Pronto il trucco per non estradare Battisti
di Fausto Carioti
La condanna a due anni di reclusione per uso di documenti falsi, emessa il 5 marzo da un tribunale di Rio de Janeiro, può rivelarsi la migliore delle notizie possibili per il terrorista rosso Cesare Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi. Nascosta tra gli articoli del trattato bilaterale siglato da Italia e Brasile, infatti, vi è la possibilità di differire l'estradizione qualora il detenuto sia ancora alle prese con procedimenti penali non conclusi e condanne da scontare nel Paese che deve concedere l'estradizione. I difensori di Battisti avranno così l'opportunità di presentare ricorso contro la condanna appena ricevuta, con il risultato di allungare i tempi di conclusione del procedimento penale e quindi la permanenza in Brasile del loro assistito. Si tratta di una mossa che fonti diplomatiche italiane ritengono assai probabile. Tanto che le certezze manifestate nei giorni scorsi dai legali che rappresentano il nostro governo («Quando e se il presidente brasiliano Lula autorizzerà l'estradizione, Battisti potrà venire in Italia», aveva assicurato l'avvocato Ricardo Vasconcelos subito dopo la condanna rimediata da Battisti in Brasile) hanno lasciato il posto a un'enorme cautela.
Tutto dipende dall'articolo 15 degli accordi bilaterali di estradizione Italia-Brasile, che furono siglati nel 1989 e convertiti in legge due anni dopo. Esso prevede che «se la persona da estradare è sottoposta a procedimento penale o deve scontare una pena nel territorio della Parte richiesta per un reato diverso da quello che motiva la domanda di estradizione», anche in caso di accoglimento di questa domanda, la consegna «potrà essere differita finché il procedimento penale non sia concluso o la pena non sia stata scontata». Il nodo vero, ovviamente, è politico, non tecnico: i cavilli servono solo a giustificare una decisione che, secondo diversi media brasiliani, Lula ha già preso: quella di non estradare Battisti.
Ufficialmente, il nostro governo attende la risposta favorevole di Lula entro aprile, cioè subito dopo che il Supremo tribunale brasiliano avrà pubblicato le motivazioni della sentenza con cui, a metà dicembre, aveva stabilito che Lula non potrà comportarsi in modo discrezionale, ma dovrà rispettare gli accordi di estradizione. Intanto, però, non è affatto detto che Lula si attenga ai tempi auspicati. Il suo secondo mandato, che in base alla costituzione sarà anche l'ultimo, scade a fine anno, e molti indizi lasciano credere che il presidente brasiliano intenda far scorrere questi dieci mesi senza prendere alcuna decisione su Battisti. Alla luce degli ultimi fatti, poi, anche se Lula concederà l'estradizione in primavera, la consegna del prigioniero potrà essere rimandata a quando si sarà concluso l'intero procedimento penale per i passaporti falsi con cui Battisti entrò in Brasile. Insomma, sarà cosa che riguarderà il successore di Lula.
Inoltre, almeno in teoria, Battisti - oggi rinchiuso nel carcere di Papuda, nel distretto di Brasilia - potrebbe scontare la pena che gli è stata appena inflitta svolgendo lavori socialmente utili, e cioè in un regime di semilibertà, perché così ha deciso il giudice che lo ha condannato. E di certo i suoi legali spingeranno per questa soluzione. Inutile dire che una simile ipotesi renderebbe concreta la possibilità di fuga da parte del terrorista. Agli avvocati che rappresentano l'Italia sarebbe stato comunque assicurato che nessuna concessione del genere sarà fatta a Battisti fino a quanto su di lui penderà la richiesta di estradizione del nostro governo.
A dicembre, dopo che il Supremo tribunale federale brasiliano sembrava aver inchiodato Lula alle sue responsabilità, autorità diplomatiche italiane avevano assicurato a Libero che il nostro governo manteneva, nei confronti di quello brasiliano, un atteggiamento «di fiducia e fermezza». Adesso, ufficialmente, la fermezza c'è ancora, ma la fiducia in Lula è diminuita assai. Intanto, come noto, il viaggio che Berlusconi doveva fare in Brasile nei giorni scorsi è stato annullato. Gli sherpa delle due diplomazie stanno lavorando per organizzare la trasferta brasiliana di Berlusconi durante la prima settimana di aprile, subito dopo le elezioni regionali. Ma la data non è ancora stata fissata, ed è probabile che anche stavolta non se ne faccia nulla. Col risultato di rendere ancora più misterioso lo stato reale dei rapporti tra i due Paesi.
© Libero. Pubblicato il 10 marzo 2010.
