Prove letterarie per una nuova Piazzale Loreto
di Fausto Carioti
Prove letterarie per quella nuova piazzale Loreto che tanti a sinistra (Enzo Jannacci lo ha ammesso in pubblico senza troppi pudori) sognano di vedere al più presto. Sogni di carta destinati a rimanere tali, per carità. Che però la dicono lunga sul clima che si respira in Italia e sull'odio represso che una parte del Paese cova nei confronti di Silvio Berlusconi. Un sentimento al quale si prova a dare sfogo con quello che ormai è diventato un genere letterario: il romanzo di (fanta) politica sulla morte violenta del premier. Il filone ha appena partorito il quarto libro: un record. Se si aggiunge il delicato musical olandese "Everybody for Berlusconi" (titolo originario: "Killing Berlusconi") nei teatri da novembre, in cui un gruppo di giovanotti finanziati dall'Unione europea chiede agli spettatori se vogliono uccidere Berlusconi e alla fine, qualunque sia la loro risposta, lo uccidono comunque, si capisce che siamo a un passo dal fenomeno di massa.Non resta che prenderne atto: odiare Berlusconi al punto da volerlo uccidere fa tendenza. L'ultima fatica letteraria si chiama "2005 dopo Cristo" e sta arrivando in questi giorni nelle librerie.
È scritta - senza troppo talento, diciamolo - da Babette Factory, sigla dietro la quale si nasconde il solito gruppo di più o meno giovani (età compresa tra i 27 e i 32 anni) costretti a dividersi tra ribellione generazionale e salotti letterari. La stampa, guarda un po’, lo stesso presidente del Consiglio, tramite la casa editrice Einaudi. La trama del libro, definito con la modestia del caso dall’editore «la commedia finale dell’Italia contemporanea», è giusto proporla così come appare sul sito della stessa Einaudi: «Il vecchio Sinisgalli trama per dirottare il destino collettivo d’Italia. Un gruppo di giovani rivoltosi imbevuti di miti televisivi, due inquietanti registe underground, un killer improvvisato, un conduttore di successo che parla col suo pubblico interiore convergono al centro di una storia piú grande di loro. Da una vorticosa sequenza di raduni massonici, missioni in Estremo Oriente e feste situazioniste, un universitario innamorato si ritrova infine faccia a faccia con il presidente Berlusconi». Eccolo, il nervo scoperto. L’ossessione attorno alla quale ruotano tutte le 401 pagine del libro. Dalla prima («Nei manifesti, sotto la galleria, rimane su ogni fronte di Berlusconi la scritta morto, morto, morto...») all’ultima, con il premier ferito, forse moribondo, di certo ridotto a un grumo sanguinolento, che chiede a chi gli sta intorno: «Pregate per me», ultime parole del libro.
Ora, capiamoci: gli autori giocano sull’ambiguo e talvolta sembrano prendere le distanze non solo da Berlusconi e ciò che rappresenta, ma anche dall’Italia ossessionata dall’antiberlusconismo. Certo è che si divertono a fargli di tutto, al pover’uomo. Lo intrappolano in un incendio in mezzo a una galleria, lo fanno salvare e rapire da uno dei protagonisti, ma non prima di averlo ridotto a «un presidente del Consiglio svenuto, mezzo ustionato in faccia, con la mano tumefatta, qualche falange in meno e una gamba apparentemente paralizzata». Quindi, prigioniero in una grotta. Ridotto al delirio per la mancanza di medicinali, Berlusconi per avere un goccio d’acqua è costretto a partecipare a un quiz improvvisato (“È la tua risposta definitiva?”. “Sì”. “La accediamo?”). Nessuna barbarie, ovviamente: «Tenere Berlusconi in una caverna era un esercizio spirituale, un atto politico, un esperimento filosofico». Sin quando, quasi pentito e forse deciso a restituirgli la libertà, il suo torturatore lo carica in auto. La colluttazione, l’incidente e quindi la fine del libro e del divertimento.
