Prodi "l'europeo" e la Chiesa sotterranea cinese
di Fausto Carioti
Almeno otto milioni di cinesi guardano con un interesse particolare al viaggio in Cina di Romano Prodi e dei suoi ministri. Sono gli appartenenti alla Chiesa cattolica sotterranea, che fa riferimento al Vaticano. Il messaggio che costoro hanno inviato alle autorità italiane tramite Asia News, l’agenzia stampa di padre Bernardo Cervellera, è inequivocabile: Prodi chieda al governo cinese di rilasciare tutti i vescovi in prigione, o almeno si faccia dare notizie sul loro stato di salute. Il premier italiano dovrebbe impegnarsi anche per convincere i cinesi che la libertà religiosa è indispensabile per la costruzione di una società stabile e in armonia.
In tutto, i cattolici in Cina sono oltre dodici milioni. Agli otto milioni legati alla Chiesa di Roma, costretti a professare la loro fede in clandestinità, occorre infatti aggiungere i quattro milioni che fanno riferimento all’associazione patriottica, ovvero alla chiesa nazionale, creata dal partito comunista cinese nel 1957 con l’intento di tenere i cattolici il più lontano possibile dal Papa, al quale non è riconosciuto alcun potere, nemmeno nella nomina dei vescovi. Di pari passo con il lento disgelo tra il Vaticano e Pechino, queste due comunità si stanno avvicinando. Ma la normalizzazione dei rapporti tra il regime e la Santa Sede passa necessariamente attraverso la scarcerazione dei tanti sacerdoti e dei fedeli imprigionati.
Il primo di cui i cattolici cinesi vorrebbero avere notizie è il vescovo di Baoding, Giacomo Su Zhimin, sequestrato dalla polizia nel 1996 e da allora scomparso. L’anno dopo è stato rapito il suo ausiliario, monsignor Francesco An Shuxin, e sorte analoga è toccata ad alcuni sacerdoti della stessa diocesi. Da allora, di tutti costoro non si hanno più notizie. Se è ancora in vita, Su Zhimin oggi ha 73 anni. «Io chiedo al vostro primo ministro che venga liberato questo vescovo ormai anziano, o almeno si faccia dare notizie sulla sua salute e su dove è sequestrato», è la richiesta inviata a Prodi, tramite padre Cervellera, da un cattolico cinese.
Rovistando nella bottega degli orrori degli eredi di Mao ci si imbatte nella scomparsa di una lunga serie di sacerdoti, tra cui figurano almeno altri quattro vescovi. Nel 2001 è stato prelevato da due automobili monsignor Cosma Shi Enxiang, 83enne, della diocesi di Yixian: le autorità hanno negato qualunque coinvolgimento, e il vescovo risulta ufficialmente sparito nel nulla. Nel 2005 è stato fatto incarcerare monsignor Yao Liang, vescovo ausiliare di Xiwanzi, di 84 anni, assieme a un altro sacerdote e a novanta fedeli. La loro colpa: aver organizzato un pellegrinaggio al monte Muozi, nell’entroterra della Mongolia. Negli stessi mesi è stato arrestato e messo in isolamento monsignor Han Dingxian, 67enne vescovo di Yongnian, che era già stato in carcere per venti anni. E pochi mesi fa è stato il turno di monsignor Giulio Jia Zhiguo, 69 anni, vescovo di Zhending, già sottoposto a ripetuti tentativi di lavaggio del cervello per convincerlo ad aderire all’associazione patriottica. Tutti costoro avevano già avuto modo di conoscere più volte le carceri cinesi.
Di recente, dopo dieci anni di prigionia, è stato liberato monsignor Francesco An Shuxin, vescovo ausiliare di Baoding: ha accettato di essere riconosciuto dal governo, ma senza firmare la sua appartenenza all’associazione patriottica. Spesso, però, i prelati rapiti dalla polizia cinese ricompaiano solo da morti. Moltissimi, poi, i vescovi della chiesa “sotterranea” che vengono sequestrati per periodi più o meno brevi, sottoposti a trattamento di “rieducazione” e riportati nella loro chiesa, dove però è loro impedito qualsiasi contatto con i fedeli o con altri sacerdoti.
È per tutte queste persecuzioni che viene chiesto a Prodi di spendere una parola dinanzi al governo di Pechino. Sarebbe un gesto importante, in linea con la decisione presa dall’europarlamento, che la settimana scorsa ha invitato la Cina a liberare tutti i cristiani detenuti per la loro fede. Ma chissà se stavolta Prodi avrà la voglia - e il coraggio - di fare l’europeo.
© Libero. Pubblicato il 14 settembre 2006.
