Atlantismo a buon mercato

Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi ha attaccato Mahmoud Ahmadinejad con toni inusuali per le pavide abitudini italiane. Perché? Parte della risposta va cercata nei problemi che sta incontrando la politica estera del governo Berlusconi con la Casa Bianca. Come già detto, a Washington non stanno facendo salti di gioia per la nuova politica estera (estero-energetica, bisognerebbe dire) italiana. L'attacco all'impresentabile presidente iraniano - attacco che ovviamente lascia il tempo che trova - deve essere inteso allora come un messaggio rassicurante inviato al dipartimento di Stato americano. Un messaggio che suona più o meno così: tranquilli, il fatto che siamo amici di Vladimir Putin, per motivi legati alla nostra dipendenza energetica da Gazprom, non vuol dire che siamo diventati amici anche dei suoi alleati. Ahmadinejad, infatti, è il protetto di Putin, e se l'Iran può permettersi di fare la voce grossa è anche perché sa che nel consiglio di sicurezza dell'Onu c'è la Russia - legata anch'essa all'Iran dalla solita partita del gas - pronta a parargli il sedere. Resta da vedere se a Washington si accontentano di così poco, da parte nostra. Probabilmente no, ma per ora devono arrangiarsi. Tanto, il 4 novembre da quelle parti si vota.

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