Sulla stessa vicenda, sempre da questo blog:
Tempi lunghi per l'estradizione di Cesare Battisti
Cesare Battisti, Redentore dell'Umanità
La condanna a due anni di reclusione per uso di documenti falsi, emessa il 5 marzo da un tribunale di Rio de Janeiro, può rivelarsi la migliore delle notizie possibili per il terrorista rosso Cesare Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi. Nascosta tra gli articoli del trattato bilaterale siglato da Italia e Brasile, infatti, vi è la possibilità di differire l'estradizione qualora il detenuto sia ancora alle prese con procedimenti penali non conclusi e condanne da scontare nel Paese che deve concedere l'estradizione. I difensori di Battisti avranno così l'opportunità di presentare ricorso contro la condanna appena ricevuta, con il risultato di allungare i tempi di conclusione del procedimento penale e quindi la permanenza in Brasile del loro assistito. Si tratta di una mossa che fonti diplomatiche italiane ritengono assai probabile. Tanto che le certezze manifestate nei giorni scorsi dai legali che rappresentano il nostro governo («Quando e se il presidente brasiliano Lula autorizzerà l'estradizione, Battisti potrà venire in Italia», aveva assicurato l'avvocato Ricardo Vasconcelos subito dopo la condanna rimediata da Battisti in Brasile) hanno lasciato il posto a un'enorme cautela.
Tutto dipende dall'articolo 15 degli accordi bilaterali di estradizione Italia-Brasile, che furono siglati nel 1989 e convertiti in legge due anni dopo. Esso prevede che «se la persona da estradare è sottoposta a procedimento penale o deve scontare una pena nel territorio della Parte richiesta per un reato diverso da quello che motiva la domanda di estradizione», anche in caso di accoglimento di questa domanda, la consegna «potrà essere differita finché il procedimento penale non sia concluso o la pena non sia stata scontata». Il nodo vero, ovviamente, è politico, non tecnico: i cavilli servono solo a giustificare una decisione che, secondo diversi media brasiliani, Lula ha già preso: quella di non estradare Battisti.
Ufficialmente, il nostro governo attende la risposta favorevole di Lula entro aprile, cioè subito dopo che il Supremo tribunale brasiliano avrà pubblicato le motivazioni della sentenza con cui, a metà dicembre, aveva stabilito che Lula non potrà comportarsi in modo discrezionale, ma dovrà rispettare gli accordi di estradizione. Intanto, però, non è affatto detto che Lula si attenga ai tempi auspicati. Il suo secondo mandato, che in base alla costituzione sarà anche l'ultimo, scade a fine anno, e molti indizi lasciano credere che il presidente brasiliano intenda far scorrere questi dieci mesi senza prendere alcuna decisione su Battisti. Alla luce degli ultimi fatti, poi, anche se Lula concederà l'estradizione in primavera, la consegna del prigioniero potrà essere rimandata a quando si sarà concluso l'intero procedimento penale per i passaporti falsi con cui Battisti entrò in Brasile. Insomma, sarà cosa che riguarderà il successore di Lula.
Inoltre, almeno in teoria, Battisti - oggi rinchiuso nel carcere di Papuda, nel distretto di Brasilia - potrebbe scontare la pena che gli è stata appena inflitta svolgendo lavori socialmente utili, e cioè in un regime di semilibertà, perché così ha deciso il giudice che lo ha condannato. E di certo i suoi legali spingeranno per questa soluzione. Inutile dire che una simile ipotesi renderebbe concreta la possibilità di fuga da parte del terrorista. Agli avvocati che rappresentano l'Italia sarebbe stato comunque assicurato che nessuna concessione del genere sarà fatta a Battisti fino a quanto su di lui penderà la richiesta di estradizione del nostro governo.
A dicembre, dopo che il Supremo tribunale federale brasiliano sembrava aver inchiodato Lula alle sue responsabilità, autorità diplomatiche italiane avevano assicurato a Libero che il nostro governo manteneva, nei confronti di quello brasiliano, un atteggiamento «di fiducia e fermezza». Adesso, ufficialmente, la fermezza c'è ancora, ma la fiducia in Lula è diminuita assai. Intanto, come noto, il viaggio che Berlusconi doveva fare in Brasile nei giorni scorsi è stato annullato. Gli sherpa delle due diplomazie stanno lavorando per organizzare la trasferta brasiliana di Berlusconi durante la prima settimana di aprile, subito dopo le elezioni regionali. Ma la data non è ancora stata fissata, ed è probabile che anche stavolta non se ne faccia nulla. Col risultato di rendere ancora più misterioso lo stato reale dei rapporti tra i due Paesi.
© Libero. Pubblicato il 10 marzo 2010.
Sulla stessa vicenda, sempre da questo blog:
Tempi lunghi per l'estradizione di Cesare Battisti
Cesare Battisti, Redentore dell'Umanità