Islam, quattro letture contro i luoghi comuni

Quattro letture consigliate su noi e l'Islam. Tesi diverse, autori diversissimi, un filo conduttore unico: non chiudere gli occhi davanti a ciò che di male vi è nell'Islam. Nella consapevolezza che proprio da questo bisogna partire per ogni confronto serio.
Prima lettura. L'articolo di Asia News da Ankara che ci apre gli occhi sulla Turchia. Ricordandoci che «da mesi sui canali televisivi e sui giornali assistiamo a programmi e discussioni contro i cristiani. Talk show e articoli che mettono in ridicolo la religione cristiana e il credo cristiano. Fanno vedere come il cristianesimo e l’ebraismo unito cercano di distruggere la religione islamica e per questo motivo attaccano l’Afghanistan, l’Iraq, la Palestina». Forse, prima di accoglierli nell'Unione europea come insiste per fare Silvio Berlusconi, il problema sarebbe il caso di porselo.
La seconda è l'editoriale odierno del voltairiano Bernard Henry-Lévy sul Wall Street Journal (registrazione - gratuita - obbligatoria). La tesi del filosofo francese: sganciare una "bomba atomica morale" sull'Islam. Così: «Primo, l'affermazione dei principi. L'affermazione del diritto della stampa a esprimere le idiozie che preferisce - piuttosto che gli atti di pentimento ai quali sono ricorsi troppi leader politici, atti che semplicemente incoraggiano nelle strade arabe l'illusione, falsa e controproducente, che uno Stato democratico possa estendere il proprio potere sulla stampa del proprio Paese. Secondo: allo stesso tempo, la riaffermazione del nostro appoggio a quei musulmani illuminati i quali sanno che l'onore dell'Islam è insultato e calpestato in maniera assai più violenta quando un terrorista iracheno mette una bomba in una moschea a Bagdad, quando i jihadisti pachistani decapitano Daniel Pearl in nome del loro Dio e filmano il loro delitto, quando un emiro fondamentalista algerino, recitando il Corano, sventra una donna algerina il cui unico crimine è stato osare mostrare il suo bel volto».
Terza lettura: l'articolo apparso ieri sul Wall Street Journal (registrazione idem come sopra) a firma del noto islamista iraniano Amir Taheri, nel quale si dice che è un falso storico e teologico che l'Islam non consenta la pubblicazione o il dileggio di immagini divine e dello stesso Maometto. Nel Corano non vi è nessun divieto alla pubblicazione di simili immagini. L'elenco dei dipinti raffiguranti Maometto (molti dei quali esposti in musei dei Paesi islamici) è lunghissimo e documentato, e l'immagine del profeta appariva persino sui medaglioni dei giannizzeri ottomani. Per non parlare delle raffigurazioni di tutti gli altri profeti. Quanto al dileggio della religione, gli esempi abbondano nella letteratura araba e persiana, e lo stesso Maometto, si legge nel Corano, ebbe abbastanza intelligenza e senso dell'umorismo da perdonare un poeta che lo aveva preso in giro per oltre dieci anni. La morale è chiara: dal punto di vista della libertà d'espressione l'Islam ha fatto passi da gigante. All'indietro.
Quarta lettura. E' della perfida conservative Ann Coulter, stranota autrice americana di libri come questo. La quale nel suo articolo di oggi per l'Universal Press Syndicate scrive cose così. «I cattolici non sono privi di regole, ma non può fregare loro di meno se i non cattolici usano anticoncezionali. Gli ebrei osservanti non hanno alcun interesse a vietare ad altre persone di mettere insieme la carne con i latticini. I protestanti se ne sbattono se altri si scambiano il piatto nel quale stanno mangiando (l'importante è che stiano lontani dai nostri piatti, perché una cosa simile è disgustosa). Ma i musulmani pretendono di poter decretare quali immagini possono apparire nelle vignette dei quotidiani. E chi si credono di essere, dei liberal?».

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