Il bello e il nuovo del governo Prodi
di Fausto Carioti
Nella sinistra italiana c'è del nuovo e c'è del bello. Ma, come disse Gioacchino Rossini al giovane compositore che gli chiedeva un giudizio sulla sua musica, «ciò che vi è di bello non è nuovo e ciò che vi è di nuovo non è bello». Di bello, ma scopiazzato senza ritegno, c'è l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. La proposta la lanciò Silvio Berlusconi il 3 aprile del 2006, al termine del duello televisivo con Romano Prodi. Un intervento poco costoso, ma importantissimo, spiegò l'allora premier: «Si tratta di 2,3-2,5 miliardi di mancato gettito. È una sciocchezza, sono facilmente reperibili». Commentò Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani: «Berlusconi è in preda a un delirio. La prossima volta dirà che vuole abolire l'Iva». Passano dodici mesi. Parlando al congresso di ciò che resta del suo partitino dopo l'addio di Armando Cossutta, Diliberto tira fuori dalla kefiah un'idea originale: l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. È una proposta, spiega, sulla quale bisogna confrontarsi, perché ha «un suo aspetto di reale equità sociale. Una proposta riformista, perché estende il diritto alla casa».
Stanno messi così male che non solo copiano le idee di Berlusconi, ma gli fregano anche i personaggi televisivi. Pochi giorni prima, lo stesso segretario del Pdci aveva illustrato il "pantheon" del suo partito. Dove un posto d'onore si è scoperto che spetta al dr. House, protagonista della serie di maggior successo delle reti Mediaset: «Lui e George Clooney sono dei nostri», ha affermato Diliberto in versione turista italiano a Las Vegas. Pare che nessuno dei delegati al congresso abbia avuto da ridere o da ridire davanti a tale affermazione, e questo rende il dramma dei pochi comunisti sopravvissuti al crollo delle ideologie ancora più angosciante. Del resto, a Rimini si è scoperto che tra i padri nobili del Pdci figura Giovanni Paolo II, che in fondo è solo l'uomo che più di ogni altro al mondo ha contribuito a chiudere l'epoca di quell'ideologia criminale che i comunisti si ostinano a mantenere in vita. Vista la profondità dell'elaborazione politica, non c'è da stupirsi che Fassino e gli altri vertici dei Ds, un tempo loro strettissimi alleati, si siano vergognati di apparire al congresso dei Comunisti italiani: la delegazione inviata dal Botteghino a Rimini era composta da illustri sconosciuti.
Non che dal congresso della Margherita siano partite proposte più originali. L'idea di abolire l'Ici è stata rilanciata da loro. Per l'esattezza da Francesco Rutelli. Il quale, quando la avanzò Berlusconi, la bocciò senza appello: «Nessuno lo prende sul serio, è l'ennesimo autogol». Adesso, tra le ipotesi inserite in quello che è stato subito chiamato "pacchetto Rutelli", spicca la cancellazione dell'Ici sulla prima casa. Costo stimato: 2,3 miliardi di euro. Stessa cifra indicata da Berlusconi. Il più drastico fu Romano Prodi. Sfoderando la sua competenza da economista, affinata in anni trascorsi alla guida di un modello d'efficienza come l'Iri, disse: «Il bilancio dello Stato non regge neanche un decimo dell'impegno proposto». Ma ora Prodi, scoperto di aver toppato tutti i conti ed ereditati dalla gestione Berlusconi i soldi per realizzarla, si aggrappa all'abolizione dell'Ici per risollevare i sondaggi che vedono colare a picco lui e tutto il suo governo.
Certo, essere di sinistra mica si esaurisce nell'abolizione del balzello sulla prima casa. C'è anche la solidarietà. E qui ci si addentra nel territorio di ciò che è nuovo e non è bello. Meglio che siano gli stessi esponenti della sinistra a spiegarlo. Pagina 6 di Liberazione, quotidiano bertinottiano, in edicola ieri. Titolo dell'articolo: «Prodi non versa la quota. Quattrocento al giorno muoiono di Aids». Succede infatti che il governo dell'Unione (quello equo e solidale) ha smesso di versare il contributo promesso al Fondo globale per la lotta ad Aids, tubercolosi e malaria. Se pagasse, dicono le organizzazioni non governative, ogni giorno verrebbero salvate 443 vite umane. Le parole più chiare sono quelle di Vittorio Agnoletto, eurodeputato rifondarolo: «Purtroppo fino a questo momento il governo Prodi si sta comportando su questo punto peggio del governo precedente, che almeno aveva pagato l'80 per cento della quota italiana». Quello "precedente", ovviamente, era il governo Berlusconi, zeppo di liberisti selvaggi e senza cuore.
Comprensibile la depressione delle Ong terzomondiste. Un esponente della African Medical and Research Foundation dice al Manifesto che la fuga di Prodi dai suoi impegni con il terzo mondo è «inaccettabile, in particolar modo per un governo che sostiene di voler dare un segnale forte rispetto a una mutata politica di solidarietà internazionale». Oltre a non aver rispettato i pagamenti per aiutare le popolazioni malate di Aids, Tbc e malaria, il governo intende tagliare di altri 50 milioni di euro i fondi per la cooperazione internazionale. Denuncia, sempre sul Manifesto, il presidente di Terre des Hommes, una delle Ong più attive negli aiuti all'infanzia: «La schizofrenia del governo in merito alla politica di cooperazione sta raggiungendo livelli di guardia che bisogna evidenziare, per il bene del paziente e di noi tutti».
