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Visualizzazione dei post da febbraio, 2006

La religione è più forte del comunismo. Anche in Cina

Sembra una di quelle vecchie barzellette che giravano ai tempi della Germania Est, con Erich Honecker che fa al suo vice: «Certo che se qui se ne vanno via tutti, presto rimarremo solo in due», e l'altro che gli risponde commosso: «Compagno presidente, sua moglie deve volerle davvero molto bene». Solo che stavolta la storia è ambientata in Cina. E non è una barzelletta. La racconta Asia News , riprendendola da Epoch Times : almeno 20 dei 60 milioni di membri del partito comunista cinese appartengono a qualche organizzazione religiosa e circa la metà partecipa regolarmente ai servizi religiosi. E' evidente che nel comunismo in salsa cinese c'è qualcosa che non va. Per la disperazione del presidente cinese Hu Jintao, che ha varato una campagna di comunicazione per la promozione dell'ateismo e minaccia l'espulsione dal partito per chi non si adegua, convinto - assolutamente a ragione - che le idee religiose «generano un cambiamento di mentalità dei quadri del partito e

Papa Ratzinger e la tirannia dello status quo

Sandro Magister , che sull'argomento ne sa un po' più di me, scrive quello che i vaticanisti sinora hanno solo mormorato: che gli stretti collaboratori di Joseph Ratzinger sono inadeguati al loro ruolo e che un papa simile è visto come un'anomalia all'interno dello stesso Vaticano, dove Benedetto XVI deve fare i conti con i delusi che avrebbero visto volentieri al suo posto un teologo della liberazione . A dirla tutta, molti osservatori di Oltretevere si spingono a dire che i collaboratori del papa gli remano contro, sterilizzando puntualmente ogni sua iniziativa forte, pure nei confronti della questione arabo-israeliana e dei massacri compiuti dagli islamici sui cristiani. Anche se ciò che scrive Magister è un po' diverso, non appare incompatibile con queste voci. Anzi. Di sicuro - e non è poco - sinora c'è che i timori della sinistra per l'avvento di un papa arroccato e ultraconservatore si sono rivelati infondati ( leggere qui per ridere, specie alla voc

"Institutions matter", terza puntata: la pazza idea di de Soto

Terza e ultima puntata della lezione che il sottoscritto ha tenuto lunedì 6 febbraio 2006 alla Scuola di Liberalismo di Roma, organizzata dalla Fondazione Einaudi. Argomento: i liberisti dinanzi alla globalizzazione e al problema della sua scarsa diffusione al di fuori dell'emisfero occidentale. La prima puntata è servita da introduzione, la seconda puntata è stata dedicata alle teorie dell'economista americano Douglass North , questa ha come protagonista l'economista peruviano Hernando de Soto e la sua "pazza idea". Stavolta la lettura è assai più breve delle precedenti. Il tono è il solito: discorsivo e divulgativo. Almeno spero. Il secondo liberoscambista di cui parliamo oggi, l’economista peruviano Hernando de Soto, al momento non ha vinto alcun Nobel, ma ha il merito di partire dalle posizioni di North per passare “dalla protesta alla proposta”. Anche per lui, come per North, “institutions matter”. La cultura, però, per de Soto non c’entra nulla. « La disp

Per l'Occidente (con la "O" maiuscola)

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Pubblico il testo dell'appello "Per l'Occidente, forza di civiltà", che vede primo tra i promotori il presidente del Senato, Marcello Pera. All'appello è dedicato un sito creato per l'occasione, entrato on line da poche ore: www.perloccidente.it . Chi condivide l'appello ( qui il pdf ), e intende mettere la propria firma per aderirvi, deve andare su questa pagina web . Chi vuole pubblicare sul proprio sito i banner dell'appello li trova qui . Le ragioni del nostro impegno L'Occidente è in crisi. Attaccato dall'esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall'interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un'aggressione diretta alla nostra civiltà e all'umanità intera. L'

I nuovi mostri

A proposito della condanna di David Irving : avendo scritto questo e questo , non posso non condividere integralmente questo . Ovviamente.

