Le voci di quel giorno
"Nun me regge la pompa". E' un modo di dire romano. Vuol dire che il cuore non ce la fa, non riesce a sopportare certi sforzi. Andiamo a Frascati in bicicletta? "No, nun me regge la pompa". Ecco, a me nun regge la pompa di vedere certe cose. Non vedrò mai United 93. Né World Trade Center.
Le voci. Le storie. Sono quelle che mi fanno stare male più di tutto. Le telefonate di chi sapeva che stava per morire. Le ultime parole per chi era a casa. Per chi sopravviveva. E forse ci sarei pure riuscito, quest'anno, a non starci male. Non fosse stato per Peggy Noonan.
E' successo venerdì. Peggy Noonan è l'ex ghost writer di Ronald Reagan e del suo successore alla Casa Bianca George Bush. Per Ronnie ha scritto discorsi come questo. Ora scrive editoriali sul Wall Street Journal. Da queste parti, manco a dirlo, la sua lettura è uno dei due motivi che rendono il venerdì un giorno speciale (l'altro motivo è che il giorno dopo è sabato).
Forse la colpa è proprio dell'automatismo di certi rituali. Apri la pagina dei commenti del Wsj, l'occhio ti cade sulla firma e inizi a leggere cosa ha scritto. E capisci che anche quest'anno la cazzata l'hai fatta. Bella grossa.
E dire che Peggy mi aveva avvisato. L'articolo si intitolava "I Just Called to Say I Love You - The sounds of 9/11, beyond the metallic roar". Più chiaro di così. Sarò stato distratto. Oppure volevo andarmela a cercare. A pensarci bene è più probabile la seconda. L'ho letto.
L'ho letto, e ora sto male e mi rode.
Something terrible had happened. Life was reduced to its essentials. Time was short. People said what counted, what mattered. It has been noted that there is no record of anyone calling to say, "I never liked you," or, "You hurt my feelings." No one negotiated past grievances or said, "Vote for Smith." Amazingly --or not--there is no record of anyone damning the terrorists or saying "I hate them."
No one said anything unneeded, extraneous or small. Crisis is a great editor. When you read the transcripts that have been released over the years it's all so clear.
Flight 93 flight attendant Ceecee Lyles, 33 years old, in an answering-machine message to her husband: "Please tell my children that I love them very much. I'm sorry, baby. I wish I could see your face again."
Thirty-one-year-old Melissa Harrington, a California-based trade consultant at a meeting in the towers, called her father to say she loved him. Minutes later she left a message on the answering machine as her new husband slept in their San Francisco home. "Sean, it's me, she said. "I just wanted to let you know I love you."
Capt. Walter Hynes of the New York Fire Department's Ladder 13 dialed home that morning as his rig left the firehouse at 85th Street and Lexington Avenue. He was on his way downtown, he said in his message, and things were bad. "I don't know if we'll make it out. I want to tell you that I love you and I love the kids."
Ci sto male e mi rode, dicevo. Ora, bisogna capirsi. Chi scrive, nel tempo, si è fatto la sua bella matassina di pelo sullo stomaco. Non proprio modello Franco Califano, ma ci difendiamo comunque bene. Forse ha ragione chi dice che mettere su famiglia aumenta l'empatia e la sofferenza dinanzi a certe storie, che altrimenti sarebbero apparse distanti. Forse.
Così, anche quest'anno mi faccio la mia bella dose di mal di pancia. Certo, penso a chi ci ha lasciato un figlio, una moglie o un genitore, sotto quelle macerie, in quello che doveva essere un giorno come un altro, penso a chi tiene conservata in una scatola la cassetta della segreteria telefonica, ultimo ricordo di chi non è tornato, e so benissimo che il dolore vero è tutt'altra cosa, senza paragoni.
Alla fine, come sempre (per noi miscredenti), la salvezza è individuale. Io, l'11 settembre lavoro. E i momenti in cui non lavoro sto a casa e festeggio il compleanno di mia figlia. Amare la vita più di quanto loro amino la morte: non vedo altra risposta.
Poi, per quanto mi è possibile, cambio canale ogni volta che va in onda un servizio o uno speciale su quel giorno. Tanto è da quattro anni che raschiano il fondo del barile. Quello che avevano da dire lo hanno già detto da un pezzo. Non voglio sentirle quelle voci, non voglio più vedere le immagini dei due che si gettano da una finestra del World Trade Center tenendosi per mano. Nun me regge la pompa. E temo che non mi reggerà mai.
