Se gli inglesi si rivoltano contro i lavoratori italiani
di Fausto Carioti È lecito, in tempi di crisi come questi, pretendere che i lavoratori nazionali vengano prima di quelli immigrati? In Italia, no. Qui ogni tentativo della manodopera locale di essere presa in considerazione prima di quella straniera è etichettato come inquinamento leghista della coscienza proletaria, e in quanto tale subito represso. I sindacati tappezzano le città di manifesti per dirci che i lavoratori sono tutti uguali, da qualunque parte del mondo vengano. Dalla parità di trattamento, spesso si sconfina addirittura nella “affirmative action”, la disparità in favore dei nuovi arrivati. È così che molte amministrazioni locali sono arrivate a finanziare, tramite prestiti e agevolazioni fiscali, le piccole imprese degli immigrati. Il risultato, ad esempio, è che gli stra-tassati negozianti italiani finanziano, con le loro imposte, i loro concorrenti immigrati, che così riescono facilmente a cacciarli fuori dal mercato. Chi avesse dubbi, vada a fare un giro nelle strade