Meno male che qualcuno si diverte
di Fausto Carioti
Il lettore è invitato a indovinare chi, ieri, abbia pronunciato la seguente frase: «Nei giorni scorsi ho parlato anche troppo. Oggi è una giornata di disoccupazione. Sono qui per divertirmi e stamattina mi sono proprio divertito». Risposta 1: Zlatan Ibrahimovic, calciatore, felice perché è appena passato dalla Juventus all’Inter, che gli ha triplicato l’ingaggio. Risposta 2: Kledi Kadiu, noto ballerino e attore albanese, felice perché se la sta spassando in barca a Capri con la fidanzata Desy Luccini. Risposta 3: Romano Prodi, presidente del Consiglio, felice perché è un cuor contento di natura, e a quanto pare non ha ancora capito quello che succedendo in questi giorni. La risposta giusta, va da sé, è la terza: con mezza Europa bloccata per paura dell’ennesimo attentato terroristico, stavolta evitato per un soffio, con il livello d’allerta innalzato in tutto il Paese e gli aeroporti semiparalizzati, l’unico che poteva uscirsene con una frase simile era lui. Ai cronisti che lo hanno raggiunto a Castiglion della Pescaia, il presidente del Consiglio che si era impegnato a portare la serietà al governo ha raccontato di aver trascorso una fantastica mattinata a pedalare nelle colline maremmane, dimenticandosi tutte le rogne della politica. Poco male, in ogni caso: come era prevedibile, le trattative internazionali per far cessare gli scontri armati in Libano e il giro di telefonate tra i governi di mezza Europa per scambiarsi informazioni su come scongiurare nuovi attentati sono proseguiti anche senza il prezioso apporto del premier italiano, impegnato a smaltire i grassi in eccesso tra Punta Ala e Vetulonia.
Il faccione sorridente del presidente del Consiglio e le frasi alla camomilla che rilasciano gli esponenti del suo governo fanno però a pugni non solo con le notizie di cronaca internazionale, ma soprattutto con la preoccupazione e la fretta con cui stanno lavorando in queste ore gli apparati di sicurezza italiani. Non è una sensazione, è una certezza: il livello d’allarme reale è assai più alto di quanto vogliano far credere Prodi e i suoi ministri.
Primo. Tra giovedì e ieri, in seguito proprio alle indagini partite dopo gli attentati scongiurati a Londra, le forze di polizia italiane hanno arrestato quaranta musulmani, ritenuti terroristi potenziali o reali. Un intervento su vasta scala, spiega il Viminale, «che ha fatto seguito all’operazione antiterrorismo britannica». Sono stati passati al setaccio i tradizionali luoghi di aggregazione degli islamici, come i call center e gli internet point. Nel mirino soprattutto gli immigrati pakistani, anche perché dal Pakistan è passata la strada degli ideatori della strage mancata. Ulteriori giri di vite sono attesi nei prossimi giorni. Stefano Dambruoso, magistrato milanese che si occupa di terrorismo nella sede viennese delle Nazioni Unite, ha caldeggiato l’espulsione, in nome della sicurezza nazionale, di tutti gli stranieri usciti dal carcere grazie all’indulto e che siano anche solo sospettati di contiguità con il mondo dell’estremismo islamico.
Secondo. Nella notte tra giovedì e venerdì il capo della Polizia, Giovanni De Gennaro, ha inviato una circolare a tutti i questori e agli uffici della Polizia di frontiera, ordinando «con effetto immediato» di intensificare i controlli sui 14mila obiettivi sensibili: ci sono le sedi diplomatiche di Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele, ma anche moltissimi altri luoghi a rischio. Ai questori viene chiesto di «verificare l’adeguatezza del dispositivo antiterrorismo in atto nel Paese alle accresciute esigenze di sicurezza», dove la parola chiave è proprio quell’«accresciute», che indica un innalzamento generale del livello d’allarme del quale non vi è traccia nelle dichiarazioni degli esponenti del governo. Intanto negli aeroporti italiani il livello d’allerta è stato elevato al top: è stato introdotto il divieto di portare contenitori di liquidi nei voli per Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele e sono stati moltiplicati i controlli a campione. Poche ore prima, Prodi e il ministro dell’Interno Giuliano Amato avevano assicurato che in Italia non vi è alcun motivo per preoccuparsi.
Terzo. Sempre in seguito agli eventi di Londra, il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, guidato dal ministro dell’Interno e composto dai vertici delle forze di polizia e dei servizi, è stato anticipato di 24 ore: si terrà lunedì, proprio per definire al più presto il nuovo assetto post 11 agosto e predisporre un sostanzioso rafforzamento delle misure di sicurezza in vista degli spostamenti previsti per la metà del mese, quando l’allarme antiterrorismo dovrà passare la prova più difficile.
© Libero. Pubblicato il 12 agosto 2006.
Post scriptum. Sullo stesso argomento: "Il mondo trema, ma Prodi va in bicicletta", di Mario Sechi.