Le voci. Le storie. Sono quelle che mi fanno stare male più di tutto. Le telefonate di chi sapeva che stava per morire. Le ultime parole per chi era a casa. Per chi sopravviveva. E forse ci sarei pure riuscito, quest'anno, a non starci male. Non fosse stato per Peggy Noonan.
E' successo venerdì. Peggy Noonan è l'ex ghost writer di Ronald Reagan e del suo successore alla Casa Bianca George Bush. Per Ronnie ha scritto discorsi come questo. Ora scrive editoriali sul Wall Street Journal. Da queste parti, manco a dirlo, la sua lettura è uno dei due motivi che rendono il venerdì un giorno speciale (l'altro motivo è che il giorno dopo è sabato).
Forse la colpa è proprio dell'automatismo di certi rituali. Apri la pagina dei commenti del Wsj, l'occhio ti cade sulla firma e inizi a leggere cosa ha scritto. E capisci che anche quest'anno la cazzata l'hai fatta. Bella grossa.
E dire che Peggy mi aveva avvisato. L'articolo si intitolava "I Just Called to Say I Love You - The sounds of 9/11, beyond the metallic roar". Più chiaro di così. Sarò stato distratto. Oppure volevo andarmela a cercare. A pensarci bene è più probabile la seconda. L'ho letto.
L'ho letto, e ora sto male e mi rode.
Something terrible had happened. Life was reduced to its essentials. Time was short. People said what counted, what mattered. It has been noted that there is no record of anyone calling to say, "I never liked you," or, "You hurt my feelings." No one negotiated past grievances or said, "Vote for Smith." Amazingly --or not--there is no record of anyone damning the terrorists or saying "I hate them."
No one said anything unneeded, extraneous or small. Crisis is a great editor. When you read the transcripts that have been released over the years it's all so clear.
Flight 93 flight attendant Ceecee Lyles, 33 years old, in an answering-machine message to her husband: "Please tell my children that I love them very much. I'm sorry, baby. I wish I could see your face again."
Thirty-one-year-old Melissa Harrington, a California-based trade consultant at a meeting in the towers, called her father to say she loved him. Minutes later she left a message on the answering machine as her new husband slept in their San Francisco home. "Sean, it's me, she said. "I just wanted to let you know I love you."
Capt. Walter Hynes of the New York Fire Department's Ladder 13 dialed home that morning as his rig left the firehouse at 85th Street and Lexington Avenue. He was on his way downtown, he said in his message, and things were bad. "I don't know if we'll make it out. I want to tell you that I love you and I love the kids."
Ci sto male e mi rode, dicevo. Ora, bisogna capirsi. Chi scrive, nel tempo, si è fatto la sua bella matassina di pelo sullo stomaco. Non proprio modello Franco Califano, ma ci difendiamo comunque bene. Forse ha ragione chi dice che mettere su famiglia aumenta l'empatia e la sofferenza dinanzi a certe storie, che altrimenti sarebbero apparse distanti. Forse.
Così, anche quest'anno mi faccio la mia bella dose di mal di pancia. Certo, penso a chi ci ha lasciato un figlio, una moglie o un genitore, sotto quelle macerie, in quello che doveva essere un giorno come un altro, penso a chi tiene conservata in una scatola la cassetta della segreteria telefonica, ultimo ricordo di chi non è tornato, e so benissimo che il dolore vero è tutt'altra cosa, senza paragoni.
Alla fine, come sempre (per noi miscredenti), la salvezza è individuale. Io, l'11 settembre lavoro. E i momenti in cui non lavoro sto a casa e festeggio il compleanno di mia figlia. Amare la vita più di quanto loro amino la morte: non vedo altra risposta.
Poi, per quanto mi è possibile, cambio canale ogni volta che va in onda un servizio o uno speciale su quel giorno. Tanto è da quattro anni che raschiano il fondo del barile. Quello che avevano da dire lo hanno già detto da un pezzo. Non voglio sentirle quelle voci, non voglio più vedere le immagini dei due che si gettano da una finestra del World Trade Center tenendosi per mano. Nun me regge la pompa. E temo che non mi reggerà mai.