Diritti umani, l'Onu prova a peggiorarsi

Il modo con cui le Nazioni Unite affrontano la questione "diritti umani" è una schifezza, e chi si è letto un paio di libri sull'argomento lo sa benissimo. Però si può fare di peggio, e all'Onu ci stanno provando. Cercando di rendere la Commissione per i diritti umani peggiore di quella che è adesso. Si tratta della commissione che ha prodotto il rapporto su Guantanamo in fretta e furia, mentre sta adottando tempi biblici per spiegare al mondo le modalità curiose ed originali con cui certi regimi islamici, tipo la Siria , pretendono di interpretare il rispetto delle libertà individuali. Il Wall Street Journal ha il pregio di non usare giri di parole, e scrive che «in verità l'unico scopo al quale serve la Commissione è deviare le critiche rivolte a chi veramente viola i diritti umani accumulando insulti contro gli Stati Uniti e contro Israele». Insomma, persino Kofi Annan ha capito che c'è del marcio dalle sue parti, tanto che sta pensando di cancellare la

Il centrodestra e la sindrome del politicamente corretto

Ci sono più cose in cielo e in terra che nella maglietta di Roberto Calderoli. Ma il centrodestra questo non l'ha capito. E' succube culturalmente - il che fa rabbrividire, visto il livello "culturale" della sinistra italiana - e di conseguenza abbozza anche dal punto di vista politico. L'ennesima conferma giunge proprio dalla vicenda che ha visto le dimissioni del ministro leghista. Dal presidente del Consiglio agli editorialisti di alcuni quotidiani vicini alla maggioranza sino ai blogger "d'area" è tutto un biascicare scuse, un mostrarsi imbarazzati, un attribuire a Calderoli più o meno tutte le colpe della instabilità geopolitica del Medio Oriente. E' prevalsa, nel centrodestra, la stessa linea - falsa ma politicamente corretta - del delizioso salottino liberal di Repubblica e dell' Unità : la responsabilità dei morti di Bengasi e di tutti quelli che si stanno aggiungendo è del ministro leghista. Ma un simile teorema è bugiardo come una

"Institutions matter", seconda puntata: Douglass North

Seconda puntata della lezione che il sottoscritto ha tenuto lunedì 6 febbraio 2006 alla Scuola di Liberalismo di Roma, organizzata dalla Fondazione Einaudi. Argomento: il motivo per cui la globalizzazione stenta ad attecchire al di fuori del mondo occidentale, ed in particolare lascia ai margini gran parte dell'America Latina. La prima puntata è servita come introduzione. Questa è dedicata alle teorie dell'economista americano Douglass North , mentre la terza e ultima avrà come protagonista l'economista peruviano Hernando de Soto . Come già scritto, ho fatto di tutto per usare un linguaggio molto divulgativo. Il tutto è lungo assai. di Fausto Carioti Douglass North, americano, ha vinto il Nobel per l’Economia nel 1993. Il suo lavoro principale si intitola “ Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell’economia ” ed è ritenuto uno dei testi più influenti degli ultimi anni. Riprendendo il filone aperto da un altro Nobel per l’economia, Ronald Coase , North rivoluz

Ma quei morti non li ha fatti Calderoli

di Fausto Carioti In Arabia Saudita, in Pakistan e in grandissima parte del mondo islamico i governi fanno mettere in carcere i cristiani che praticano il loro culto. Questi governi - per la stragrande maggioranza sono dittature - continuano tranquillamente a fare affari con i Paesi cristiani, in primis il nostro, e hanno il loro seggio alle Nazioni Unite. Nessuno si sogna di dichiarare “impresentabili” i loro ministri, nessuno ne chiede le dimissioni, nessuno intende aprire una crisi diplomatica con i loro Stati perché umiliano e maltrattano in questo modo i cristiani. Le dimissioni sono state invece chieste ieri, innanzitutto da Silvio Berlusconi, per Roberto Calderoli, sanguigno ministro della Lega. Calderoli ha avuto la colpa di mostrarsi in televisione con addosso una maglietta raffigurante una delle vignette su Maometto che hanno infiammato la parte più retriva del mondo musulmano. Le stesse vignette che hanno portato ieri centinaia di manifestanti - aizzati da chi aveva interess

