Fitna e l'ex terrorista islamico

A differenza di molti sedicenti studiosi europei, l'egiziano Tawfik Hamid (di cui ho scritto qui) l'islam lo conosce alquanto bene, essendo stato membro dell’organizzazione terroristica Jemaah Islamiya. Oggi il Wall Street Journal pubblica un suo articolo a proposito di Fitna, il film di Geert Wilders che scandalizza le coscienze dei bravi multiculturalisti. Scrive Hamid:
Molti commentatori e politici - incluso il governo inglese, che un mese fa gli ha negato l'ingresso nel paese - hanno accusato Wilders di incitare all'odio. Ma la questione è se debba essere criticato Wilders, che ha semplicemente esposto il radicalismo islamico, o se debbano essere criticati coloro che lo promuovono e si cimentano in questo estremismo religioso. In altre parole, dobbiamo incolpare Wilders perché solleva questioni come la lapidazione delle donne, o dobbiamo incolpare chi, in realtà, vuole e pratica questo crimine?

Molti musulmani sembrano credere che sia accettabile insegnare l'odio e la violenza in nome della loro religione, mentre allo stesso tempo si aspettano che il mondo rispetti l'Islam come una religione di pace, amore ed armonia.

Gli studiosi dei più prestigiosi istituti e università islamici continuano a insegnare, ad esempio, che gli ebrei sono «scimmie e maiali», che le donne e gli uomini debbono essere lapidati sino alla morte se hanno commesso adulterio, o che i musulmani debbono combattere il mondo per diffondere la loro religione. Ma allora, non sono forse appropriate le critiche di Wilders? Invece di prendercela con lui, dovremmo prendercela con i principali studiosi islamici per non essere riusciti a produrre un testo autorevole sulla giurisprudenza islamica che sia accettato nel mondo islamico e respinga in modo non ambiguo questi insegnamenti violenti.
Il resto lo si può leggere qui.

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