Che Guevara, quarant'anni di favole a buon mercato

Oggi, 9 ottobre, è il quarantesimo anniversario dalla morte di Ernesto Che Guevara. In queste quattro decadi il comunista argentino è diventato un'icona pop che simboleggia valori ben distanti dalla sua figura. Persino sulla prima pagina di Liberazione, nel solito articolo agiografico, si ricorda che «aveva il mitra e la pistola, diceva di volere creare "1000 Vietnam", cioè di voler portare la guerriglia in tutto il mondo». In realtà, Guevara diceva esplicitamente di voler esportare l'odio e la violenza. Come si legge nel suo messaggio alla Tricontinentale, pubblicato nel 1967:
The great lesson of the invincibility of the guerrillas taking root in the dispossessed masses. The galvanizing of the national spirit, the preparation for harder tasks, for resisting even more violent repressions. Hatred as an element of the struggle; a relentless hatred of the enemy, impelling us over and beyond the natural limitations that man is heir to and transforming him into an effective, violent, selective and cold killing machine. Our soldiers must be thus; a people without hatred cannot vanquish a brutal enemy.
Insomma, solo gli ignoranti possono sfilare a una manifestazione pacifista indossando una maglietta con la sua effige.

Per sfuggire da facili entusiasmi e ideologie alla moda, da questo stesso blog, qui trovate il bilancio certificato dei suoi 216 omicidi compiuti a Cuba (con tanto di nome e cognome delle vittime), qui dieci luoghi comuni su Che Guevara, smontati a dovere da Alvaro Vargas Llosa (autore di questo libro, appena uscito in Italia), qui la differenza tra la mitologia pacifista propagandata da sua figlia Aleida e la realtà delle parole e dei fatti dello stesso Guevara, qui quello che dice di lui l'esule cubano Andy Garcia, uno dei pochi attori di Hollywood che non si fanno problemi a ricordare le cose come stanno.

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