Letture complementari consigliate:
"La Cina e i Radicali" di Marco Taradash
"Svolte radicali - Emma la cinese" di Mario Sechi
Almeno otto milioni di cinesi guardano con un interesse particolare al viaggio in Cina di Romano Prodi e dei suoi ministri. Sono gli appartenenti alla Chiesa cattolica sotterranea, che fa riferimento al Vaticano. Il messaggio che costoro hanno inviato alle autorità italiane tramite Asia News, l’agenzia stampa di padre Bernardo Cervellera, è inequivocabile: Prodi chieda al governo cinese di rilasciare tutti i vescovi in prigione, o almeno si faccia dare notizie sul loro stato di salute. Il premier italiano dovrebbe impegnarsi anche per convincere i cinesi che la libertà religiosa è indispensabile per la costruzione di una società stabile e in armonia.
In tutto, i cattolici in Cina sono oltre dodici milioni. Agli otto milioni legati alla Chiesa di Roma, costretti a professare la loro fede in clandestinità, occorre infatti aggiungere i quattro milioni che fanno riferimento all’associazione patriottica, ovvero alla chiesa nazionale, creata dal partito comunista cinese nel 1957 con l’intento di tenere i cattolici il più lontano possibile dal Papa, al quale non è riconosciuto alcun potere, nemmeno nella nomina dei vescovi. Di pari passo con il lento disgelo tra il Vaticano e Pechino, queste due comunità si stanno avvicinando. Ma la normalizzazione dei rapporti tra il regime e la Santa Sede passa necessariamente attraverso la scarcerazione dei tanti sacerdoti e dei fedeli imprigionati.
Il primo di cui i cattolici cinesi vorrebbero avere notizie è il vescovo di Baoding, Giacomo Su Zhimin, sequestrato dalla polizia nel 1996 e da allora scomparso. L’anno dopo è stato rapito il suo ausiliario, monsignor Francesco An Shuxin, e sorte analoga è toccata ad alcuni sacerdoti della stessa diocesi. Da allora, di tutti costoro non si hanno più notizie. Se è ancora in vita, Su Zhimin oggi ha 73 anni. «Io chiedo al vostro primo ministro che venga liberato questo vescovo ormai anziano, o almeno si faccia dare notizie sulla sua salute e su dove è sequestrato», è la richiesta inviata a Prodi, tramite padre Cervellera, da un cattolico cinese.
Rovistando nella bottega degli orrori degli eredi di Mao ci si imbatte nella scomparsa di una lunga serie di sacerdoti, tra cui figurano almeno altri quattro vescovi. Nel 2001 è stato prelevato da due automobili monsignor Cosma Shi Enxiang, 83enne, della diocesi di Yixian: le autorità hanno negato qualunque coinvolgimento, e il vescovo risulta ufficialmente sparito nel nulla. Nel 2005 è stato fatto incarcerare monsignor Yao Liang, vescovo ausiliare di Xiwanzi, di 84 anni, assieme a un altro sacerdote e a novanta fedeli. La loro colpa: aver organizzato un pellegrinaggio al monte Muozi, nell’entroterra della Mongolia. Negli stessi mesi è stato arrestato e messo in isolamento monsignor Han Dingxian, 67enne vescovo di Yongnian, che era già stato in carcere per venti anni. E pochi mesi fa è stato il turno di monsignor Giulio Jia Zhiguo, 69 anni, vescovo di Zhending, già sottoposto a ripetuti tentativi di lavaggio del cervello per convincerlo ad aderire all’associazione patriottica. Tutti costoro avevano già avuto modo di conoscere più volte le carceri cinesi.
Di recente, dopo dieci anni di prigionia, è stato liberato monsignor Francesco An Shuxin, vescovo ausiliare di Baoding: ha accettato di essere riconosciuto dal governo, ma senza firmare la sua appartenenza all’associazione patriottica. Spesso, però, i prelati rapiti dalla polizia cinese ricompaiano solo da morti. Moltissimi, poi, i vescovi della chiesa “sotterranea” che vengono sequestrati per periodi più o meno brevi, sottoposti a trattamento di “rieducazione” e riportati nella loro chiesa, dove però è loro impedito qualsiasi contatto con i fedeli o con altri sacerdoti.
È per tutte queste persecuzioni che viene chiesto a Prodi di spendere una parola dinanzi al governo di Pechino. Sarebbe un gesto importante, in linea con la decisione presa dall’europarlamento, che la settimana scorsa ha invitato la Cina a liberare tutti i cristiani detenuti per la loro fede. Ma chissà se stavolta Prodi avrà la voglia - e il coraggio - di fare l’europeo.
© Libero. Pubblicato il 14 settembre 2006.
Letture complementari consigliate:
"La Cina e i Radicali" di Marco Taradash
"Svolte radicali - Emma la cinese" di Mario Sechi