Il Soros giusto al posto giusto
Qualcuno lo ricorderà. E' stato uno degli esempi di maggiore cialtroneria statistica degli ultimi anni. Ottobre 2006: quella che Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista, definì la «prestigiosa» rivista britannica Lancet, pubblicò uno studio dal quale risultava che tre anni di conflitto in Iraq avevano prodotto nientemeno che 650.000 morti. Che lo studio fosse basato su un metodo (induttivo) all'amatriciana lo si poteva intuire sin da quando fu presentato. E infatti alcuni organi d'informazione (qui il Corriere della Sera) lo presentarono ai loro lettori con qualche cautela. Lo stesso conteggio indipendente fatto dai pacifisti di Iraq Body Count, del resto, dava risultati del tutto diversi (ancora oggi la loro stima delle vittime oscilla tra le 80.500 e le 88.000 vittime). Ma per quasi tutti l'importante era non restare indietro nella gara a chi la sparava più grossa. Repubblica scrisse che, tutt'al più, l'indagine poteva avere «un margine di difetto». Il messaggio che passò, ovviamente, fu che in Iraq stava avvenendo una strage dieci volte superiore ai calcoli fatti sino a quel momento. Pochi mesi dopo, nel marzo del 2003, il Times di Londra, interpellando numerosi scienziati, dimostrò che si trattava di una balla, ma intanto la leggenda metropolitana aveva messo radici.
L'ultimo dettaglio, quello che chiude la vicenda, è arrivato in questi giorni. A finanziare lo studio pubblicato su The Lancet fu nientemeno che il miliardario di origine ungherese George Soros, nemico della globalizzazione (proprio lui, che speculando sui cambi valutari ha fatto i miliardi), di George W. Bush e dell'intervento armato in Iraq. Delle 50.000 sterline necessarie a finanziare lo studio, Soros ne mise 23.000. Il tipo, per chi non lo conoscesse, non è abituato a spendere i suoi soldi se non sa di ottenere un adeguato ritorno.
Post scriptum. Detto questo, aggiungo pure che inserire nel conteggio "reale" (non quello di Lancet, quindi) dei morti causati dall'intervento militare in Iraq anche gli omicidi compiuti dai terroristi dopo la liberazione del paese e l'instaurazione della democrazia tornerà pure comodo a chi vuole dimostrare che la guerra in Iraq è stata il male assoluto, ma è esattamente come dare la colpa ai soldati americani e ai loro alleati degli omicidi compiuti in Italia dai fascisti dopo il 1945. Un po' di contegno, insomma.
L'ultimo dettaglio, quello che chiude la vicenda, è arrivato in questi giorni. A finanziare lo studio pubblicato su The Lancet fu nientemeno che il miliardario di origine ungherese George Soros, nemico della globalizzazione (proprio lui, che speculando sui cambi valutari ha fatto i miliardi), di George W. Bush e dell'intervento armato in Iraq. Delle 50.000 sterline necessarie a finanziare lo studio, Soros ne mise 23.000. Il tipo, per chi non lo conoscesse, non è abituato a spendere i suoi soldi se non sa di ottenere un adeguato ritorno.
Post scriptum. Detto questo, aggiungo pure che inserire nel conteggio "reale" (non quello di Lancet, quindi) dei morti causati dall'intervento militare in Iraq anche gli omicidi compiuti dai terroristi dopo la liberazione del paese e l'instaurazione della democrazia tornerà pure comodo a chi vuole dimostrare che la guerra in Iraq è stata il male assoluto, ma è esattamente come dare la colpa ai soldati americani e ai loro alleati degli omicidi compiuti in Italia dai fascisti dopo il 1945. Un po' di contegno, insomma.