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Visualizzazione dei post da aprile, 2007

La sceneggiata di Arturo

Scene da teatro dell'assurdo. Ma non è Eugène Jonesco: è Arturo Parisi. L'uomo su cui ricade la responsabilità politica della presenza militare italiana in Afghanistan, nella provincia di Herat, quello che dovrebbe spiegare alla nazione ciò che stanno facendo i nostri soldati laggiù, insomma il ministro della Difesa, non solo non ne sa nulla, ma fa sapere a tutti di brancolare nel buio. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, è «preoccupato per un eventuale coinvolgimento» dei militari italiani in Afghanistan in «azioni estranee alla missione autorizzata dal Parlamento». Lo riferisce il portavoce del ministro, Andrea Armaro, con riferimento all' offensiva condotta dalle forze Usa e afgane nella provincia di Herat . A questo riguardo, il ministro «ha chiesto con urgenza informazioni più dettagliate al nostro Stato maggiore». Come fa Parisi a parlare di «eventuale» coinvolgimento, a non sapere se e perché i nostri soldati stanno sparando? Perché si dice «preoccupato» da ciò

Il bello e il nuovo del governo Prodi

di Fausto Carioti Nella sinistra italiana c'è del nuovo e c'è del bello. Ma, come disse Gioacchino Rossini al giovane compositore che gli chiedeva un giudizio sulla sua musica, «ciò che vi è di bello non è nuovo e ciò che vi è di nuovo non è bello». Di bello, ma scopiazzato senza ritegno, c'è l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. La proposta la lanciò Silvio Berlusconi il 3 aprile del 2006, al termine del duello televisivo con Romano Prodi. Un intervento poco costoso, ma importantissimo, spiegò l'allora premier: «Si tratta di 2,3-2,5 miliardi di mancato gettito. È una sciocchezza, sono facilmente reperibili». Commentò Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani: «Berlusconi è in preda a un delirio. La prossima volta dirà che vuole abolire l'Iva». Passano dodici mesi. Parlando al congresso di ciò che resta del suo partitino dopo l'addio di Armando Cossutta, Diliberto tira fuori dalla kefiah un'idea originale: l'abolizione dell'Ici

Se 23 giorni vi sembran pochi

Questo blog, mercoledì 4 aprile 2007 . Il Corriere.it, venerdì 27 aprile 2007 .

Immigrazione: perché il governo ha sbagliato tutto

di Fausto Carioti Di solito ce lo insegnano da bambini: prima il dovere, poi il piacere. Non tutti, però, abbiamo avuto le stesse maestre. La sinistra italiana ha scelto la strada opposta: dare diritti agli immigrati senza nulla pretendere in cambio (a parte una croce sulla scheda elettorale, ovviamente). «Io oggi ti do il diritto di voto alle amministrative e domani ti rendo cittadino italiano. Così ti sarai integrato nel tuo nuovo Paese»: questa è la filosofia alla base del provvedimento adottato martedì scorso dal governo Prodi. Era scritto anche nel programma con cui l’Unione si presentò alle elezioni: «L’acquisizione della cittadinanza è il più efficace strumento giuridico di integrazione di cui le democrazie liberali dispongano». I privilegi, insomma, sono visti dalla sinistra come il mezzo per rendere gli immigrati “integrati”, cioè inseriti nella società italiana e ligi alle leggi. Che è come dire: «Ti consegno le chiavi di casa e sarai libero di fare quello che ti pare. Così s

Al fianco di Italian Blogs for Darfur

Il più grande difetto dei blog è quello di essere autoreferenziali. Per questo, ogni volta che mettono la testa fuori dal guscio per una causa degna, meritano approvazione e sostegno. Su segnalazione dell'amico Pequenito informo gli interessati di una iniziativa meritoria: il Global Day for Darfur. L'invito, a chi può, è di esserci. Venerdì 27 Aprile 2007, ore 11.00 , alla Camera dei Deputati: conferenza stampa sulla situazione in Darfur. Domenica 29 aprile, dalle 10 alle 14.00 : manifestazione da Piazza Madonna di Loreto, Via dei Fori Imperiali, sino agli info points nei pressi del Colosseo, dove sarà in esposizione la mostra di "Una vignetta per il Darfur". Per la prima volta in Italia, a Roma, in contemporanea con circa cinquanta Paesi nel mondo, si svolgerà il Global Day for Darfur, grazie all'impegno di Italian Blogs for Darfur , movimento per i diritti umani di cui fanno parte giornalisti, operatori sociali ed esponenti della società civile. Il conflitto in

