Anche il suo giornale dà torto a Sansonetti

di Fausto Carioti

Anche il Riformista, adesso, dà torto a Piero Sansonetti. Qualcuno ricorderà: nei giorni scorsi l’ex direttore di Liberazione aveva firmato un editoriale sul quotidiano arancione, accusando Libero e il sottoscritto nientemeno che di «razzismo». Avevo scritto, infatti, che «gli investigatori hanno svolto un esame genetico sperimentale sul cromosoma “Y” degli aggressori. I dati ottenuti confermano che, molto probabilmente, costoro appartengono all’etnia romena». Tanto era bastato per essere inseriti dall’inorridito Sansonetti nell’elenco dei nuovi mostri, convinti che «i romeni hanno un patrimonio genetico diverso da quello nostro, di noi “bianchi”». Peccato che, oltre ad essere vera (dettaglio per Sansonetti secondario), la notizia sul tipo di indagini svolte non avesse nulla a che fare con il razzismo: la razza umana è una, ma questo non impedisce l’esistenza di caratteristiche genetiche ricorrenti all’interno dei gruppi familiari o delle popolazioni delle diverse regioni del globo. Caratteristiche su cui gli investigatori possono lavorare in modo sempre più accurato. Insomma, Sansonetti non ci aveva capito niente e aveva lanciato accuse a vanvera, come gli è stato poi spiegato su queste pagine. Il resto gli è stato spiegato ieri, e a farlo, stavolta, ci ha pensato proprio il Riformista.

Un articolo della biologa e giornalista scientifica Anna Meldolesi, pubblicato ieri sul quotidiano diretto da Antonio Polito, spiega benissimo come stanno le cose dal punto di vista scientifico. Scrive Meldolesi: «I test per stimare le origini biogeografiche degli individui esistono davvero. Come funzionano? E a cosa servono? Le variazioni genetiche ovviamente non rispettano i confini degli Stati. Quanto alle razze - se con questa parola ci riferiamo a popolazioni di origine continentale differente, che discendono da gruppi di antenati parzialmente isolati dal punto di vista geografico - risultano abbastanza distinguibili dal punto di vista genetico, anche se le migrazioni hanno rimescolato le carte creando numerosi gruppi borderline. I test, dunque, hanno delle limitazioni intrinseche e non sono neppure tutti uguali. Oltre al cromosoma Y, che passa esclusivamente di padre in figlio, si può usare il Dna mitocondriale, che passa dalla madre ai figli di entrambi i sessi. Poi ci sono i cosiddetti Ancestry Informative Markers, la cui frequenza varia tra le popolazioni più di quanto non accada mediamente con il resto del Dna. E ci sono i polimorfismi dei singoli nucleotidi (si scrive SNPs e si legge snips) sparsi per tutto il genoma. L’affidabilità dei risultati dipende da molti fattori: dal tipo e dal numero dei marcatori usati, dalle popolazioni di riferimento, dai metodi statistici. In ogni caso si tratta di valutazioni probabilistiche, in cui l’errore è sempre in agguato».

E infatti, su Libero, si parlava di un «esame sperimentale» condotto sul cromosoma Y. Un esame capace di identificare quelle che Meldolesi chiama «le origini biogeografiche» dello stupratore, ovvero la sua etnia, non con certezza, ma, appunto, con un alto grado di probabilità. Adesso si attende che Sansonetti accusi di «razzismo» il quotidiano su cui scrive.

© Libero. Pubblicato il 12 marzo 2009.

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