Un Finkielkraut da conservare

Nell'ultimo articolo di Antonio Socci (dovrebbe essere pubblicato presto qui, intanto c'è il pdf) su Silvio Berlusconi c'è una citazione dal grande Alain Finkielkraut ("L'imparfait du présent", mai tradotto in italiano: ma si può?) che merita di essere copiata e incollata:
«E' schiumando di rabbia contro il fascismo in piena ascesa che l'arte contemporanea fa man bassa delle istituzioni culturali. Non c'è nessuna fessura nella corazza dei fortunati del mondo post-sessantottino. Hanno lo stereotipo sulfureo, il cliché ribelle, l'opinione sopra le righe e più buona coscienza ancora che i notabili del museo di Bouville descritti da Sartre ne "La Nausea". Perché essi occupano tutti i posti: quello, vantaggioso, del Maestro, e quello, prestigioso, del Maledetto. Vivono come una sfida eroica all'ordine delle cose la loro adesione piena di sollecitudine alla norma del giorno. Il dogma, sono loro; la bestemmia pure. E per darsi arie da emarginati insultano urlando i loro rari avversari. In breve, coniugano senza vergogna l'euforia del potere con l'ebbrezza della sovversione. Stronzi».

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