Regaliamo un sorriso a nonno Romano
E poi dicono che noi individualisti non abbiamo sensibilità sociale. Eccovi un articolo contro il triste fenomeno estivo dell'abbandono degli anziani. Uscito fresco fresco su Libero. Vi ho messo anche i link. Se restate impassibili siete proprio dei liberisti selvaggi.
di Fausto Carioti
Chi segue Libero sa che questo giornale non si tira indietro quando si tratta di coinvolgere i suoi lettori in qualche iniziativa umanitaria. Ecco, questo è uno di quei casi in cui c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti. Sappiamo quello che vuol dire, arrivati a una certa età, scoprirsi senza un lavoro: l’abbandono, la solitudine, il senso di vuoto che lotta con la voglia di fare, la semplice necessità di trovare qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Quando poi chi soffre queste cose è uno che ha vissuto sulla breccia sino a poco tempo fa, quel fuoco che brucia dentro è ancora più forte. È il caso di Romano P. (il cognome non lo pubblichiamo per evidenti ragioni di riservatezza, comunque possiamo dirvi che non è parente della più famosa Melissa), bolognese, 66 anni, sino a poco tempo fa uomo politico di primo livello nelle file del centrosinistra, sbattuto fuori da Roma e spedito a svernare nei tristi palazzoni della Commissione europea dai soliti colleghi invidiosi. Le batoste ricevute e gli anni passati a Bruxelles lo hanno fiaccato, ma la smania di darsi da fare è sempre la stessa. Romano è convinto di potere tornare al suo mestiere, alla politica: che poi è l’unica cosa che ha fatto nella vita, se non altro perché è l’unica che sa fare. Ma le vecchie invidie non sono tramontate. I suoi “compagni” pensano che dovrebbe mettersi da parte, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo. Intanto, però, stanno facendo di tutto per farglielo capire: hanno smesso di telefonargli e parlano male di lui ai giornali. E l’estate di Romano è un’estate di solitudine.
Per ricevere un po’ di calore il poverino, mesi fa, in uno slancio giovanilista, ha anche provato ad aprire un sito web, all’indirizzo www.romanoprodi.it, perché ha letto su Repubblica - il suo giornale preferito - che è un modo moderno per tenere vivo il contatto con la gente. C’era anche un blog, dentro al sito, cioè una specie di diario on line in cui uno si racconta, commenta in tempo reale gli argomenti importanti. Avere un blog fa molto trendy, è molto americano: sul suo giornale preferito, Vittorio Zucconi aveva scritto che in questo modo un candidato democratico alle elezioni, Howard Dean, era riuscito a mobilitare milioni di persone e raccogliere fondi consistenti per la campagna elettorale. Ma il blog non è cosa per uno dell’età di Romano: troppo moderno, troppo interattivo, come si dice oggi, e lui, fa sapere chi lo conosce bene, ha già i suoi problemi a trovare la pagina 120 del Televideo. Così il diario postmoderno di Romano P., dopo 38 giorni in cui il nostro era riuscito a mettere on line solo un paio di messaggi, è stato chiuso, tra gli sberleffi degli internauti. «Quella di non comunicare con i propri elettori sarà una nuova tattica per far rimanere al potere questo governo sino al 3010», ha infierito, impietoso, Beppe Grillo, uno dei pochi che ogni tanto si ricorda di lui.
Restava però, e sul sito c’è tuttora, la rubrica delle lettere on-line. Basta fare un click, scrivere a Romano P. e lui risponde pubblicamente, in modo che tutti possano leggere. Ma l’estate, come si diceva, è maledetta per quelli come lui. È lì che aspetta, ma nessuno gli scrive. L’ultima lettera arrivata, si legge sul sito, porta la data del 25 luglio. Da allora, più nessuno ha pensato a lui. I vicini di casa, dietro la garanzia dell’anonimato, raccontano di vederlo dalle finestre, in mutandoni e ciabatte, agitarsi come un’anima in pena nel salotto buono, dove passa le mattinate a vedere i film di Rete 4, mentre sua moglie, la brava signora Flavia, gli chiede di scansare i piedi perché altrimenti non riesce a passare l’aspirapolvere. Se esce di casa, Romano lo fa solo per andare a comprare i giornali nell’edicola di Strada Maggiore. Al ritorno, la solita domanda alla povera consorte: «Mi ha cercato qualcuno? Massimo? Francesco? Arturo?». E lei, comprensiva, con quel suo sorriso dolce: «Caro, il telefono ha squillato, ma non ho fatto in tempo a rispondere, non so chi fosse».
Romano P. è un simbolo: rappresenta tutto ciò che può accadere a chiunque di noi nel momento in cui falsi amici decidessero di pugnalarci alle spalle. Per questo Libero ha deciso di aiutarlo, lanciando tra i suoi lettori la campagna “Regala un sorriso a nonno Romano”. Tutti possono, con un semplice gesto, fare un’operazione di grande umanità. Basta accendere il computer, collegarsi a Internet, accedere al sito www.romanoprodi.it e scrivere una lettera a Romano P., su un tema qualunque: i matrimoni gay, la fecondazione assistita, la coesistenza tra i comunisti e i riformisti all’interno del centrosinistra. Lui magari non vi risponderà, ma voi non pensate che voglia evadere certi argomenti: è che, come detto, le nuove tecnologie lo mettono a disagio. Ma leggerà la vostra lettera e questo lo farà sentire meno solo e gli restituirà lo smalto di un tempo. Almeno per un po’.
