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Visualizzazione dei post da giugno, 2006

L'Unità perde copie e soldi? Colpa del governo Berlusconi

Ineffabili .

Urne (funerarie)

Clemente Mastella , ministro della Giustizia, Udeur: «Se il centrosinistra non ritrova la sua unità sull'Afghanistan, allora è meglio tornare a votare». Massimo D'Alema , ministro degli Esteri, Ds: «E' in gioco la credibilità di una maggioranza politica, che non può che contare sulla maggioranza parlamentare anche per le sue scelte di politica estera». Arturo Parisi , ministro della Difesa, Dl: «Se la maggioranza di centrosinistra venisse meno sull'Afghanistan sarebbe necessario tornare alle urne e sciogliere il Parlamento». Piero Sansonetti , direttore di Liberazione, Prc: «La conseguenza inevitabile di una rottura con il centrosinistra sulla politica estera è la caduta del governo, le elezioni anticipate o la formazione di una nuova maggioranza neocentrista».

Così la sinistra straccia il regolamento e mette il bavaglio al Senato

Il regolamento del Senato parla chiaro. All' articolo 93 stabilisce che esistono una cosa chiamata "questione pregiudiziale", ovvero la richiesta «che un dato argomento non debba discutersi», e una cosa chiamata "questione sospensiva", vale a dire la richiesta che «la discussione o deliberazione debba rinviarsi». Esse possono essere proposte «da un Senatore prima che abbia inizio la discussione». Particolare fondamentale: « La discussione non può proseguire se non dopo che il Senato si sia pronunziato su di esse ». Insomma, qualunque senatore, purché lo chieda nei tempi debiti, può proporre la questione pregiudiziale o lo sospensiva, che hanno la precedenza su tutto. Esse debbono essere messe ai voti: se passano, la richiesta è accolta. Sembra tutto molto comprensibile. E invece no. Martedì 27 giugno il senatore forzista Lucio Malan annuncia che il giorno dopo, in vista della discussione sul decreto di "spacchettamento" dei ministeri, intende avanzare

E ora si apre la caccia alla Lega

A sinistra, al di là delle dichiarazioni di facciata, l'hanno capita bene e nessuno si sta facendo illusioni. I festeggiamenti per la vittoria referendaria sono già archiviati, e nemmeno un'affermazione solida come quella uscita dalle urne per il "no" può garantire più di qualche ora di sorrisi. I problemi che erano sul tappeto alla vigilia del voto sono ancora tutti lì, nello stesso ordine nel quale erano stati lasciati sabato: una maggioranza sempre più impalpabile al Senato; lo sfascio totale dinanzi a ogni decisione di politica estera; l'impossibilità (contabile, prima che politica) di varare una manovra e una Finanziaria 2007 che riescano a tenere insieme risanamento e rilancio dei consumi. Saranno questi temi a decidere la sorte del governo Prodi. L'unica variabile nuova, rispetto a tre giorni fa, è la Lega. Ed è su essa che si apre infatti la grande partita politica dell'estate. Affossata la devolution, il Carroccio è a un bivio: riprendere la via e

Provano a fregarsi anche i Simpson

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Che nostalgia per gli apparatnik di una volta, per quei compagni dalle categorie solide, robuste come i televisori da 120 chili l'uno che uscivano in quei giorni dalle fabbriche sovietiche. Manichei quanto si vuole, ma vivaiddio refrattari ai facili entusiasmi e alle ideologie alla moda, alle contaminazioni fatue. Gente con cui litigare era un piacere. Oggi, sostituite le ideologie con i veltronismi, i sinistri si propongono con idee dello spessore di un foglio di carta velina, una profondità d'analisi che non riesce ad andare oltre sillogismi da prima elementare, tipo «è trendy, quindi è di sinistra». Così, con la stessa superficialità con cui, accanto a figure grandi e tragiche come Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti e Leon Trotsky hanno provato (cito solo i casi recenti) a mettere nel loro album di famiglia le foto di signori del calibro di don Lorenzo Milani, Giovanni Paolo II, Albert Einstein e Marilyn Monroe, stanno cercando adesso di fregarsi Homer Simpson e famiglia. Qu

