondo il numero medio di figli che mettono al mondo. Primo, il Paese con il tasso di fertilità più alto; ultimo, il Paese con il tasso di fertilità più basso.
1) Francia
2) Olanda
3) Belgio
4) Svizzera
5) Austria
6) Germania
7) Italia
8) Spagna
Tabella 2: la Francia e i Paesi vicini elencati secondo la percentuale di islamici che vivono all'interno dei loro confini. Primo, il Paese con la più alta percentuale di islamici; ultimo, il Paese con la percentuale di islamici più bassa.
1) Francia
2) Olanda
3) Belgio
4) Svizzera
5) Austria
6) Germania
7) Italia
8) Spagna
Se non vedete alcuna differenza, è perché non c'è alcuna differenza.
Se le rilevazioni diffuse in questi giorni indicassero davvero un'inversione del trend tra i francesi non islamici, saremmo di certo davanti a una buona notizia. Ma il dubbio è troppo forte.
Manca, purtroppo, il dato più importante: chi sta facendo figli? Ovvero: stiamo assistendo a un'ulteriore tappa dell'islamizzazione della Francia e dell'Europa, oppure c'è davvero un risveglio ormonale e/o spirituale delle Marianne, delle "native" francesi? La domanda è importante, perché serve a farci capire come sarà la patria di Voltaire tra trent'anni: avrà una politica più filoislamica e diffidente dagli Stati Uniti di quella attuale? Le donne potranno ancora prendere il sole in topless sulla spiaggia di Saint Tropez, senza rischiare una fatwa? Parigi sarà disponibile a intervenire, quantomeno politicamente, per impedire l'aggressione di uno stato islamico ai danni di Israele? Si potrà dire una barzelletta sulle mogli di Maometto senza finire in carcere? Che spazio e quali condizioni di vita ci saranno per gli ebrei francesi?
Attenzione: perché tutto questo cambi in peggio non è necessario che un partito integralista islamico si presenti alle elezioni e ottenga la maggioranza dei voti. Basta, ad esempio, che il trenta per cento della popolazione (in realtà molto meno), magari di età media assai inferiore a quella degli altri abitanti del Paese, sia sufficientemente motivato da battere i pugni sul tavolo e pretendere dallo Stato un trattamento che tengo conto della loro - chiamiamola così - diversa sensibilità religiosa. La storia passata e la cronaca recente insegnano che, per amore di quieto vivere, noi europei tendiamo facilmente a concedere. In fondo, che sarà mai una piccola libertà in meno, se la sua scomparsa ci evita una serie di rotture di coglioni? Se poi in cima alle nostre priorità ci saranno l'adesivo per la dentiera e la tenuta del pannolone, probabilmente faremo l'ennesima concessione senza nemmeno accorgercene.
Dunque. Chi sta facendo figli in Francia? Le autorità francesi su questo sono piuttosto vaghe, anche perché - evidentemente - non dispongono di dati così dettagliati. Classificare le mamme in base all'etnia o alla religione è politicamente scorretto, oltre che difficilmente realizzabile da un punto di vista statistico. Il responsabile dell'istituto francese di statistica ha detto che il tasso di fertilità tra le donne immigrate è «leggermente più elevato» della media. Il che, ovviamente, vuol dire poco o niente. Perché gran parte della popolazione islamica risulta ormai francese a tutti gli effetti, e solo gli ultimi arrivati appaiono come immigrati.
I dati certi dicono che la popolazione francese oggi conta una percentuale di islamici tra il 5 e il 10 per cento (secondo il Cia World Factbook, mentre il Calendario Atlante De Agostini 2007 li calcola al 5,6%). A fronte di questi numeri, le stime indicano tra il 20 e il 30 per cento la quota di figli di islamici tra i nuovi nati negli ultimi anni in Francia. Non ci vuole molto per capire chi è che sta spingendo in alto il trend della natalità. Così non stupiscono i dati sulle nuove generazioni riportati da Mark Steyn in America Alone: «Tra coloro che vivono in Francia e hanno un'età di venti anni o inferiore, circa il 30 per cento sono ritenuti musulmani, e nei maggiori centri urbani questa quota sale al 45 per cento».
Quanto questi giovani islamici si sentano francesi, lo si può desumere dai fischi, dagli insulti e dagli oggetti che volarono in campo nello stadio di Parigi nell'ottobre 2001 (poche settimane dopo l'attentato di Al Qaeda negli Stati Uniti...), all'inizio della partita di calcio amichevole tra la Francia e l'Algeria, quando dagli altoparlanti uscirono le prime note della Marsigliese, e dall'invasione di campo che segnò la fine anticipata della partita quando la Francia segnò la quarta rete.
Fanno riflettere, infine, le due tabelle pubblicate dal solito Steyn proprio commentando l'uscita dei dati sul recupero della fertilità francese. Tabelle che chi ha letto America Alone, peraltro, già conosce bene.
Tabella 1: la Francia e i Paesi vicini elencati secondo il tasso di fertilità delle donne che li abitano, ovvero secondo il numero medio di figli che mettono al mondo. Primo, il Paese con il tasso di fertilità più alto; ultimo, il Paese con il tasso di fertilità più basso.
1) Francia
2) Olanda
3) Belgio
4) Svizzera
5) Austria
6) Germania
7) Italia
8) Spagna
Tabella 2: la Francia e i Paesi vicini elencati secondo la percentuale di islamici che vivono all'interno dei loro confini. Primo, il Paese con la più alta percentuale di islamici; ultimo, il Paese con la percentuale di islamici più bassa.
1) Francia
2) Olanda
3) Belgio
4) Svizzera
5) Austria
6) Germania
7) Italia
8) Spagna
Se non vedete alcuna differenza, è perché non c'è alcuna differenza.
Se le rilevazioni diffuse in questi giorni indicassero davvero un'inversione del trend tra i francesi non islamici, saremmo di certo davanti a una buona notizia. Ma il dubbio è troppo forte.