Una partita politica
Inutile girarci attorno. Quella che si sta giocando attorno allo scandalo che ha coinvolto gli ultimi campionati di calcio italiani è una partita politica, prima ancora che sportiva. E l'interesse, data per penalizzata la Juventus, a questo punto è soprattutto per il verdetto che riguarderà il Milan. Cioè Silvio Berlusconi: colpevole o innocente? Truffatore o truffato?
Che sia una questione politica è scritto nei fatti. Lo è perché la giustizia sportiva è stata data in appalto dalla sinistra a Francesco Saverio Borrelli, nemico numero uno di Berlusconi. Perché alla guida della Federcalcio è stato messo Guido Rossi, un esperto di diritto societario vicinissimo alla sinistra (dal 1987 al 1992 fu parlamentare indipendente eletto nelle liste del Pci). Perché Berlusconi è il presidente del Milan, e il connubio tra calcio e politica è stato, sin dalla nascita di Forza Italia, uno dei tratti distintivi della sua grande avventura da capopopolo, non a caso avviata, nel gennaio del 1994, proprio con una metafora calcistica: «Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica...». Un Milan penalizzato ritorcerebbe contro Berlusconi il transfert calcio-politica che sinora è stato uno dei veicoli del suo successo (non a caso, appena la legge glielo ha consentito, cioè appena smessi i panni di presidente del Consiglio, ha annunciato il suo ritorno alla presidenza del club di via Turati).
Inutile dire che a sinistra, persa la possibilità di liberarsi dell'odiato avversario tramite la giustizia ordinaria, più di uno sogni quantomeno di ridimensionarlo grazie alla giustizia sportiva. La presenza di Borrelli nel ruolo di giudice di Berlusconi autorizza simili sogni. E la frase pronunciata oggi da Rossi («Non mi aspettavo di trovare una situazione così grave, credevo fosse molto più circoscritta») significa, né più né meno, che il commissario straordinario della Federcalcio ritiene che la Juventus non sia la sola squadra inguaiata di brutto nello scandalo, e che le colpe degli altri non siano poi incomparabili rispetto a quelle di Luciano Moggi. L'impressione è che per Berlusconi il Borrelli 2 possa rivelarsi più pericoloso del Borrelli 1.
Update del 2 giugno. E oggi La Stampa scrive: "C’è il Milan nel mirino. Di fianco al sistema Moggi esisteva - sostengono i magistrati di Napoli - un sistema Milan. Diverso, forse meno ramificato, sicuramente non meno efficace".
Che sia una questione politica è scritto nei fatti. Lo è perché la giustizia sportiva è stata data in appalto dalla sinistra a Francesco Saverio Borrelli, nemico numero uno di Berlusconi. Perché alla guida della Federcalcio è stato messo Guido Rossi, un esperto di diritto societario vicinissimo alla sinistra (dal 1987 al 1992 fu parlamentare indipendente eletto nelle liste del Pci). Perché Berlusconi è il presidente del Milan, e il connubio tra calcio e politica è stato, sin dalla nascita di Forza Italia, uno dei tratti distintivi della sua grande avventura da capopopolo, non a caso avviata, nel gennaio del 1994, proprio con una metafora calcistica: «Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica...». Un Milan penalizzato ritorcerebbe contro Berlusconi il transfert calcio-politica che sinora è stato uno dei veicoli del suo successo (non a caso, appena la legge glielo ha consentito, cioè appena smessi i panni di presidente del Consiglio, ha annunciato il suo ritorno alla presidenza del club di via Turati).
Inutile dire che a sinistra, persa la possibilità di liberarsi dell'odiato avversario tramite la giustizia ordinaria, più di uno sogni quantomeno di ridimensionarlo grazie alla giustizia sportiva. La presenza di Borrelli nel ruolo di giudice di Berlusconi autorizza simili sogni. E la frase pronunciata oggi da Rossi («Non mi aspettavo di trovare una situazione così grave, credevo fosse molto più circoscritta») significa, né più né meno, che il commissario straordinario della Federcalcio ritiene che la Juventus non sia la sola squadra inguaiata di brutto nello scandalo, e che le colpe degli altri non siano poi incomparabili rispetto a quelle di Luciano Moggi. L'impressione è che per Berlusconi il Borrelli 2 possa rivelarsi più pericoloso del Borrelli 1.
Update del 2 giugno. E oggi La Stampa scrive: "C’è il Milan nel mirino. Di fianco al sistema Moggi esisteva - sostengono i magistrati di Napoli - un sistema Milan. Diverso, forse meno ramificato, sicuramente non meno efficace".