Tutte le bugie della sinistra sul referendum

Basta leggere le dichiarazioni di quasi tutti gli esponenti dell'Unione o sfogliare i quotidiani d'area per capire come l'informazione sul referendum, a sinistra, sia ridotta al riciclaggio dei peggiori luoghi comuni. «Vogliono spaccare in due l'Italia», titola oggi lucidamente l'Unità (strano, di solito dicono che la vogliono spaccare in venti pezzi). Incalza truculento Romano Prodi: «La devolution spacca l'Italia in due, tra ricchi e poveri». Per il peggiore presidente della Repubblica che qui si ricordi siamo davanti allo «stravolgimento totale della costituzione». Mentre la ministra Rosi Bindi dà prova del suo perenne conflitto con la logica sostenendo che la riforma della costituzione fatta a norma della costituzione è «una manovra anticostituzionale» (si presume perché non l'hanno fatta loro, a differenza di quel capolavoro che è il federalismo di Bassanini). Insomma, stanno dando ancora una volta il peggio di loro stessi, ricorrendo alla demonizzazio

Ma non è uno scontro di civiltà

Kuala Lumpur, Malesia. Lina Joy si è convertita al cristianesimo nel 1998. Ha chiesto che venisse tolta la parola “Islam” dalla sua carta d’identità (che esprime la religione di appartenenza) prima all’anagrafe e poi alla Corte di Appello. Richiesta rifiutata: essendo di etnia malay, Lina Joy è considerata «d’ufficio» musulmana e «non può cambiare religione». Tutte le questioni religiose dei malay vanno giudicate dalla corte islamica e non dalle leggi generali del Paese. Se non verrà riconosciuta come cristiana, sarà costretta a sposare un musulmano con rito musulmano e dovrà sottostare alle leggi islamiche su matrimonio ed eredità. Il resto della storia qui, su Asia News .

La crisi del Manifesto e i compagni cannibali

Andrà a finire che il Manifesto si salverà , perché al momento giusto confindustriali, sarti e miliardari alla perenne ricerca di una legittimazione per il fatto di esistere e di essere così ricchi metteranno mano al portafoglio, come sempre accaduto nelle precedenti crisi del quotidiano di via Tomacelli. Poi, si può discutere sul perché questa legittimazione i parvenue a sei zeri se la vadano a cercare dai comunisti, ultimi autorizzati a legittimare chicchessia, ma questo è un altro discorso. Il Manifesto si salverà, e continuerà a fare la sua bella lotta di classe e a spalare letame su quella ricca borghesia che l'ha tirato fuori dal letame stesso, e sarà comunque una buona notizia, perché è mille volte meglio un giornale in più che un giornale in meno (vedi alla voce pluralismo e bla bla annesso, tutta roba che qui si sottoscrive a occhi chiusi). Però quel libero mercato che il Manifesto detesta ha la sue buone ragioni per voler vedere fallito il quotidiano comunista. A che serv

L'Italia ha vinto perché è di sinistra

Non sforzatevi troppo per trovare la frase più imbecille del post-partita. E' questa .

No global, non colpevoli per legge

Una notiziola su Repubblica di oggi. Tutta da leggere .

Prodi davanti al rompicapo afghano

Riassumendo. Se Romano Prodi non mette la fiducia sul decreto che rifinanzia la missione italiana in Afghanistan e aumenta il contingente militare italiano (prezzo da pagare per scappare dall'Iraq e mantenere rapporti decenti con Washington, se non si fosse capito), ufficializza la fine politica della sua maggioranza, perché alcuni senatori dell'Unione voteranno contro il decreto. Che comunque passerà grazie al voto favorevole dell'Udc. Sarà la certificazione del fatto che la politica estera può essere gestita solo da una maggioranza diversa da quella con cui Prodi è andato al governo. E' la soluzione più probabile, perché è anche la meno rischiosa: Prodi perde la faccia (tanto...), ma non la poltrona. Se Prodi invece mette la fiducia sul provvedimento, fa rientrare, mugugnanti, buona parte dei dissidenti (facendo accrescere le tensioni dentro l'Unione ben oltre i livelli di guardia), ma rischia comunque di perderne per strada un pugno, e tanti bastano a cambiare gl

