Nei gulag di Castro

«Per chi si chiede come mai i cubani sopportino un tale orrore senza ribellarsi, la risposta va ricercata in una serie di cifre allucinanti: nel corso di una decina di ondate di terrore massiccio, più di un milione di cubani sono stati condannati a pene tra i tre e i cinque anni di carcere, per un totale di oltre tre milioni di anni di detenzione nelle orribili carceri castriste e nei gulag tropicali, che Amnesty International ha definito disumani. Tra il 1960 e il 1961, ventimila oppositori, quasi tutti di origine rivoluzionaria - chiamati los Plantados per la loro coraggiosa resistenza - furono condannati a vent'anni di carcere, per un totale di oltre quattrocentimila anni. Ancora recentemente, nel 2003, più di settanta oppositori pacifici e giornalisti indipendenti hanno subito condanne da quindici a vent'anni, per una somma di oltre milleduecento anni di detenzione. Di questi, solo una quindicina - tra cui il poeta Raul Rivero - sono stati scarcerati per malattia o in seguito a pressioni internazionali. Decine di migliaia di oppositori e dirigenti sono stati fucilati. [...] Ai colonnelli portoghesi in visita all'Avana (Castro) ha dichiarato: "In situazioni di crisi, il potere si mantiene col terrore e con la fame"».
E' una parte del racconto di Carlos Franqui, pubblicato il 6 agosto nell'imperdibile inserto domenicale di quel quotidiano notoriamente di destra chiamato "Repubblica", dove ci si prepara così a seppellire il macellaio malato. Niente di nuovo, per i lettori di questo blog.

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