L'olocausto a scuola non è islamicamente corretto
Peggio della censura c'è solo l'autocensura. In Europa ci siamo già arrivati. La storia, tra gli altri, è stata raccontata da The Guardian e da Front Page Magazine. Alcune scuole inglesi hanno iniziato ad abolire dai programmi lo studio dell'olocausto e delle crociate, per evitare di urtare la suscettibilità dei giovani musulmani, i quali potrebbero non gradire certi insegnamenti, spesso contraddittori con ciò che viene insegnato loro nei Paesi d'origine, nelle moschee e dalle loro famiglie.
Da un recente rapporto del Dipartimento inglese per l'Educazione (Teaching Emotive and Controversial History) è emerso che in una città dell'Inghilterra del nord è stato evitato di scegliere l'olocausto ebraico come materia di studio in vista del Gcse, l'equivalente del nostro esame di maturità, per paura di dover affrontare «sentimenti antisemiti e negazionisti» tra gli studenti islamici. Un'altra circoscrizione scolastica, pur accettando di trattare il tema dell'olocausto sfidando i sentimenti antisemiti degli studenti, ha tolto dalle materie di studio le crociate, poiché «una loro discussione imparziale avrebbe contrastato direttamente ciò che viene insegnato in alcune moschee locali». Il rapporto avverte che, «in certi contesti particolari, gli insegnanti di storia sono contrari a sfidare interpretazioni della storia altamente controverse che vengono inculcate nei bambini all'interno delle loro famiglie, nelle loro comunità o nei luoghi di culto».
Problema degli inglesi? No, l'autocensura è un problema anche nostro. Solo in questi giorni Liberazione, il quotidiano di Rifondazione Comunista, il partito del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha tirato le orecchie a Michele Santoro per aver mostrato in prima serata su Rai 2 quello che avviene avviene nelle moschee torinesi. I telespettatori potrebbero averne dedotto (chissà poi perché) che esiste un qualche nesso tra la predicazione dell'islam, la violenza e la misoginia. La differenza con il caso inglese c'è, ma è questione di sfumature.
Vedi alla voce "autocensura", su questo stesso blog:
Succede in Europa
La mappa del bavaglio islamico in Europa
Da un recente rapporto del Dipartimento inglese per l'Educazione (Teaching Emotive and Controversial History) è emerso che in una città dell'Inghilterra del nord è stato evitato di scegliere l'olocausto ebraico come materia di studio in vista del Gcse, l'equivalente del nostro esame di maturità, per paura di dover affrontare «sentimenti antisemiti e negazionisti» tra gli studenti islamici. Un'altra circoscrizione scolastica, pur accettando di trattare il tema dell'olocausto sfidando i sentimenti antisemiti degli studenti, ha tolto dalle materie di studio le crociate, poiché «una loro discussione imparziale avrebbe contrastato direttamente ciò che viene insegnato in alcune moschee locali». Il rapporto avverte che, «in certi contesti particolari, gli insegnanti di storia sono contrari a sfidare interpretazioni della storia altamente controverse che vengono inculcate nei bambini all'interno delle loro famiglie, nelle loro comunità o nei luoghi di culto».
Problema degli inglesi? No, l'autocensura è un problema anche nostro. Solo in questi giorni Liberazione, il quotidiano di Rifondazione Comunista, il partito del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha tirato le orecchie a Michele Santoro per aver mostrato in prima serata su Rai 2 quello che avviene avviene nelle moschee torinesi. I telespettatori potrebbero averne dedotto (chissà poi perché) che esiste un qualche nesso tra la predicazione dell'islam, la violenza e la misoginia. La differenza con il caso inglese c'è, ma è questione di sfumature.
Vedi alla voce "autocensura", su questo stesso blog:
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