Nessuno voti Caino: parte il blog

A me l'idea che tutti (esclusi autori di stragi di massa e tagliatori di teste, anche io ho i miei limiti) possano avere una seconda opportunità piace molto. E' una cosa liberale. Mi piace molto anche la filosofia del "nessuno tocchi Caino". Però tra il dare una seconda possibilità a chi ha ammazzato e portarlo in Parlamento a rappresentare la nazione c'è una certa differenza. E, per quanta umana solidarietà possa avere nei confronti di Caino, Abele continua a starmi un po' più caro. Insomma, penso prima ai parenti degli uccisi e al loro dolore, poi al resto. Qui, in questo blog , sono in arrivo tutte le informazioni per aderire alla campagna "Nessuno voti Caino", promossa dal sindacato di polizia Sap e da un'associazione che rappresenta familiari delle vittime del terrorismo. Obiettivo: raccogliere cinquantamila firme per una proposta di legge popolare che renda ineleggibili gli autori di certi reati. Non si tratta di punirli una seconda volta.

Perché Saddam è meglio vivo che morto

di Fausto Carioti Ieri, a Baghdad, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a morte di Saddam Hussein per l’uccisione di 148 abitanti del villaggio sciita di Dujail, ordinata dal rais nel 1982. Ad ascoltare solo ciò che dice la pancia, ci sarebbero molti buoni motivi per accettare con favore l’accoglimento di una simile richiesta da parte del tribunale. E di certo, se questa dovesse essere accolta, non varrebbe la pena di versare troppe lacrime per il dittatore deposto, condotto a giudizio per una parte comunque piccola dei suoi crimini. Ciò nonostante, la speranza è che la chiamata di Saddam nei giardini delle delizie descritti dal Corano, tra frutti abbondanti, vino che non dà ebbrezza e vergini perenni, avvenga per mano di madre natura, e non del plotone di esecuzione. Detta altrimenti, è meglio che nessuno tocchi Saddam. A chi ha qualche soldo da puntare, il consiglio è di non scommetterlo sulla vita dell’ex dittatore. Intanto il diritto e le consuetudini giudiziarie mediorient

Caso Savoia, approfittiamone per ridiscutere la legge sulla prostituzione

di Fausto Carioti Dunque, il pubblico ministero dal cognome intraducibile, Henry John Woodcock, ha scoperto che alcuni ricchi vanno con le prostitute, e che nei posti che frequentano i milionari, tipo il casinò di Campione, è facile trovare signorine piacenti disposte a concedersi in cambio di adeguato compenso. Non per sminuire la portata dell’inchiesta, per carità, ma se il piatto forte delle indagini che hanno condotto a tredici arresti è questo, non si capisce dove sia la ciccia. Da sempre uomini ricchi in cerca di sesso facile e giovani disinibite a caccia di soldi sono fatti per intendersi: ognuno ha qualcosa che l’altro vuole, ed è disposto a cederlo in cambio di qualcosa che l’altro ha. Non occorre quindi aver studiato Adam Smith per capire che sono destinati a finire dentro lo stesso letto anche senza l’aiuto della mano invisibile o del lenone di turno. Poi, siccome non è vero che il mercato è classista, l’esperienza non è limitata ai soli ricchi, ma - democraticamente - posso