Nel programma di Prodi c'è la riforma (statalista) delle pensioni

di Fausto Carioti Addio ai fondi pensione, addio al Tfr come lo conosciamo oggi. La riforma previdenziale del centrosinistra (anche se ovviamente non l’hanno chiamata così) è scritta a pagina 172 del loro programma, e la logica che la ispira si chiama «controllo pubblico». L’Unione intende statalizzare l’intera previdenza complementare, trasferendola forzatamente all’Inps per sottoporla alle stesse regole (rendimenti compresi) della previdenza obbligatoria. Non solo. Il possibile futuro governo Prodi è pronto a dirottare in questa nuova gestione dell’Inps i soldi delle liquidazioni. Tutti, anche quelli dei lavoratori che, come consentito dalla riforma varata dal centrodestra, non intendono usare il loro Tfr per aderire a forme previdenziali complementari. Questo non per garantire pensioni migliori agli italiani, ma per contenere il fabbisogno pubblico, specie nel periodo in cui la spesa previdenziale raggiungerà il suo massimo, attorno all’anno 2030. Anche se scritto con lo stesso stil

Intanto in Germania fanno il test

L'idea è sensata, anche se non certo risolutiva, e il principio è sacrosanto: prima di farti entrare in casa mia voglio sapere - nei dettagli - come la pensi su come vivo, sulle libertà che mi permetto di prendermi, su quali aspetti della nostra futura convivenza potranno darti sui nervi e spingerti all'intolleranza - o all'odio - nei miei confronti. Mi pare il minimo. Copio e incollo parte dell'articolo " L'Europa dei valori condivisi ", del gesuita e islamologo Samir Khalil Samir. «Nella provincia di Baden-Württemberg, con capitale Stoccarda, il governo ha deciso di introdurre dal primo gennaio 2006 un esame più severo dei candidati alla cittadinanza (quelli musulmani in particolare). Le proteste, da parte di gruppi musulmani e non, non sono mancate; il governo locale è stato accusato di discriminazione, ma la cosa è decisa e il ministro degli Interni nega che sia in atto una qualunque forma di discriminazione. La "Dichiarazione sui diritti umani ne

Frank Miller contro Hollywood (e Al Qaeda)

L' idealtipo weberiano della cultura pop italiana è il terzetto Liga-Jova-Pelù. Questo perché il mercato della cultura pop italiana è quello che è: pronto ad adagiarsi su ogni luogo comune terzomondista, pacifista e vetero-ecologista, nella convinzione che l'unico target che valga la pena di inseguire sia quello degli sprovveduti che vanno in giro con la maglietta di Che Guevara . Del resto, perché perdere tempo a pensare quando Manifesto e Repubblica hanno già scritto tutto? La buona notizia è che non è così ovunque. Chi conosce i fumetti sa che Frank Miller è uno degli autori più importanti del mondo. A lui si devono, per la Dc Comics, capolavori cupi come The Dark Knight returns e Batman: Year One , che hanno tolto Batman dal cronicario dei supereroi, rendendolo di nuovo appetibile per le ricche royalties cinematografiche; per la Marvel, Miller si è cimentato con Wolverine , Devil (altro personaggio rimosso di peso dalla naftalina e rilanciato alla grande, tanto che è f

Le nostre leggi e il loro bavaglio

L'Ucoii, l'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, "filiale" dell'associazione internazionale dei Fratelli Musulmani , appellandosi alla legge Mancino ha appena annunciato che querelerà i principali giornali italiani che hanno pubblicato le vignette satiriche su Maometto. L'Ucoii è un interlocutore ufficiale del governo italiano. E' stata chiamata dal ministro dell'Interno a far parte della consulta islamica. Ai tempi della strage di Nassirya tenne un atteggiamento quantomeno ambiguo. Come ogni organizzazione islamica affiliata ai Fratelli Musulmani giustifica il terrorismo suicida palestinese e continua a negare il diritto all'esistenza di Israele. Dinanzi a domanda diretta , Pisanu ha risposto di aver cooptato l'Ucoii perché ha notato nelle recenti prese di posizione dell'organizzazione una «grande apertura al dialogo» e una «ferma condanna del terrorismo». Una evoluzione che Magdi Allam, che pure ha avuto un ruolo

Welfare Jihad

«La moschea era grande, pulita e calda. A parte i nerboruti alla porta, che mandavano sguardi truci e mettevano in mostra le loro cicatrici afghane, tutti gli altri erano amichevoli e accoglienti. Così scoprii come i miei fratelli passavano le giornate. Molti di loro vivevano a spese dell'assistenza pubbica o di elemosina, così potevano passare tutto il giorno a discutere della Jihad. Quando non pregavamo, ci portavano a guardare la televisione. C'erano video interminabili sull'attività dei mujaheddin in tutto il mondo. In sottofondo si ascoltavano le canzoni dei guerriglieri della Jihad, con le loro armonie in stile medioevale e i loro testi, profondamente coinvolgenti, su come i bravi mujaheddin stanno soffrendo per Allah e morendo per difendere le terre dei musulmani. Talvolta queste canzoni raggiungevano il culmine con una domanda: "Hai intenzione di restare inerte a guardare i civili musulmani che vengono uccisi?" L'atmosfera era intensa. Ogni minimo diss