Il lettore è invitato a indovinare chi, ieri, abbia pronunciato la seguente frase: «Nei giorni scorsi ho parlato anche troppo. Oggi è una giornata di disoccupazione. Sono qui per divertirmi e stamattina mi sono proprio divertito». Risposta 1: Zlatan Ibrahimovic, calciatore, felice perché è appena passato dalla Juventus all’Inter, che gli ha triplicato l’ingaggio. Risposta 2: Kledi Kadiu, noto ballerino e attore albanese, felice perché se la sta spassando in barca a Capri con la fidanzata Desy Luccini. Risposta 3: Romano Prodi, presidente del Consiglio, felice perché è un cuor contento di natura, e a quanto pare non ha ancora capito quello che succedendo in questi giorni. La risposta giusta, va da sé, è la terza: con mezza Europa bloccata per paura dell’ennesimo attentato terroristico, stavolta evitato per un soffio, con il livello d’allerta innalzato in tutto il Paese e gli aeroporti semiparalizzati, l’unico che poteva uscirsene con una frase simile era lui. Ai cronisti che lo hanno raggiunto a Castiglion della Pescaia, il presidente del Consiglio che si era impegnato a portare la serietà al governo ha raccontato di aver trascorso una fantastica mattinata a pedalare nelle colline maremmane, dimenticandosi tutte le rogne della politica. Poco male, in ogni caso: come era prevedibile, le trattative internazionali per far cessare gli scontri armati in Libano e il giro di telefonate tra i governi di mezza Europa per scambiarsi informazioni su come scongiurare nuovi attentati sono proseguiti anche senza il prezioso apporto del premier italiano, impegnato a smaltire i grassi in eccesso tra Punta Ala e Vetulonia.
Il faccione sorridente del presidente del Consiglio e le frasi alla camomilla che rilasciano gli esponenti del suo governo fanno però a pugni non solo con le notizie di cronaca internazionale, ma soprattutto con la preoccupazione e la fretta con cui stanno lavorando in queste ore gli apparati di sicurezza italiani. Non è una sensazione, è una certezza: il livello d’allarme reale è assai più alto di quanto vogliano far credere Prodi e i suoi ministri.
Primo. Tra giovedì e ieri, in seguito proprio alle indagini partite dopo gli attentati scongiurati a Londra, le forze di polizia italiane hanno arrestato quaranta musulmani, ritenuti terroristi potenziali o reali. Un intervento su vasta scala, spiega il Viminale, «che ha fatto seguito all’operazione antiterrorismo britannica». Sono stati passati al setaccio i tradizionali luoghi di aggregazione degli islamici, come i call center e gli internet point. Nel mirino soprattutto gli immigrati pakistani, anche perché dal Pakistan è passata la strada degli ideatori della strage mancata. Ulteriori giri di vite sono attesi nei prossimi giorni. Stefano Dambruoso, magistrato milanese che si occupa di terrorismo nella sede viennese delle Nazioni Unite, ha caldeggiato l’espulsione, in nome della sicurezza nazionale, di tutti gli stranieri usciti dal carcere grazie all’indulto e che siano anche solo sospettati di contiguità con il mondo dell’estremismo islamico.
Secondo. Nella notte tra giovedì e venerdì il capo della Polizia, Giovanni De Gennaro, ha inviato una circolare a tutti i questori e agli uffici della Polizia di frontiera, ordinando «con effetto immediato» di intensificare i controlli sui 14mila obiettivi sensibili: ci sono le sedi diplomatiche di Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele, ma anche moltissimi altri luoghi a rischio. Ai questori viene chiesto di «verificare l’adeguatezza del dispositivo antiterrorismo in atto nel Paese alle accresciute esigenze di sicurezza», dove la parola chiave è proprio quell’«accresciute», che indica un innalzamento generale del livello d’allarme del quale non vi è traccia nelle dichiarazioni degli esponenti del governo. Intanto negli aeroporti italiani il livello d’allerta è stato elevato al top: è stato introdotto il divieto di portare contenitori di liquidi nei voli per Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele e sono stati moltiplicati i controlli a campione. Poche ore prima, Prodi e il ministro dell’Interno Giuliano Amato avevano assicurato che in Italia non vi è alcun motivo per preoccuparsi.
Terzo. Sempre in seguito agli eventi di Londra, il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, guidato dal ministro dell’Interno e composto dai vertici delle forze di polizia e dei servizi, è stato anticipato di 24 ore: si terrà lunedì, proprio per definire al più presto il nuovo assetto post 11 agosto e predisporre un sostanzioso rafforzamento delle misure di sicurezza in vista degli spostamenti previsti per la metà del mese, quando l’allarme antiterrorismo dovrà passare la prova più difficile.
© Libero. Pubblicato il 12 agosto 2006.
Post scriptum. Sullo stesso argomento: "Il mondo trema, ma Prodi va in bicicletta", di Mario Sechi.