Più avanti, più su, più giù, più oltre

di Fausto Carioti Sul serio: se ne sentiva la mancanza. Era dal lontano 13 giugno 2006 che dagli intellettuali italiani non partiva un’iniziativa in difesa della democrazia e della sacralità della costituzione, ovviamente minacciate dai propositi eversivi di Umberto Bossi e della Casa delle Libertà. Claudio Abbado, Umberto Eco, Inge Feltrinelli, Dacia Maraini e altri intellettuali milanesi avevano avvertito gli italiani che «alcuni diritti fondamentali, da tempo acquisiti, sono oggi in pericolo» a causa della riforma disegnata dalla Cdl. Quindi, tre lunghi giorni di sonno delle coscienze, che hanno fatto temere il peggio per la fibra morale del Paese. Ora, finalmente, un raggio di luce nel buio della democrazia: la costituzione italiana riceverà il premio Strega, massima onorificenza letteraria italiana. Un riconoscimento, spiegano gli organizzatori, voluto dalla «unione di scrittrici e scrittori, intellettuali, donne e uomini di cultura promossa da Goffredo e Maria Bellonci, che asseg

C'è un Prodi che ha detto una cosa sensata. Non è Romano

La notizia è di quelle grosse. C'è un Prodi in grado di non dire banalità, di fare discorsi politicamente e logicamente coerenti. Di comportarsi da cattolico adulto, ovvero non a perenne rimorchio della sinistra. Almeno nelle occasioni importanti. Vittorio, fratello di Romano, europarlamentare, eletto ovviamente nelle liste dell'Ulivo, ha votato "no" al finanziamento della ricerca sulle staminali embrionali. La sua posizione l'ha spiegata così : «Sono convinto che l'embrione non vada considerato una cosa da utilizzare in maniera disinvolta, bensì una persona. E poiché la nostra convivenza è basata sul rispetto della persona, da questo la ricerca non può prescindere, nemmeno se è a fine di bene per altre persone. (...) La mia convinzione deriva da un'osservazione: nel processo di formazione di una persona l'unica vera discontinuità è data dalla fecondazione dell'ovulo con uno spermatozoo. E siccome si forma una cellula con il patrimonio genetico di

Per sopravvivere Prodi è costretto a giocarsi tutto

Alla fine Romano Prodi ha preso l'unica decisione logica, nonché la più rischiosa: giocarsi il tutto per tutto ogni volta al Senato. Il voto di fiducia annunciato per il provvedimento di riordino dei ministeri (che di fatto abroga la riduzione dei dicasteri introdotta dall'Ulivo con la riforma Bassanini, complimenti per la coerenza) è il primo di una lunga serie di votazioni di fiducia che verranno. Una mossa obbligata, perché è l'unica in grado di costringere tutti i senatori interessati alla sopravvivenza del governo dell'Unione (inclusi quelli a vita e gli eletti all'estero) ad essere presenti in aula, condizione indispensabile per riuscire a far passare ogni provvedimento. Una mossa rischiosissima, perché basta perdere una volta e vanno tutti a casa. Il recente voltafaccia del senatore dell'Italia dei Valori Sergio De Gregorio e l'atteggiamento in apparenza ondivago, in realtà calcolatissimo, del senatore indipendente eletto all'estero Luigi Pallaro

Il curriculum giusto

Segnalazioni per rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale; produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope; agevolazione dell'uso di suddette sostanze; reati contro l'ordine pubblico; oltraggio, resistenza e violenza; reati contro l'incolumità pubblica; lesioni personali; blocco stradale; inosservanza dei provvedimenti dell'autorità; reati contro la pubblica amministrazione; danneggiamento; porto abusivo e detenzione di armi; reati contro lo Stato. Arresto per reati contro l'ordine pubblico; oltraggio, resistenza e violenza. Condanna per fabbricazione o detenzione di materie esplodenti; oltraggio, resistenza e violenza. E' il lungo curriculum giudiziario (tutto su Libero di oggi) di Daniele Farina , classe 1964, leader storico del centro sociale Leoncavallo, eletto alla Camera nelle liste di Rifondazione Comunista. Un curriculum che inizia nel 1986 e arriva sino al gennaio del 2006. A Montecitorio Farina è vicepresidente dell