"Institutions matter": i liberisti e la globalizzazione

Inizio a pubblicare la lezione che il sottoscritto ha tenuto lunedì 6 febbraio 2006 alla Scuola di Liberalismo di Roma, organizzata dalla Fondazione Einaudi. Argomento: il motivo per cui la globalizzazione stenta ad attecchire al di fuori del mondo occidentale, ed in particolare lascia ai margini gran parte dell'America Latina. Lezione che qui pubblicherò in tre puntate. Quella che segue è l'introduzione. La seconda puntata userà come "lente" per comprendere l'argomento le teorie dell'economista americano Douglass North , mentre la terza sarà centrata sugli studi e la "folle" proposta dell'economista peruviano Hernando de Soto . Ho fatto ogni sforzo possibile per usare un linguaggio estremamente divulgativo, essendo la lezione rivolta a un pubblico di non specialisti. Spero di esserci riuscito. Attenzione: il tutto è molto, ma molto lungo. di Fausto Carioti La lezione di stasera ha come argomento una domanda. Posto che il libero mercato è il mezz

Assenti ingiustificabili

7 febbraio . Atterra a Roma, all'aeroporto di Ciampino, la salma di don Andrea Santoro. Carlo Azeglio Ciampi e Silvio Berlusconi assenti. 9 febbraio . Aperta la camera ardente di don Santoro. Sfilano a migliaia, politici (pochi) e gente comune (tantissima). Ciampi e Berlusconi assenti. 10 febbraio . Celebrati nella basilica di San Giovanni in Laterano i funerali di don Santoro. Migliaia i presenti. Ciampi e Berlusconi assenti. Perché ogni altro impegno del presidente della repubblica e del presidente del consiglio è stato ritenuto più importante dell'omaggio a don Santoro? Cosa ha quella salma di diverso dalle altre dei nostri connazionali uccisi all'estero durante lo loro missione, che sono state - giustamente - degnate di una visita dalle massime autorità dello Stato? E' così imbarazzante quel sacerdote ucciso da mano islamica? E' così politicamente scorretta quella bara?

Islam, quattro letture contro i luoghi comuni

Quattro letture consigliate su noi e l'Islam. Tesi diverse, autori diversissimi, un filo conduttore unico: non chiudere gli occhi davanti a ciò che di male vi è nell'Islam. Nella consapevolezza che proprio da questo bisogna partire per ogni confronto serio. Prima lettura. L' articolo di Asia News da Ankara che ci apre gli occhi sulla Turchia. Ricordandoci che «da mesi sui canali televisivi e sui giornali assistiamo a programmi e discussioni contro i cristiani. Talk show e articoli che mettono in ridicolo la religione cristiana e il credo cristiano. Fanno vedere come il cristianesimo e l’ebraismo unito cercano di distruggere la religione islamica e per questo motivo attaccano l’Afghanistan, l’Iraq, la Palestina». Forse, prima di accoglierli nell'Unione europea come insiste per fare Silvio Berlusconi, il problema sarebbe il caso di porselo. La seconda è l'editoriale odierno del voltairiano Bernard Henry-Lévy sul Wall Street Journal (registrazione - gratuita - obblig

Se la sinistra si attacca alla canna

di Fausto Carioti A parte che uno spinello in pubblico ormai è come un topless sulla spiaggia di Riccione, vale a dire che non scandalizza più nessuno, anzi ti ispira un moto di umana pietà qualora l’esibizionista di turno abbia più di cinquant’anni, e a parte che una canna ha ammesso di essersela fatta pure Gianfranco Fini, e sai che sballo e sai che trasgressione, la domanda è: a quale scopo gli esponenti dell’Unione ieri hanno partecipato alla “spinellata” davanti a Montecitorio? Gratta gratta, rispunta il vecchio vizietto della peggio gioventù modello Ecce Bombo: sbattere in faccia agli altri il proprio “vissuto”, il proprio privato, le proprie frequentazioni, il proprio corpo, nella presunzione che al resto del mondo gliene freghi qualcosa. Ma il resto del mondo li guarda, sbadiglia e tira dritto. Fanno così con tutto. L’omosessualità è diffusa a destra come a sinistra. Però un candidato omosessuale di destra è un candidato e basta, e non ci racconta chi frequenta sotto le coperte