"Infedele", di Ayaan Hirsi Ali

di Fausto Carioti Compagne femministe, dove siete? Brave opinioniste democratiche di Manifesto, Unità, Repubblica e Liberazione: coraggio. Tanto lo sappiamo tutti che se fosse uscito il libro di una donna incavolata con papa Ratzinger avreste inzuppato la penna nell’odio anticlericale e montato un caso umano, politico e giornalistico, copiandovi e citandovi l’una con l’altra. Invece, ora che avete tra le mani la denuncia di una donna (nera e atea!) contro l’islam e i suoi oscurantismi, tutte zitte. Le poche, pochissime che diranno qualcosa su “Infedele”, la biografia di Ayaan Hirsi Ali che Rizzoli ha appena spedito nelle librerie, lo faranno per imbottire i loro discorsi di distinguo, per dirci che in fondo la chiesa di Roma e l’islam trattano le donne più o meno allo stesso modo, che anche quella italiana è una cultura maschilista, e ripeteranno che Theo van Gogh era un personaggio “controverso”, lasciando intendere che chi gli era vicino non potesse essere poi tanto diverso da lui. B

Anticipazione da "Eurabia" di Bat Ye’or

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Come noto, non è stata Oriana Fallaci a usare per prima il termine "Eurabia" per descrivere l'involuzione islamica dell'Europa. La grande fiorentina l'ha ripreso dalla studiosa egiziana Bat Ye’or ("figlia del Nilo"). La casa editrice Lindau ha appena pubblicato la traduzione italiana del libro più noto di Bat Ye´or, che ha come titolo proprio "Eurabia - Come l’Europa è diventata anticristiana, antioccidentale, antiamericana, antisemita". Il volume è disponibile in tutte le librerie. Per gentile concessione della Lindau, ne pubblico un capitolo. In fondo al post, gli interessati potranno trovare l'indice del libro e il link al sito della casa editrice. Capitolo 9 L’allineamento culturale: i seminari euroarabi A partire dagli anni ’70, le politiche europee sull’immigrazione furono assoggettate all’obiettivo del Dialogo Euro-Arabo, imposto dagli stati arabi e dalle loro lobby in Europa: fondere le due sponde del Mediterraneo in una civiltà co

"Antisemitismo a sinistra"

di Fausto Carioti Brucia. Dio come brucia il libro di Gadi Luzzatto Voghera. “Antisemitismo a sinistra”, in uscita in questi giorni per Einaudi, è un trapano da dentista dritto sul nervo scoperto della gauche italienne , senza manco l’ombra dell’anestesia. Fa un male cane a) perché dice cose vere; b) perché sono cose che la sinistra, specie quella italiana, in grandissima parte si rifiuta di vedere e di sentire; c) perché chi le scrive è un ebreo di sinistra che a sinistra, nonostante tutto, è rimasto. E quali argomenti tiri fuori contro “uno dei tuoi” che porta alla luce tutte quelle cose inconfessabili che, in cuor tuo, sai benissimo essere vere? Così, con un malanimo simile a quello che a suo tempo ha accolto “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, la sinistra si trova ora a fare i conti con chi le sbatte in faccia la propria cartella clinica, dove l’antisemitismo, ovviamente mascherato da antisionismo, appare in primo piano come la più grossa delle metastasi. Una dolorosissima op

Il minimo di coerenza necessaria

Dopo avere passato anni in piazza a gridare "Via l'Italia dalla Nato, via la Nato dall'Italia", dopo aver nutrito l'odio antiamericano, dopo essersi battuti contro la base Nato di Vicenza, dopo aver definito George W. Bush uno dei più più grandi criminali del mondo, dopo aver vomitato tutto il male possibile sulla politica militare della Casa Bianca, beh, dopo tutto questo e molto altro ancora, il minimo che Fausto Bertinotti, Oliviero Diliberto, Gino Strada, Franco Giordano, Dario Fo, Franca Rame, Russo Spena, Paolo Cento, Marco Rizzo e gli altri antiamericani di professione (con tante scuse a quelli che non ho citato) possono fare adesso è chiedere al governo Prodi che l'Italia non sia compresa tra i Paesi protetti dalla scudo spaziale antimissile americano. Intendo una battaglia politica seria, non due parole buttate lì tanto per farsi leggere dagli elettori, nella speranza che poi non ci sia alcun seguito. Mi pare davvero il minimo di coerenza necessaria.