Italiani, brava gente

Mentre in Italia c'è chi piange la morte del tagliagole , a Bagdad il blogger Mohammed Fadhil , in un post finito tra gli editoriali del Wall Street Journal di oggi , cita la frase, perfetta nella sua crudezza e semplicità, di un commentatore iracheno: «I used to be against killing people because of their perverted opinions or their anti-freedom doings but after I have seen and lived through their terrorism and anti-humanity extremism I say now that the only solution is to end the life of those who are not even humans. They poison the minds and thoughts of sane people. People, let the world live in freedom and happiness… I say it to all the sane and rational people; congratulations on the death of Zarqawi». Chiosa Fadhil: «I couldn't agree more, so if you are sane, come celebrate the moment with us, but if not, get prepared to mourn more demons». Fosse per l'attuale governo italiano, questo qui sarebbe già morto da un pezzo.

Il governo Prodi disgusta anche la stampa di sinistra

Finché erano Corriere della Sera e Stampa a scaricare Romano Prodi e il suo governo da operetta, i cui ministri fanno a gara a chi spara la bischerata più grossa (soprattutto dopo che il presidente del consiglio, imbarazzato, aveva chiesto loro di non metterlo più nei guai, a conferma del carisma del personaggio), nessuna sorpresa: fa parte della partita che giocano Paolo Mieli e i suoi emuli, che è cosa ben diversa da quella del centrosinistra. Ora, però, hanno iniziato a esprimere il loro disgusto anche Unità e soprattutto Repubblica. Ed è tutto un altro discorso. Prima il quotidiano di Antonio Padellaro, doverosamente, si vergogna in prima pagina per il nuovo record di sottosegretari imbarcati da Prodi. Non è solo una questione contabile. E' una questione politica: il governo è fatto di 102 uomini perché molti incarichi da sottosegretario sono stati assegnati con il manuale Cencelli, e cioè in base a logiche legate agli equilibri di partito e non alla qualità dei personaggi. I

Livio Garzanti contro la gauche italiana

«Il Sessantotto in Francia è durato due o tre giorni, in Germania li hanno accoppati, da noi è arrivato tardi, alla fine del '69, ed è durato un tempo infinito: una cultura del cavolo, volevano fare gli eroi senza i fucili dei partigiani». «Quella del Sessantotto è la stessa cultura di tanti ministri voltagabbana di oggi. Potrei dare lezioni sulla moralità degli inglesi o dei francesi e sulla fragilità dell'intellettuale italiano». «Giulio Einaudi non l'ho mai conosciuto, ma era un presuntuso senza cultura propria. Ha imposto la sua forma di presunzione a tutta la cultura italiana. Era un comunista megalomane». Chi parla è l'editore Livio Garzanti, in un'intervista tutta da leggere sul Corriere della Sera.

Al Zarkawi è morto e a sinistra c'è chi lo piange

di Fausto Carioti Nunc est bibendum, adesso si può brindare. La morte di un uomo può essere una bella notizia, se l'uomo in questione era il giordano Abu Musab al Zarqawi, terrorista islamico, tagliatore di teste, organizzatore di attentati e responsabile (fu lui a dare il via libera agli esecutori) della strage di Nassiriya del 12 novembre 2003, in cui morirono diciannove italiani. Nessuno si illude che la sua uccisione, avvenuta mercoledì per mano americana e resa nota solo ieri, basti a trasformare l'Iraq in una Svizzera musulmana. Ma le due bombe da 230 chilogrammi lanciate dagli F-16 statunitensi sul tagliatore di teste sono state un brutto colpo per la premiata macelleria islamica di al Qaeda, di cui al Zarqawi era il rappresentante in Mesopotamia. La sua uccisione vuol dire molte morti e molte sofferenze in meno. Soprattutto, la foto del suo cadavere - subito diffusa dal Pentagono - fa bene al morale di chi pensa che il terrorismo debba essere contrastato con le armi, e