A cosa serve l'università

Ritenendolo una lettura istruttiva in materia di avalutatività accademica, copio e incollo, riproducendone la formattazione, un recente invito spedito via email dall'ufficio stampa della facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università La Sapienza a professori, giornalisti ed altre categorie interessate. Io partecipo, io scelgo, io governo. Le Primarie dell’Unione: prove tecniche di comunicazione Mercoledì 8 febbraio, ore 12.00, Aula Wolf – Facoltà di Scienze della Comunicazione Università La Sapienza di Roma Via Salaria, 113 Il 16 ottobre 2005 oltre quattro milioni di cittadini si recano ai seggi organizzati dall’Unione per scegliere il candidato premier del centrosinistra alle elezioni politiche: un grande successo che apre la strada a un nuovo modo di far politica. Il fenomeno “primarie” è stato analizzato nel libro “ Io partecipo, io scelgo, io governo. Le primarie dell’Unione: prove tecniche di comunicazione ” (editore l’Unità-Europa) realizzato dall’Osservatorio su

Qui non si bestemmia, ma si difende il diritto alla bestemmia

Tocca a Daniel Pipes, editorialista politicamente scorretto del New York Sun e di altre testate, ridurre la questione ai suoi termini essenziali : «L'Occidente si batterà in difesa delle sue abitudini, inclusa la libertà di parola, o gli islamici imporranno il loro modo di vivere all'Occidente? A conti fatti, non c'è spazio per i compromessi: o gli occidentali si terranno stretta la loro civiltà, incluso il diritto all'insulto e alla bestemmia, oppure no. Più specificatamente: gli occidentali si adegueranno a una differenza di trattamento, per la quale gli islamici sono liberi di insultare l' ebraismo , il cristianesimo , l' induismo e il buddismo , mentre Maometto, l'Islam e i musulmani hanno il diritto di immunità dagli insulti? I musulmani abitualmente pubblicano vignette assai più offensive di quelle danesi . Debbono essere autorizzati a insultare gli altri mentre loro sono esentati da simili insulti?». La mia risposta: qui non si bestemmia, ma si difen

Quell'abisso che separa Islam e Occidente (by G. Orsina)

di Giovanni Orsina Guardandole con occhi occidentali mentre sul televisore scorrono le immagini dei disordini di Damasco e Beirut, non è facile davanti alle vignette su Maometto fare a meno di chiedersi: e per questi disegni così tanto rumore? Misuriamo così, concretamente, l’abissale divario di sensibilità, e suscettibilità, che sul terreno religioso separa l’Islam dall’Occidente; e sul terreno della politica l’ostilità che nei nostri confronti s’è accumulata in certe fasce del mondo musulmano. Ostilità della quale l’omicidio di padre Santoro in Turchia potrebbe essere l’ennesima manifestazione. Nessuno di noi può fare a meno di chiedersi in quale modo questo divario e questa ostilità debbano essere gestiti. Nessuno di noi può ignorare che, qualunque decisione prenderemo, sarà gravida di conseguenze. Non pochi in Occidente, in Italia ad esempio Ciampi, Pisanu e Prodi, hanno reagito a questa vicenda sottolineando in generale l’esigenza che le convinzioni religiose non siano svilite né

Pensierini politicamente scorretti sulle vignette e l'Islam

Per trovare qualche ragionamento lucido e liberale sulla vicenda delle vignette che hanno ispirato ai fondamentalisti islamici una nuova fatwa in terra europea bisogna leggere due periodici americani: il settimanale neocon The Weekly Standard e la rivista libertarian Reason. « Una cosa è condannare il Jyllands-Posten (il quotidiano danese che per primo ha pubblicato le vignette, ndAcm) », scrive il Weekly Standard , « per avere offeso milioni di persone. E una cosa molto differente è criticare i danesi o altri governi, dal momento che una simile critica presume che il governo debba controllare i media. (...) Il premier danese Rasmussen deve dire agli ambasciatori egiziani e agli altri non solo che questi non sono affari che riguardano il governo danese, ma anche che, essendo loro ambasciatori di Paesi, e non di religioni, non sono nemmeno affari loro. Gli ambasciatori, specialmente i sauditi, potranno rispondere che loro non fanno una simile distinzione. La nostra risposta deve essere