© Libero. Pubblicato il 29 aprile 2007.
Nella sinistra italiana c'è del nuovo e c'è del bello. Ma, come disse Gioacchino Rossini al giovane compositore che gli chiedeva un giudizio sulla sua musica, «ciò che vi è di bello non è nuovo e ciò che vi è di nuovo non è bello». Di bello, ma scopiazzato senza ritegno, c'è l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. La proposta la lanciò Silvio Berlusconi il 3 aprile del 2006, al termine del duello televisivo con Romano Prodi. Un intervento poco costoso, ma importantissimo, spiegò l'allora premier: «Si tratta di 2,3-2,5 miliardi di mancato gettito. È una sciocchezza, sono facilmente reperibili». Commentò Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani: «Berlusconi è in preda a un delirio. La prossima volta dirà che vuole abolire l'Iva». Passano dodici mesi. Parlando al congresso di ciò che resta del suo partitino dopo l'addio di Armando Cossutta, Diliberto tira fuori dalla kefiah un'idea originale: l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. È una proposta, spiega, sulla quale bisogna confrontarsi, perché ha «un suo aspetto di reale equità sociale. Una proposta riformista, perché estende il diritto alla casa».
Stanno messi così male che non solo copiano le idee di Berlusconi, ma gli fregano anche i personaggi televisivi. Pochi giorni prima, lo stesso segretario del Pdci aveva illustrato il "pantheon" del suo partito. Dove un posto d'onore si è scoperto che spetta al dr. House, protagonista della serie di maggior successo delle reti Mediaset: «Lui e George Clooney sono dei nostri», ha affermato Diliberto in versione turista italiano a Las Vegas. Pare che nessuno dei delegati al congresso abbia avuto da ridere o da ridire davanti a tale affermazione, e questo rende il dramma dei pochi comunisti sopravvissuti al crollo delle ideologie ancora più angosciante. Del resto, a Rimini si è scoperto che tra i padri nobili del Pdci figura Giovanni Paolo II, che in fondo è solo l'uomo che più di ogni altro al mondo ha contribuito a chiudere l'epoca di quell'ideologia criminale che i comunisti si ostinano a mantenere in vita. Vista la profondità dell'elaborazione politica, non c'è da stupirsi che Fassino e gli altri vertici dei Ds, un tempo loro strettissimi alleati, si siano vergognati di apparire al congresso dei Comunisti italiani: la delegazione inviata dal Botteghino a Rimini era composta da illustri sconosciuti.
Non che dal congresso della Margherita siano partite proposte più originali. L'idea di abolire l'Ici è stata rilanciata da loro. Per l'esattezza da Francesco Rutelli. Il quale, quando la avanzò Berlusconi, la bocciò senza appello: «Nessuno lo prende sul serio, è l'ennesimo autogol». Adesso, tra le ipotesi inserite in quello che è stato subito chiamato "pacchetto Rutelli", spicca la cancellazione dell'Ici sulla prima casa. Costo stimato: 2,3 miliardi di euro. Stessa cifra indicata da Berlusconi. Il più drastico fu Romano Prodi. Sfoderando la sua competenza da economista, affinata in anni trascorsi alla guida di un modello d'efficienza come l'Iri, disse: «Il bilancio dello Stato non regge neanche un decimo dell'impegno proposto». Ma ora Prodi, scoperto di aver toppato tutti i conti ed ereditati dalla gestione Berlusconi i soldi per realizzarla, si aggrappa all'abolizione dell'Ici per risollevare i sondaggi che vedono colare a picco lui e tutto il suo governo.
Certo, essere di sinistra mica si esaurisce nell'abolizione del balzello sulla prima casa. C'è anche la solidarietà. E qui ci si addentra nel territorio di ciò che è nuovo e non è bello. Meglio che siano gli stessi esponenti della sinistra a spiegarlo. Pagina 6 di Liberazione, quotidiano bertinottiano, in edicola ieri. Titolo dell'articolo: «Prodi non versa la quota. Quattrocento al giorno muoiono di Aids». Succede infatti che il governo dell'Unione (quello equo e solidale) ha smesso di versare il contributo promesso al Fondo globale per la lotta ad Aids, tubercolosi e malaria. Se pagasse, dicono le organizzazioni non governative, ogni giorno verrebbero salvate 443 vite umane. Le parole più chiare sono quelle di Vittorio Agnoletto, eurodeputato rifondarolo: «Purtroppo fino a questo momento il governo Prodi si sta comportando su questo punto peggio del governo precedente, che almeno aveva pagato l'80 per cento della quota italiana». Quello "precedente", ovviamente, era il governo Berlusconi, zeppo di liberisti selvaggi e senza cuore.
Comprensibile la depressione delle Ong terzomondiste. Un esponente della African Medical and Research Foundation dice al Manifesto che la fuga di Prodi dai suoi impegni con il terzo mondo è «inaccettabile, in particolar modo per un governo che sostiene di voler dare un segnale forte rispetto a una mutata politica di solidarietà internazionale». Oltre a non aver rispettato i pagamenti per aiutare le popolazioni malate di Aids, Tbc e malaria, il governo intende tagliare di altri 50 milioni di euro i fondi per la cooperazione internazionale. Denuncia, sempre sul Manifesto, il presidente di Terre des Hommes, una delle Ong più attive negli aiuti all'infanzia: «La schizofrenia del governo in merito alla politica di cooperazione sta raggiungendo livelli di guardia che bisogna evidenziare, per il bene del paziente e di noi tutti».
© Libero. Pubblicato il 29 aprile 2007.