Così la sinistra straccia il regolamento e mette il bavaglio al Senato

Il regolamento del Senato parla chiaro. All'articolo 93 stabilisce che esistono una cosa chiamata "questione pregiudiziale", ovvero la richiesta «che un dato argomento non debba discutersi», e una cosa chiamata "questione sospensiva", vale a dire la richiesta che «la discussione o deliberazione debba rinviarsi». Esse possono essere proposte «da un Senatore prima che abbia inizio la discussione». Particolare fondamentale: «La discussione non può proseguire se non dopo che il Senato si sia pronunziato su di esse». Insomma, qualunque senatore, purché lo chieda nei tempi debiti, può proporre la questione pregiudiziale o lo sospensiva, che hanno la precedenza su tutto. Esse debbono essere messe ai voti: se passano, la richiesta è accolta. Sembra tutto molto comprensibile. E invece no.
Martedì 27 giugno il senatore forzista Lucio Malan annuncia che il giorno dopo, in vista della discussione sul decreto di "spacchettamento" dei ministeri, intende avanzare la questione pregiudiziale. Il resoconto stenografico della seduta pomeridiana di martedì 27 giugno riporta testualmente le seguenti parole di Malan: «Preannuncio alla Presidenza che domani sul provvedimento seguente, dopo che sarà esaurita con il voto la discussione del disegno di legge in esame (...), intendo prendere la parola per presentare una questione pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento. Comunico anche l'intenzione da parte del collega senatore Stracquadanio di fare lo stesso, mentre il senatore Pastore intende porre una questione sospensiva. (...) Deposito anche la mia richiesta per iscritto».
Colui che presiede l'aula, il diessino Gavino Angius, non ha (né può avere) alcunché da obiettare. Anzi, fornisce tutte le rassicurazioni possibili: «Senatore Malan, lei non deve avere dubbi sul fatto che saranno preservate tutte le sue prerogative e l'esercizio di esse nella prossima seduta, in quelle future come in quelle passate. (...) Quello che lei ha annunciato rimane sul resoconto ma, lo ripeto, le prerogative sue e dei colleghi ai quali ha fatto riferimento, nonché anche quelle degli altri, saranno assolutamente preservate».
Nella seduta successiva, quella della mattina di mercoledì 28 giugno, le cose vanno però diversamente. Franco Marini, giunto da poco a presiedere la seduta, appena si apre la discussione sul decreto "spacchetta-ministeri", ovvero quando si arriva al momento in cui dovrebbero essere affrontate la questione pregiudiziale annunciata da Malan e la questione sospensiva chiesta da Pastore, passa la parola direttamente al governo, intenzionato a chiedere la fiducia. Marini così viola l'articolo 93 e prova a stabilire un precedente (inaudito in un Parlamento) della primazia del potere esecutivo sul legislativo.
Il resoconto stenografico, particolarmente istruttivo, è il seguente:

PRESIDENTE (Marini). L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 379. Il presidente della 1a Commissione, senatore Mancino, mi ha comunicato che, malgrado tre riunioni della Commissione, non è stato raggiunto un accordo sulla relazione da svolgere in Assemblea e che pertanto non potrà esporre la sua relazione. Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, onorevole Chiti.

PASTORE (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. No, senatore Pastore. Il rappresentante del Governo ha diritto di chiedere la parola quando lo ritiene.

PASTORE (FI). Ma io ho chiesto la parola!

PRESIDENTE. Ministro Chiti, vada avanti!

MALAN (FI). Presidente, si vergogni! Nessuno lo ha mai fatto. Avevamo chiesto noi la parola! (Vibrate proteste del senatore Pastore, che insieme al senatore Malan e ad altri senatori del centro-destra si avvicina al banco del Governo).

PRESIDENTE. Senatore Pastore, la richiamo all'ordine. (Vivissime proteste dal centro-destra).
Invito il Ministro a intervenire.


PASTORE (FI). E' un abuso!

MALAN (FI). Si legga il Regolamento, Presidente!

PRESIDENTE. Senatore Malan, la richiamo all'ordine.

MALAN (FI). Avevo chiesto la parola anche ieri, Presidente! (Vivissime proteste dal centro-destra. Coro dal centro-destra: "Venduti! Venduti!").

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, come preannunciato nella Conferenza dei Capigruppo di ieri, il decreto-legge n. 181...

ALBERTI CASELLATI (FI). Non è possibile!

MALAN (FI). Ministro, lei non può parlare!

VOCI DAL CENTRO-DESTRA. Fuori! Fuori!

PRESIDENTE. Senatore Malan, la richiamo nuovamente all'ordine.

SCHIFANI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha diritto di parlare il rappresentante del Governo.

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo pone la fiducia sul decreto-legge n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di... (Vivissime e vibrate proteste dai banchi del centro-destra).

MALAN (FI). Non può parlare il Ministro! (Il senatore Malan lancia il Regolamento del Senato verso il banco della Presidenza).

PRESIDENTE. Senatore Malan, la censuro e la espello dall'Aula. (Applausi dal centro-sinistra).
Senatore Malan, fuori dall'Aula!


GUZZANTI (FI). Vergogna! Golpista! (Vivissime proteste dai banchi del centro-destra. Numerosi senatori del centro-destra si avvicinano ai banchi del Governo).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per venti minuti.

Leggere questi documenti, e comprenderli, è importante. Perché tantissimi quotidiani racconteranno questa vicenda come l'ennesimo «golpe» della «destra eversiva».

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