Le ragioni dei cinesi

di Fausto Carioti Eppure siamo tutti cinesi. Guardando ai disordini scoppiati nella Chinatown milanese, imprenditori e contribuenti farebbero bene a realizzare che un po' cantonesi qui in Italia lo siamo tutti, e che spellarsi le mani per applaudire uno Stato che leva l'automobile a un commerciante perché l'ha usata per trasportare qualche scatola di scarpe in negozio è come applaudire il proprio torturatore perché stavolta ha preferito infierire su qualcun altro. Una soddisfazione forse comprensibile dal punto di vista umano, ma di certo alquanto miope: passata la smania momentanea per i cinesi, i prossimi a finire impiccati ai lacci e ai lacciuoli della nostra legislazione torneranno a essere i tartassati italiani. Perché va bene il principio del "rule of law", il rispetto della legge e il fatto che essa debba valere per tutti. Ma se la legge è vessatoria e chi la dovrebbe applicare è forte con i deboli e debole con i forti (almeno a Roma funziona così), incavol

Come deresponsabilizzare una generazione

Un incentivo (l'ennesimo) al piagnisteo generazionale è appena arrivato dall'Istat. Il cui direttore centrale ha spiegato che i giovani italiani (giovani si fa per dire: si parla di gente più vicina ai 35 anni che ai 25) sono costretti a vivere con i genitori perché sono lavoratori precari e non hanno la disponibilità economica per andare a vivere da soli. Detta altrimenti: se a 34 anni vivo ancora con la mamma la colpa non è mia, ma del pacchetto Treu e della legge Biagi, insomma del mercato del lavoro, insomma della società. Un ottimo modo per rimuovere dalla coscienza di una generazione quel poco di responsabilità che le resta. E basta leggere il raffronto tra un paio di dati italiani ed europei (all'Istat dovrebbero averne una discreta collezione) per rendersi conto che si tratta di una scusa infondata. Primo dato: il tasso di precarietà del lavoratore italiano è del tutto in linea con quello europeo. Anzi, negli altri Paesi della Ue, in media, esso è un po' alto.

Berlusconi addio, adesso il bersaglio della sinistra è Fassino

di Fausto Carioti Roba che non si vedeva dal 1993, quando Silvio Berlusconi era ancora "solo" Sua Emittenza e non si era trasformato nell'incarnazione di tutto quello che la sinistra italiana detesta. Si chiama "M", è apparso in edicola ieri per la prima volta ed è il nuovo inserto satirico allegato all'Unità. Sedici pagine nelle quali non compaiono mai, nemmeno una volta, né il nome né la faccia né il conflitto d'interessi né i procedimenti penali né le amicizie pericolose né i tacchi rialzati di Berlusconi. Un Cavaliere inesistente, come se per la sinistra la spina nel fianco non fosse più lui. Per il leader di Forza Italia, il brutto è che è proprio così: la preoccupazione numero uno dei compagni oggi è un'altra, e fossimo in lui cercheremmo di trovare al più presto un modo per tornare in cima agli incubi della maggioranza. Per la sinistra, il brutto è che la nuova rogna da grattare si chiama partito democratico, e il posto di Berlusconi è stato p

Il Fronte cristiano combattente, l'islam e la politica che non c'è

di Fausto Carioti Volessimo imitare quello che fanno tanti esponenti della sinistra in simili occasioni, apriremmo la cassetta degli attrezzi e ne tireremmo fuori la tesi furbetta del “cui prodest”. Suonerebbe più o meno così: l’imbecille che ieri a Milano ha tirato alcune molotov contro la sede dell’organizzazione Islamic Relief e ha rivendicato l’attentato come opera del “Fronte cristiano combattente” non è certo un cristiano. Al contrario, è qualcuno che vuole fare apparire le organizzazioni islamiche, anche le più discusse, come vittime. Quindi, basta pensare a “chi giova” l’attentato di ieri, peraltro compiuto in un orario nel quale non era possibile fare del male a nessuno, per capire chi c’è dietro. Ecco, per fortuna non solo non siamo di sinistra, ma siamo anche estranei a simili dietrologie. Il ragionamento che leggerete è di tutt’altra pasta. Quando non si hanno prove di alcun genere è bene lasciare parlare i fatti. E i fatti, al momento, dicono che ieri mattina, intorno alle

