Due buoni motivi per cui la sinistra non può parlare di sicurezza
di Fausto Carioti
La sinistra non aspettava altro che un paio di stupri a distanza ravvicinata per saltare al collo del centrodestra. È stata accontentata: uno è stato compiuto mercoledì notte a Roma, e torna utile per attaccare il sindaco del PdL Gianni Alemanno. L’altro, il giorno dopo, è avvenuto alle porte della capitale, a Guidonia. Lì però l’amministrazione comunale è di centrosinistra, e quindi hanno deciso che la colpa non è del sindaco, ma del governo centrale. Era prevedibile: Alemanno aveva vinto le elezioni capitoline anche sfruttando il clima di insicurezza creato nella capitale dall’omicidio di Giovanna Reggiani, nell’ottobre del 2007, quando sindaco della città era Walter Veltroni. E lo stesso Silvio Berlusconi aveva fatto della “riconquista del territorio” da parte delle forze dell’ordine uno dei temi forti della sua campagna elettorale. Adesso che sono al governo della città e del Paese e hanno la responsabilità di garantire l’incolumità dei cittadini, la sinistra prova a ripagarli con la stessa moneta.
Così facendo, tra l’altro, l’opposizione dimostra che le accuse di sciacallaggio mosse all’epoca al centrodestra erano pretestuose: ora che all’opposizione ci sono loro, non si fanno scrupoli a usare gli stupri e le altre violenze contro chi governa. Appurato che i politici sono un po’ tutti uguali (non che ci fossero grossi dubbi), verrebbe da dire che quelli del PdL se la sono comunque cercata, e che la sinistra fa bene a ricambiare il trattamento ricevuto a suo tempo. Ma le differenze tra i due schieramenti ci sono, e sono grosse. Almeno per due motivi.
Primo: anche se dirlo pare essere politicamente scorretto, gran parte di questi atti di violenza sono commessi da stranieri. Gli ultimi dati del Viminale dicono che quasi il 40% dei denunciati per stupro sono immigrati. In testa i romeni, seguiti dai marocchini e gli albanesi. Le forze dell’ordine sono certe che anche le ultime due violenze, quella di Primavalle e quella di Guidonia, siano state compiute da immigrati. E la responsabilità di avere spalancato le porte dell’Italia e della capitale all’immigrazione spesso irregolare e di infima qualità ricade in grandissima parte sulla sinistra, che per anni ha rimbambito se stessa e gli elettori con la favoletta dell’accoglienza spensierata e dell’integrazione facile.
Veltroni, poi, è stato un maestro a vendere la leggenda di Roma città aperta e felice grazie alle simpatiche contaminazioni multietniche promosse dalla sua amministrazione. Nel giugno del 2006 l’allora sindaco della capitale ammoniva di non cedere a certi stereotipi leghisti: «Vorrei invitare tutti a non fare la cosa più semplice, a non diventare razzisti, perché quando c’è una rapina si dice: “Un romeno fa una rapina”». Salvo poi rimangiarsi tutto nel novembre del 2007, davanti al cadavere della povera Reggiani, massacrata dal romeno Romulus Nicolae Mailat: «Quando il 75% degli arrestati proviene da un solo Paese, e tutti gli episodi hanno la stessa modalità, ovvero aggressione violenta, furto, stupro e omicidio, esiste un problema specifico». Benvenuto in Italia.
Il secondo motivo per cui il centrodestra ha qualche credito in più da spendere sull’argomento sono i numeri. Nella città che le cronache hanno eletto a simbolo dell’emergenza, cioè Roma, dove a fine aprile Alemanno prese il posto di Veltroni, il numero delle violenze sessuali nel 2008 ha subito una netta riduzione: meno 10,7%. I dati diffusi ieri dalla Questura dicono infatti che gli stupri commessi nel comune capitolino lo scorso anno sono stati 216, ovvero 26 in meno rispetto al 2007.
Stessa storia nel resto d’Italia. Secondo il Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno, nel 2008, sull’intero territorio nazionale, sono state commesse 4.465 violenze sessuali, con una diminuzione di 432 episodi rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo caso, è stato dell’8,8%. Segno che qualcosa di buono è stato fatto e che alcuni provvedimenti adottati dall’esecutivo, come aver schierato l’esercito nelle città, qualche risultato lo hanno prodotto.
Per questo fanno ridere quegli esponenti del Pd, come il capogruppo in Campidoglio Umberto Marroni, che ieri hanno gridato allarmati perché «la situazione si aggrava di giorno in giorno» e la città è ormai in una situazione di «vera e propria emergenza». Un po’ di coerenza li renderebbe più credibili dinanzi agli elettori: oggi va comunque meglio di quando al governo dell’Italia e della città c’erano loro e ci raccontavano che Roma era una delle città più sicure del mondo. Se era vero allora, figuriamoci adesso. E se adesso Roma è uno schifo, come vogliono farci credere, i numeri dicono che prima era peggio.
Insomma, chi governa può e deve fare di più. Bisogna usare meglio le poche volanti della polizia a disposizione nelle grandi città, e se possibile aumentarle. Occorre illuminare gli angoli bui delle periferie nelle ore notturne. Si deve far vedere ai cittadini che vivono nelle zone più pericolose la presenza rassicurante degli uomini in divisa. E molte altre cose. Ma si tratta di richieste che i cittadini sono legittimati a fare, non chi ha dormito per anni e adesso, svegliato dalle batoste elettorali, scarica le sue colpe sugli avversari politici.
© Libero. Pubblicato il 24 gennaio 2009.
