Gustav e i suoi tifosi



di Fausto Carioti

Un cataclisma da qualche centinaio di morti, qualche migliaio di case distrutte? E che sarà mai. Tutto fa brodo, a sinistra. Anche le tonnellate d’acqua dell’uragano Gustav che ieri si sono abbattute sul sud degli Stati Uniti. Prendete il regista Michael Moore. Piaccia o meno, il simpatico ciccione è uno che sa il fatto suo. Riesce a fare soldi a palate grazie ai gonzi che si mettono in fila al botteghino per assistere agli spot che confeziona per il sistema sanitario cubano, ovvero per la dittatura dei fratelli Castro. In questo modo Moore è riuscito persino a diventare un punto di riferimento per i tanti convinti che l’unico responsabile di tutti i mali del mondo sia il presidente americano George W. Bush. Ovviamente è soprattutto su questo lato dell’Atlantico che Moore viene preso sul serio, perché sull’altra sponda, quella di casa sua, lo trattano come una simpatica macchietta, buona per quelle polemiche fast-food che sono la specialità della televisione. I giornalisti adorano i tipi che le sparano grosse pur di conquistarsi un titolo, e Moore, bontà sua, quando c’è da dire una cavolata davanti a una telecamera non si tira mai indietro. Domenica scorsa l’emittente Msnbc lo ha invitato a commentare l’arrivo dell’uragano Gustav, che dopo aver fatto 85 morti nei Caraibi sembrava pronto a replicare la tragedia di Katrina, che tre anni fa quasi cancellò New Orleans dalla carte geografiche e solo negli Stati Uniti causò oltre 1.800 vittime. Moore ha esordito così: «Stavo giusto pensando che questo Gustav è la prova che esiste un Dio nei cieli. Dovrebbe puntare dritto su New Orleans il primo giorno della convention repubblicana a Minneapolis-St Paul, sul fiume Mississippi».

Questo è il livello: se per togliere un paio di decimali alle percentuali di consenso di John McCain e aumentare le chances di vittoria di Barack Obama occorre passare su qualche cadavere, beh, pazienza, le avanguardie del pensiero progressista sono disposte a farsene una ragione. Resosi conto di essersi spinto un po’ troppo in là persino per i suoi standard, Moore ha poi balbettato l’augurio che stavolta nessuno rimanga ferito. Ma è solo riuscito a rendere ancora più evidente la gaffe appena commessa.

Le imitazioni italiane, poi, riescono a essere persino più divertenti dell’originale a stelle e strisce. Vittorio Zucconi, inviato di Repubblica, in questi casi dà il meglio di sé. Tre anni fa scrisse che l’uragano era una «vendetta della natura» contro il presidente Bush, il quale si era rifiutato di firmare il trattato di Kyoto, e così facendo aveva contribuito al surriscaldamento globale e quindi aveva reso possibili simili disastri. Qualcuno lo prese sul serio e gli fece notare che gli uragani giganti sono in diminuzione da diverso tempo (ci sono i dati del National Hurricane Center americano a testimoniarlo). Lui però fece finta di niente, e ogni volta che da qualche parte negli Stati Uniti piove Zucconi scrive sul quotidiano della sinistra intelligente che la colpa è di Bush.

Adesso l’uragano Gustav l’ha ringiovanito di tre anni, e soprattutto gli ha dato modo di riscrivere lo stesso articolo di allora, appena rimaneggiato qua e là. Se Katrina era la «vendetta della natura», Gustav è la «vendetta della realtà contro la finzione della propaganda». Non si capisce se non si vergogni di farcelo sapere o se la gioia sia tanta che la mano sfugge alla ragione e scrive da sola. Di sicuro, mentre batte sulla tastiera cose prive di senso e di rispetto per la lingua italiana, tipo «per le gerarchie di un partito che aveva trovato nella spumeggiante signora dei ghiacciai e del petrolio, in quella governatrice dell’Alaska che sembra nata da un incrocio fra una Bibbia e un musical anni ’50 tipo “Anna prendi il fucile”, la coincidenza con l’uragano non potrebbe essere più devastante», l’inviato di Repubblica è un uomo felice. Michael Moore è in buona compagnia.

© Libero. Pubblicato il 2 settembre 2008.

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