Beppe Grillo certifica l'inutilità dei blog

Da un punto di vista politico, vale a dire come capacità di cambiare l'agenda dei decision maker, i blog oggi, in Italia, sono del tutto inutili. Non fanno opinione pubblica, non spostano un voto. Servono a noi per parlare tra noi stessi e scambiarci i nostri link e postarci commenti a vicenda. Che è bello, divertente, ma rimane un esercizio tristemente autoreferenziale. Una conferma lapidaria viene dalla decisione annunciata dall'alfiere di questo nuovo fantastico (nessuna ironia) modo di comunicare, Beppe Grillo: comprare una pagina del Corriere della Sera per invitare Antonio Fazio a dimettersi. Ora, se per uccidere qualcuno uso la selce pur avendo a disposizione una pistola, la spiegazione è una sola: la pistola non funziona. Così Grillo, pur avendo il blog più seguito d'Italia, che coinvolge ogni giorno migliaia di persone, con le quali comunica attraverso dei modernissimi bit a costo quasi zero, per fare male a Fazio è costretto ad affidarsi a un costoso oggetto ideato secoli fa, fatto di molecole di cellulosa intrise di piombo. Lo fa perché sa che finché parla su Internet lo ascolta solo un pubblico di nicchia, che nel mare dei grande numeri della democrazia non conta proprio nulla.
Spiace per chi nelle potenzialità elettorali a breve termine di questo mezzo ci crede convinto, tipo, leggevo l'altro giorno, Mario Adinolfi, che non conosco ma mi sta simpatico, se non altro perché tifiamo per la stessa squadra. Ma la verità è che su questo strumento qui c'è troppa retorica, e che ce la cantiamo e ce la suoniamo tra noi. Io, poi, che qui sono l'ultimo arrivato, più di tutti.

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