Senatori a vita vs Sovranità popolare

di Fausto Carioti Possono i senatori a vita ribaltare il giudizio degli elettori, consegnando il Senato a una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne? La risposta, in punta di diritto, è ovvia: a norma della Costituzione niente vieta ai sette di essere la stampella che terrà in piedi Romano Prodi e il suo governo da qui alla fine della legislatura. Da un punto di vista politico, però, lo stravolgimento degli equilibri usciti dalle urne per mano di chi non è stato eletto da nessuno (tre senatori a vita sono tali “di diritto”, in quanto ex presidenti della Repubblica, e quattro lo sono per nomina presidenziale) rappresenta un calcio alla sovranità popolare. Se il ruolo dei sette era importante prima, ora lo è ancora di più. Le elezioni dei presidenti di commissione a palazzo Madama hanno aperto la strada al passaggio del senatore Sergio De Gregorio dall’Unione alla Cdl. De Gregorio ieri si è fatto eleggere presidente della commissione Difesa con i voti del centrodestra e in apert

Il secondo tragico Prodi

Se con le sue uscite sulla stampa internazionale Silvio Berlusconi appariva spesso come una macchietta (complice anche un giornalismo tutt'altro che benevolo nei suoi confronti), per l'intervista odierna di Romano Prodi su Die Zeit, ripresa in parallelo da Repubblica , si può dire solo è che è stato l'esordio più disastroso che si ricordi da parte di un presidente del consiglio sulla stampa internazionale. Prodi è riuscito in un colpo solo a far incavolare avversari e alleati. Ha cavalcato gli stereotipi più beceri dei girotondini, inventandosi che «questo paese è stato in passato schiavizzato. Il precedente premier poteva fare e disfare a suo piacimento». Ha di nuovo definito gli elettori di centrodestra una massa di ignoranti («circa il 70 per cento dei laureati hanno votato per me») lobotomizzati dal televisore («meno ore le persone trascorrono davanti alla TV più sono propense a votare centrosinistra. E' la legge matematica della postdemocrazia») nonché, ovviamente,

Referendum, perché votare sì (inclusa risposta a Fassino)

«Non si trova un solo costituzionalista disposto a difendere l'impianto della riforma costituzionale fatta dalla Casa delle Libertà»: parole di Piero Fassino . La Fondazione Magna Carta ne ha trovati invece 42 , tra costituzionalisti e altri accademici. Insieme hanno firmato il seguente appello a votare per il "sì": Il referendum confermativo del 25 e 26 giugno sulla riforma costituzionale costituisce un’importante occasione per compiere una scelta di modernizzazione delle nostre istituzioni. Il testo sottoposto a referendum: 1. rafforza la figura del Primo ministro quale leader responsabile di una coalizione; rafforza i poteri del governo in Parlamento e i poteri del Primo ministro all’interno del governo e della maggioranza; egli può nominare e revocare i ministri, come è dappertutto fuorché in Italia, e può proporre al Capo dello Stato lo scioglimento anticipato, potere bilanciato da quello attribuito alla Camera di evitare lo scioglimento stesso mediante l’approvazi

Unione, primo patatrac al Senato

Prima occasione buona al Senato, primo flop dell'Unione. Di quelli che fanno male e lasciano il segno. Lidia Brisca Menapace , pacifista e antimilitarista "senza se e senza ma", candidata dell'Unione alla presidenza della Commissione Difesa e sicura di farcela, tanto da parlare come se l'incarico lo avesse già ottenuto, è stata, come si dice nell'elegante gergo parlamentare, trombata. Vittima di un'imboscata organizzata dalla Cdl d'intesa con Sergio De Gregorio, senatore dell'Italia dei Valori ed ex forzista, che già aveva minacciato di non votare la fiducia al governo Prodi. Lo stesso De Gregorio è stato eletto presidente della Commissione Difesa, ottenendo 13 voti: tutti quelli della Cdl più il suo. La rifondarola Menapace ha avuto 11 voti. Se De Gregorio, circuito dai forzisti, non avesse fatto l'accordo con l'opposizione, sarebbe finita 12 a 12, e in questo caso la 82enne Menapace, in quanto più anziana della commissione, avrebbe pre