Un tesoretto, quattro prese in giro

Romano Prodi ha appena spiegato, in una lunga lettera al Corriere della Sera , come intende usare il cosiddetto "tesoretto", ovvero la quota di gettito fiscale superiore alle attese che il governo oggi si trova in mano - a detta dei ministri inaspettatamente, e comunque solo grazie all'azione dell'attuale esecutivo - e può spendere per fare un po' di regalini pelosi agli elettori in coincidenza con la campagna elettorale per le amministrative. In ballo ci sono 10 miliardi di euro, 7,5 dei quali, però, serviranno alla riduzione del deficit. Restano quindi, da usare pronto cassa, 2,5 miliardi. Da dividere in tre parti: «Due di queste tre parti (il 66%)», scrive Prodi, «andranno, in diverse forme, a favore di chi, lavoratore, pensionato o disoccupato, affronta con maggior difficoltà il cammino delle propria esistenza. (...) Il restante terzo (33%) andrà alle imprese e alle politiche per la crescita, lo sviluppo e gli investimenti». Si tratta di una enorme presa in gi

L'imbarazzo di Amato davanti ai due imam di Torino

Sarebbe bello sbagliarsi, ma ormai pare chiaro: Giuliano Amato non farà nulla per rimuovere i due imam salafiti di Torino sorpresi a predicare la violenza dalle telecamere nascoste di Anno Zero. Lui stesso, ieri, parlando alla Camera, ha spiegato la sua ritrosia a ricorrere ai poteri che il ministro dell'Interno ha sin dai tempi della legge Turco-Napolitano . Poteri che gli consentono, «per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato», di «disporre l’espulsione dello straniero anche non residente nel territorio dello Stato». Tutto quello che Amato intende fare è aspettare le indagini della magistratura. A usare il potere politico di cui dispone, ad esempio facendo visionare e tradurre al Viminale il materiale filmato dalla troupe di Santoro e agire d'urgenza, non ci pensa proprio. Da notare che la procura di Torino al momento ha aperto un fascicolo contro ignoti senza che vi sia indicata alcuna ipotesi di reato (in parole povere: a tutt'oggi non solo non esistono i

L'Occidentale intervista Bruce Bawer

I lettori di questo blog sanno che da queste parti si ha un debole per Bruce Bawer (il suo libro più importante è questo , il consiglio è sempre il solito: compratelo. Su questo blog lui lo trovate citato, ad esempio, qui , qui e qui ). Ora, su umile suggerimento del sottoscritto, l'Occidentale ha fatto a Bawer un'intervista tutta da leggere. Una pillolina: Come è potuto accadere che gli immigrati musulmani in Europa siano divenuti spesso così ostili e aggressivi verso paesi che pure sono stati piuttosto generosi nei loro confronti. Cosa è andato storto? La generosità è proprio parte del problema. Ha fatto da nutrimento a risentimento e autocommiserazione. Ma la generosità è solo un aspetto di quell’attitudine culturale alla sottomissione di una parte delle élite europee che ha incoraggiato il disprezzo dei musulmani europei verso l’Occidente e i suoi valori. Ovviamente questo disprezzo è già parte integrante della cultura musulmana. Nelle scuole, nelle moschee, e nei progra

La fine del "fattore C"

di Fausto Carioti Non c’è niente da ridere, l’argomento è serissimo. La fortuna irradiata da Romano Prodi, quel “fattore C” che sembrava accompagnare dalla nascita il professore bolognese, non c’è più. Da tempo gli influssi benefici emanati dal leader dell’Ulivo sono oggetto di profonde riflessioni filosofiche e politologiche a sinistra. Basta leggere quello che ne ha scritto una delle poche vere teste pensanti della gauche, Edmondo Berselli, direttore di una rivista seria come il Mulino. L’articolo, apparso su Repubblica nell’ottobre del 2004, s’intitolava « Il mago Romano e il “fattore C” », e rappresenta a tutt’oggi il più approfondito studio fenomenologico sulle terga del premier. Berselli fu il primo a chiamarlo con il suo nome: «È il Culo di Prodi. Categoria mitologica che verrà usata per esteso solo questa volta, per rispetto ai lettori e per non sfidare sorti e superstizioni. Come tutti i fenomeni meravigliosi, come un monstrum smisurato e stupefacente, come un prodigio prenatu