© Libero. Pubblicato il 25 agosto 2005.
di Fausto Carioti
Chi segue Libero sa che questo giornale non si tira indietro quando si tratta di coinvolgere i suoi lettori in qualche iniziativa umanitaria. Ecco, questo è uno di quei casi in cui c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti. Sappiamo quello che vuol dire, arrivati a una certa età, scoprirsi senza un lavoro: l’abbandono, la solitudine, il senso di vuoto che lotta con la voglia di fare, la semplice necessità di trovare qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Quando poi chi soffre queste cose è uno che ha vissuto sulla breccia sino a poco tempo fa, quel fuoco che brucia dentro è ancora più forte. È il caso di Romano P. (il cognome non lo pubblichiamo per evidenti ragioni di riservatezza, comunque possiamo dirvi che non è parente della più famosa Melissa), bolognese, 66 anni, sino a poco tempo fa uomo politico di primo livello nelle file del centrosinistra, sbattuto fuori da Roma e spedito a svernare nei tristi palazzoni della Commissione europea dai soliti colleghi invidiosi. Le batoste ricevute e gli anni passati a Bruxelles lo hanno fiaccato, ma la smania di darsi da fare è sempre la stessa. Romano è convinto di potere tornare al suo mestiere, alla politica: che poi è l’unica cosa che ha fatto nella vita, se non altro perché è l’unica che sa fare. Ma le vecchie invidie non sono tramontate. I suoi “compagni” pensano che dovrebbe mettersi da parte, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo. Intanto, però, stanno facendo di tutto per farglielo capire: hanno smesso di telefonargli e parlano male di lui ai giornali. E l’estate di Romano è un’estate di solitudine.
Per ricevere un po’ di calore il poverino, mesi fa, in uno slancio giovanilista, ha anche provato ad aprire un sito web, all’indirizzo www.romanoprodi.it, perché ha letto su Repubblica - il suo giornale preferito - che è un modo moderno per tenere vivo il contatto con la gente. C’era anche un blog, dentro al sito, cioè una specie di diario on line in cui uno si racconta, commenta in tempo reale gli argomenti importanti. Avere un blog fa molto trendy, è molto americano: sul suo giornale preferito, Vittorio Zucconi aveva scritto che in questo modo un candidato democratico alle elezioni, Howard Dean, era riuscito a mobilitare milioni di persone e raccogliere fondi consistenti per la campagna elettorale. Ma il blog non è cosa per uno dell’età di Romano: troppo moderno, troppo interattivo, come si dice oggi, e lui, fa sapere chi lo conosce bene, ha già i suoi problemi a trovare la pagina 120 del Televideo. Così il diario postmoderno di Romano P., dopo 38 giorni in cui il nostro era riuscito a mettere on line solo un paio di messaggi, è stato chiuso, tra gli sberleffi degli internauti. «Quella di non comunicare con i propri elettori sarà una nuova tattica per far rimanere al potere questo governo sino al 3010», ha infierito, impietoso, Beppe Grillo, uno dei pochi che ogni tanto si ricorda di lui.
Restava però, e sul sito c’è tuttora, la rubrica delle lettere on-line. Basta fare un click, scrivere a Romano P. e lui risponde pubblicamente, in modo che tutti possano leggere. Ma l’estate, come si diceva, è maledetta per quelli come lui. È lì che aspetta, ma nessuno gli scrive. L’ultima lettera arrivata, si legge sul sito, porta la data del 25 luglio. Da allora, più nessuno ha pensato a lui. I vicini di casa, dietro la garanzia dell’anonimato, raccontano di vederlo dalle finestre, in mutandoni e ciabatte, agitarsi come un’anima in pena nel salotto buono, dove passa le mattinate a vedere i film di Rete 4, mentre sua moglie, la brava signora Flavia, gli chiede di scansare i piedi perché altrimenti non riesce a passare l’aspirapolvere. Se esce di casa, Romano lo fa solo per andare a comprare i giornali nell’edicola di Strada Maggiore. Al ritorno, la solita domanda alla povera consorte: «Mi ha cercato qualcuno? Massimo? Francesco? Arturo?». E lei, comprensiva, con quel suo sorriso dolce: «Caro, il telefono ha squillato, ma non ho fatto in tempo a rispondere, non so chi fosse».
Romano P. è un simbolo: rappresenta tutto ciò che può accadere a chiunque di noi nel momento in cui falsi amici decidessero di pugnalarci alle spalle. Per questo Libero ha deciso di aiutarlo, lanciando tra i suoi lettori la campagna “Regala un sorriso a nonno Romano”. Tutti possono, con un semplice gesto, fare un’operazione di grande umanità. Basta accendere il computer, collegarsi a Internet, accedere al sito www.romanoprodi.it e scrivere una lettera a Romano P., su un tema qualunque: i matrimoni gay, la fecondazione assistita, la coesistenza tra i comunisti e i riformisti all’interno del centrosinistra. Lui magari non vi risponderà, ma voi non pensate che voglia evadere certi argomenti: è che, come detto, le nuove tecnologie lo mettono a disagio. Ma leggerà la vostra lettera e questo lo farà sentire meno solo e gli restituirà lo smalto di un tempo. Almeno per un po’.
© Libero. Pubblicato il 25 agosto 2005.