Beppe Grillo dice qualcosa di destra

«La carità cristiana la può esercitare chi è stato vittima del reato. La legge deve invece essere solo applicata. Se nei mesi successivi alla scarcerazione alcuni degli ex detenuti dovessero stuprare, rubare, uccidere, allora il cittadino avrà tutto il diritto di fare causa al dipendente ministro della giustizia. Le persone lese gravemente dall’azione criminale dagli amnistiati dovrebbero citare in giudizio il mastellonesempreinpiedi». Sembra Carlo Giovanardi o Ignazio la Russa. E invece è Beppe Grillo . E qui si condivide.

Una partita politica 2 - Borrelli si schiera

Da un lato il Milan, dove si fa evidente una certa sindrome da accerchiamento, riflesso anche delle vicissitudini giudiziarie di Silvio Berlusconi e dell'arrivo di Francesco Saverio Borrelli alla guida dell'ufficio indagini della Federcalcio. Dall'altro lato lo stesso Borrelli; il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi; la Juventus; il giornale "cugino" dei bianconeri, La Stampa. Che parlano ormai la stessa lingua e dicono le stesse cose. E cioè che Luciano Moggi non era il solo a falsare i meccanismi del campionato. Altri, per conto di altre squadre, facevano un lavoro assai simile e altrettanto fruttuoso. Il 2 giugno tra Torino e Milano sono volati i proiettili dell'artiglieria pesante. La giornata è stata aperta da un articolo durissimo apparso sulla Stampa e richiamato con grande evidenza in prima pagina. Argomento: un presunto scambio di favori poco leciti tra i rossoneri e l'Udinese. Dove volesse andare a parare l'articolo del quotidi

Un coniglio rosso, con occhi rossi, in campo rosso

Uno dei migliori articoli di Antonio Socci, e lo dice uno che se li legge tutti. Inizia così: Giuliano Ferrara ha scritto che lo stemma araldico di Giorgio Napolitano dovrebbe essere un coniglio bianco in campo bianco. Tale è stato il coraggio temerario che ha mostrato, in mezzo secolo, da leader comunista che (dicono) dentro di sé dissentiva dal comunismo. Ieri Ferrara, dopo che il neopresidente ha firmato la grazia per Bompressi, si è detto pentito di quel giudizio. Mi chiedo perché. Quella firma sarebbe un atto di coraggio? Io penso che lo stemma del presidente possa cambiare solo così: coniglio rosso, con occhi rossi, in campo rosso. E’ tipico “coraggio” rosso anche quello che ha portato un altro simbolo del popolo di Sinistra, il vignettista Vauro, a uscire con un libro di pernacchie contro papa Wojtyla, morto da un anno. Il dirigente comunista, oggi presidente della Repubblica, e il vignettista più fanatico dei giornali di Sinistra, sono accomunati da certa assenza di vergogna, d

Una partita politica

Inutile girarci attorno. Quella che si sta giocando attorno allo scandalo che ha coinvolto gli ultimi campionati di calcio italiani è una partita politica, prima ancora che sportiva. E l'interesse, data per penalizzata la Juventus, a questo punto è soprattutto per il verdetto che riguarderà il Milan. Cioè Silvio Berlusconi: colpevole o innocente? Truffatore o truffato? Che sia una questione politica è scritto nei fatti. Lo è perché la giustizia sportiva è stata data in appalto dalla sinistra a Francesco Saverio Borrelli, nemico numero uno di Berlusconi. Perché alla guida della Federcalcio è stato messo Guido Rossi, un esperto di diritto societario vicinissimo alla sinistra (dal 1987 al 1992 fu parlamentare indipendente eletto nelle liste del Pci). Perché Berlusconi è il presidente del Milan, e il connubio tra calcio e politica è stato, sin dalla nascita di Forza Italia, uno dei tratti distintivi della sua grande avventura da capopopolo, non a caso avviata, nel gennaio del 1994, pro