Berlusconi alla scoperta del Web

di Fausto Carioti

«Il centrodestra è praticamente assente dal mondo di Internet. Per questo ci stiamo attrezzando con alcuni giovani per essere presenti nella campagna elettorale su questo mezzo». Chi parlava così, un anno fa, era il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Dei giovani “attrezzati” non si vide traccia. Per fortuna. In compenso, contro la sua frase si rivoltò subito una buona metà del web italiano: quella di centrodestra, che ogni giorno vive e lotta insieme a Silvio, anche se Silvio tutto questo non lo sa («Bonaiuti, ci capisci d’Internet?» rispose incavolata la giornalista-blogger Cristina Missiroli, oggi spin doctor del ministro Giorgia Meloni). E dire che l’Unità se ne era già accorta nel febbraio del 2007. Prima pagina del giornale fondato da Antonio Gramsci: «Nella blogosfera sembra prevalere un orientamento di sinistra. Questo rende ancora più evidente un gap tra partecipazione in rete e attenzione dei partiti verso il fenomeno. Se andiamo a vedere le forme di aggregazione politica oggi esistenti in rete, risulta evidente come l’unico vero spazio organizzato sia quello di www.tocqueville.it, il social network promosso due anni fa da Ideazione e che oggi aggrega oltre mille blogger di centro-destra». Tradotto: gli internettiani di sinistra saranno pure di più, ma i più bravi, cioè i più organizzati, sono quelli di centrodestra. Niente male, come riconoscimento da parte del “nemico”. Adesso, però, ai piani alti qualcosa sta cambiando.

Intanto, da una costola di palazzo Grazioli, ma ufficialmente in piena autonomia nei confronti del Cavaliere, è nato Il Predellino. È un giornale online il cui scopo teorico, spiega il suo creatore, il deputato e consigliere di Berlusconi Giorgio Stracquadanio, «è offrire spazio al dibattito pubblico sulle idee del nuovo partito, non sui meccanismi. Tutti si lamentano perché non c’è uno spazio di discussione sul PdL. Bene: invece di lamentarci, facciamolo questo spazio». In pratica, la ragione del Predellino è un’altra. Esempio concreto: il politologo Alessandro Campi, molto vicino a Gianfranco Fini, chiede che il PdL sia un partito pensato non su Berlusconi, ma per il dopo Berlusconi. Il Predellino interviene e gli consiglia di non agitarsi con tanto anticipo: «L’era di Silvio Berlusconi, dopo i primi quindici anni, ha di fronte a sé un probabile ulteriore decennio. Poi vedremo». Insomma, il Predellino, che sta a Berlusconi come la curva Sud di San Siro sta a Kakà, dice quello che il premier non può e non vuole dire del nuovo partito. Proprio per questo gli è utile. Un po’ come fa, sul fronte opposto, la fondazione Fare Futuro, di cui Fini è presidente.

Un altro importante spazio politico filo-berlusconiano, sul web, è coperto già da due anni dalla rivista L’Occidentale. Nasce da un’idea della fondazione Magna Carta, presieduta dal senatore e plenipotenziario azzurro Gaetano Quagliariello, ma si vanta di essere un prodotto giornalistico autonomo. «Siamo un vero e proprio quotidiano online, generalista, che copre tutti i settori dell’informazione, aggiornato più volte al giorno tutta la settimana, che ha 25-30mila lettori al giorno senza prendere un euro dalla politica», spiega Giancarlo Loquenzi, che ne è il direttore. «Berlusconi spesso raccoglie la nostra approvazione, ma ci sentiamo anche liberi di criticarlo, quando è il caso. Berlusconi e Internet? Ho l’impressione che il premier sia interessato e affascinato dal web», dice Loquenzi, «ma mi sembra che non abbia ancora trovato la chiave giusta per entrarci. Essendo uomo di comunicazione verbale, forse gli si addice più la radio che un blog».

Del resto, il rapporto di Berlusconi con le nuove tecnologie è sempre stato molto cauto e strumentale. In pieno boom della new economy, il Cavaliere disse che le sue aziende erano state penalizzate dal suo ingresso in politica, perché se sul ponte di comando ci fosse stato lui avrebbero cavalcato il business dei bit prima e meglio degli altri. Salvo poi, a bolla sgonfiata, prendersi il merito di non avere abboccato all’amo ed essere rimasto prudentemente indietro. Jumpy, il portale del gruppo Mediaset, fu fatto fuori senza pensarci due volte appena si capì che avrebbe comportato più spese che ricavi. Si è parlato tante volte di un blog personale di Berlusconi, per mettere in contatto diretto il Cavaliere con la sua base, ma il Grande Comunicatore si è guardato bene dal farlo sul serio. Prima delle elezioni del 2008 i blogger di Tocqueville fecero un convegno, “PdL 2.0”, proprio sul ruolo che il web doveva coprire nella sfida elettorale. Dell’entourage berlusconiano partecipò solo Deborah Bergamini, mentre per An si fece vedere Giorgia Meloni. Insomma, era lecito attendersi una partecipazione più nutrita.

Gli internauti di centrodestra non apprezzano. Anche perché sono convinti di essere più avanti dei loro rappresentanti. In tanti la pensano come Andrea Mancia, ideatore e fondatore di Tocqueville, l’“aggregatore” nato dal basso che la sinistra invidia e che ormai conta ben 1.800 tra blog e siti iscritti: «Il lavoro di fusione necessario alla costruzione di un partito unitario di centrodestra noi abbiano iniziato a farlo su Internet nel 2005, quando ci siamo resi conto che occorreva lavorare molto per mettere d’accordo le anime rissose e apparentemente inconciliabili che compongono il centrodestra italiano: liberali, conservatori, teocon, laici, anarco-capitalisti, cattolici, moderati… Berlusconi è un genio quando fa campagna elettorale, e proprio per questo si dovrebbe rendere conto che Internet sarà sempre più importante. Sinora non se ne è accorto. Vediamo che succede adesso».

Adesso succede che Berlusconi, tra le tante idee che gli frullano, sta pensando nientemeno che alla democrazia diretta. Funziona così: invece di perdere ore a discutere con i dirigenti del nuovo PdL, organizza un bel referendum online tra gli iscritti ai suoi club della Libertà, una sorta di struttura “stay behind”, la retroguardia (ideologicamente) armata del berlusconismo duro e puro, che i fedelissimi stanno organizzando per essere la “base” del partito unitario. Volete che il governo vari un nuovo piano di edilizia popolare? Cliccate sul «sì». E tanti saluti ai rituali dei partiti tradizionali, che il Cavaliere non ha mai sopportato. Se intenda fare sul serio o sia uno dei tanti percorsi che inizia per poi abbandonare, come ha già fatto con i circoli della Libertà di Michela Brambilla, lo scopriremo solo vivendo.

© Libero. Pubblicato il 13 marzo 2009.

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