La parabola del regime cubano

Un salto indietro nel tempo, come ai bei tempi dei compagni Nicolae Ceauşescu ed Erich Honecker. Il problema del regime cubano (uno dei tanti problemi) adesso è impedire che in questo momento, in cui il regime emana un forte odore di decomposizione, gli abitanti dell'isola in cerca di notizie sul loro futuro si aggrappino alla parabola per accedere alle news trasmesse dalle televisioni estere, che non essendo specializzate in sceneggiati sulla vita di Fidel Castro, in interviste firmate da Gianni Minà o in documentari sulle conquiste civili della gloriosa revolución, rischiano di far sapere davvero ai cubani cosa sta accadendo sull'isola. Inutile dire che Washington (sensatamente) ci mette del suo, aumentando le trasmissioni del canale satellitare Tv Martì, il cui segnale è stato potenziato proprio nei giorni scorsi.
«Buona parte della programmazione che si riceve tramite canale satellitare è di contenuto destabilizzante, ingerentista e sovversivo, ed è mirata, come sempre, alla realizzazione di attività terroristiche», si leggeva mercoledì 9 agosto su Granma, l'organo ufficiale del partito comunista cubano, dove si avvertivano i cittadini che non saranno più tollerati impianti abusivi per la ricezione delle trasmissioni satellitari.
Come sempre, anche in Italia ci sarà chi troverà il modo di giustificare il diktat, sia perché i caudillos comunisti hanno sempre ragione, sia perché la televisione satellitare, avanguardia del capitalismo, trasmette solo schifezze e disvalori (compito dello Stato, come noto, è educare i cittadini e decidere per loro cosa è giusto e cosa no). E poi via, di corsa a casa, a guardare la partita su Sky o a sgranocchiare Pringles davanti a Canal Jimmy.

PS. Intanto Raúl, il fratello triste, militarizza l'area intorno a Guantanamo per impedire che i cubani, temendo i colpi di coda del regime, corrano a cercare rifugio nella base nordamericana, tempio di ogni nefandezza. Hasta la victoria siempre.

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