La sinistra non aspettava altro che un paio di stupri a distanza ravvicinata per saltare al collo del centrodestra. È stata accontentata: uno è stato compiuto mercoledì notte a Roma, e torna utile per attaccare il sindaco del PdL Gianni Alemanno. L’altro, il giorno dopo, è avvenuto alle porte della capitale, a Guidonia. Lì però l’amministrazione comunale è di centrosinistra, e quindi hanno deciso che la colpa non è del sindaco, ma del governo centrale. Era prevedibile: Alemanno aveva vinto le elezioni capitoline anche sfruttando il clima di insicurezza creato nella capitale dall’omicidio di Giovanna Reggiani, nell’ottobre del 2007, quando sindaco della città era Walter Veltroni. E lo stesso Silvio Berlusconi aveva fatto della “riconquista del territorio” da parte delle forze dell’ordine uno dei temi forti della sua campagna elettorale. Adesso che sono al governo della città e del Paese e hanno la responsabilità di garantire l’incolumità dei cittadini, la sinistra prova a ripagarli con la stessa moneta.
Così facendo, tra l’altro, l’opposizione dimostra che le accuse di sciacallaggio mosse all’epoca al centrodestra erano pretestuose: ora che all’opposizione ci sono loro, non si fanno scrupoli a usare gli stupri e le altre violenze contro chi governa. Appurato che i politici sono un po’ tutti uguali (non che ci fossero grossi dubbi), verrebbe da dire che quelli del PdL se la sono comunque cercata, e che la sinistra fa bene a ricambiare il trattamento ricevuto a suo tempo. Ma le differenze tra i due schieramenti ci sono, e sono grosse. Almeno per due motivi.
Primo: anche se dirlo pare essere politicamente scorretto, gran parte di questi atti di violenza sono commessi da stranieri. Gli ultimi dati del Viminale dicono che quasi il 40% dei denunciati per stupro sono immigrati. In testa i romeni, seguiti dai marocchini e gli albanesi. Le forze dell’ordine sono certe che anche le ultime due violenze, quella di Primavalle e quella di Guidonia, siano state compiute da immigrati. E la responsabilità di avere spalancato le porte dell’Italia e della capitale all’immigrazione spesso irregolare e di infima qualità ricade in grandissima parte sulla sinistra, che per anni ha rimbambito se stessa e gli elettori con la favoletta dell’accoglienza spensierata e dell’integrazione facile.
Veltroni, poi, è stato un maestro a vendere la leggenda di Roma città aperta e felice grazie alle simpatiche contaminazioni multietniche promosse dalla sua amministrazione. Nel giugno del 2006 l’allora sindaco della capitale ammoniva di non cedere a certi stereotipi leghisti: «Vorrei invitare tutti a non fare la cosa più semplice, a non diventare razzisti, perché quando c’è una rapina si dice: “Un romeno fa una rapina”». Salvo poi rimangiarsi tutto nel novembre del 2007, davanti al cadavere della povera Reggiani, massacrata dal romeno Romulus Nicolae Mailat: «Quando il 75% degli arrestati proviene da un solo Paese, e tutti gli episodi hanno la stessa modalità, ovvero aggressione violenta, furto, stupro e omicidio, esiste un problema specifico». Benvenuto in Italia.
Il secondo motivo per cui il centrodestra ha qualche credito in più da spendere sull’argomento sono i numeri. Nella città che le cronache hanno eletto a simbolo dell’emergenza, cioè Roma, dove a fine aprile Alemanno prese il posto di Veltroni, il numero delle violenze sessuali nel 2008 ha subito una netta riduzione: meno 10,7%. I dati diffusi ieri dalla Questura dicono infatti che gli stupri commessi nel comune capitolino lo scorso anno sono stati 216, ovvero 26 in meno rispetto al 2007.
Stessa storia nel resto d’Italia. Secondo il Servizio analisi criminale del ministero dell’Interno, nel 2008, sull’intero territorio nazionale, sono state commesse 4.465 violenze sessuali, con una diminuzione di 432 episodi rispetto all’anno precedente. Il calo, in questo caso, è stato dell’8,8%. Segno che qualcosa di buono è stato fatto e che alcuni provvedimenti adottati dall’esecutivo, come aver schierato l’esercito nelle città, qualche risultato lo hanno prodotto.
Per questo fanno ridere quegli esponenti del Pd, come il capogruppo in Campidoglio Umberto Marroni, che ieri hanno gridato allarmati perché «la situazione si aggrava di giorno in giorno» e la città è ormai in una situazione di «vera e propria emergenza». Un po’ di coerenza li renderebbe più credibili dinanzi agli elettori: oggi va comunque meglio di quando al governo dell’Italia e della città c’erano loro e ci raccontavano che Roma era una delle città più sicure del mondo. Se era vero allora, figuriamoci adesso. E se adesso Roma è uno schifo, come vogliono farci credere, i numeri dicono che prima era peggio.
Insomma, chi governa può e deve fare di più. Bisogna usare meglio le poche volanti della polizia a disposizione nelle grandi città, e se possibile aumentarle. Occorre illuminare gli angoli bui delle periferie nelle ore notturne. Si deve far vedere ai cittadini che vivono nelle zone più pericolose la presenza rassicurante degli uomini in divisa. E molte altre cose. Ma si tratta di richieste che i cittadini sono legittimati a fare, non chi ha dormito per anni e adesso, svegliato dalle batoste elettorali, scarica le sue colpe sugli avversari politici.
© Libero. Pubblicato il 24 gennaio 2009.