Ma i pargoli di casa Einaudi sono solo gli ultimi arrivati. Il musical olandese ha dato la sveglia ai talenti letterari italiani. Sinora quello che ha fatto discutere più di tutti, se non altro perché qualcuno di Forza Italia gli ha fatto il favore di chiedere il ritiro del libro, è Giuseppe Caruso, trentenne collaboratore dell’Unità e autore di “Chi ha ucciso Silvio Berlusconi”. Nessuno dei luoghi comuni dell’immaginario giovanile sinistrese manca all’appello. Il protagonista è un venticinquenne laureato in Storia, indeciso tra spinelli e ribellione, costretto al «calvario dei lavori interinali, mal pagati, dequalificanti, senza alcuna certezza». La bella di turno, quella che lei sì che lo capisce, è una figlia della buona borghesia milanese che lo inizia al terrorismo armato e agli attentati dinamitardi. Il libro finisce che Berlusconi lo ammazza lui, l’eroe. Caruso se la cava così: «Non parlo di Berlusconi in carne e ossa, ma di un simbolo». Materiale da psicanalisti, insomma. E siccome chi si somiglia si piglia, Caruso è stato invitato a Berlino dagli “artisti” che hanno messo in scena “Killing Berlusconi”.l
Tirannicidio catartico pure nel libro noir di Raul Montanari “La verità bugiarda”, uscito anch’esso nei mesi scorsi. Berlusconi non è il protagonista, ma lo sfondo del romanzo. E anche qui, manco a dirlo, i protagonisti sono «venti-trentenni costretti a vivere sentimenti precari, lavori provvisori, rapporti familiari allo sfascio». Uccidono Berlusconi in pubblico accanto al sindaco di Milano, tutti e due «piccoli, calvi e grassottelli». Non ammazza invece Berlusconi, ma prepara l’omicidio con cura per tutta la lunghezza del libro, il protagonista di “Kill?”, dell’ingegnere e romanziere Roberto Vacca. Che prima salva Berlusconi da un attentato. Poi, non riuscendo a fare i conti con il rimorso per averlo aiutato, decide di rimediare all’errore e farlo fuori. Perché «si comporta male. Fa troppe cose che non stanno bene. […] È meschino, codardo, di pessimo gusto. Manca di stile». All’ultimo momento, poi, quando già lo tiene nel mirino, il buon protagonista ci ripensa e non tira il grilletto. Chiude il libro la frase in quarta di copertina, citazione da Tommaso d’Aquino: «È lodato chi libera il popolo dal tiranno». Commento di Vacca: «Ogni intento offensivo mi è alieno. Questo è un racconto satirico». Satirico. Allegria.
© Libero. Pubblicato l'11 giugno 2005.
Prove letterarie per quella nuova piazzale Loreto che tanti a sinistra (Enzo Jannacci lo ha ammesso in pubblico senza troppi pudori) sognano di vedere al più presto. Sogni di carta destinati a rimanere tali, per carità. Che però la dicono lunga sul clima che si respira in Italia e sull'odio represso che una parte del Paese cova nei confronti di Silvio Berlusconi. Un sentimento al quale si prova a dare sfogo con quello che ormai è diventato un genere letterario: il romanzo di (fanta) politica sulla morte violenta del premier. Il filone ha appena partorito il quarto libro: un record. Se si aggiunge il delicato musical olandese "Everybody for Berlusconi" (titolo originario: "Killing Berlusconi") nei teatri da novembre, in cui un gruppo di giovanotti finanziati dall'Unione europea chiede agli spettatori se vogliono uccidere Berlusconi e alla fine, qualunque sia la loro risposta, lo uccidono comunque, si capisce che siamo a un passo dal fenomeno di massa.Non resta che prenderne atto: odiare Berlusconi al punto da volerlo uccidere fa tendenza. L'ultima fatica letteraria si chiama "2005 dopo Cristo" e sta arrivando in questi giorni nelle librerie.
È scritta - senza troppo talento, diciamolo - da Babette Factory, sigla dietro la quale si nasconde il solito gruppo di più o meno giovani (età compresa tra i 27 e i 32 anni) costretti a dividersi tra ribellione generazionale e salotti letterari. La stampa, guarda un po’, lo stesso presidente del Consiglio, tramite la casa editrice Einaudi. La trama del libro, definito con la modestia del caso dall’editore «la commedia finale dell’Italia contemporanea», è giusto proporla così come appare sul sito della stessa Einaudi: «Il vecchio Sinisgalli trama per dirottare il destino collettivo d’Italia. Un gruppo di giovani rivoltosi imbevuti di miti televisivi, due inquietanti registe underground, un killer improvvisato, un conduttore di successo che parla col suo pubblico interiore convergono al centro di una storia piú grande di loro. Da una vorticosa sequenza di raduni massonici, missioni in Estremo Oriente e feste situazioniste, un universitario innamorato si ritrova infine faccia a faccia con il presidente Berlusconi». Eccolo, il nervo scoperto. L’ossessione attorno alla quale ruotano tutte le 401 pagine del libro. Dalla prima («Nei manifesti, sotto la galleria, rimane su ogni fronte di Berlusconi la scritta morto, morto, morto...») all’ultima, con il premier ferito, forse moribondo, di certo ridotto a un grumo sanguinolento, che chiede a chi gli sta intorno: «Pregate per me», ultime parole del libro.
Ora, capiamoci: gli autori giocano sull’ambiguo e talvolta sembrano prendere le distanze non solo da Berlusconi e ciò che rappresenta, ma anche dall’Italia ossessionata dall’antiberlusconismo. Certo è che si divertono a fargli di tutto, al pover’uomo. Lo intrappolano in un incendio in mezzo a una galleria, lo fanno salvare e rapire da uno dei protagonisti, ma non prima di averlo ridotto a «un presidente del Consiglio svenuto, mezzo ustionato in faccia, con la mano tumefatta, qualche falange in meno e una gamba apparentemente paralizzata». Quindi, prigioniero in una grotta. Ridotto al delirio per la mancanza di medicinali, Berlusconi per avere un goccio d’acqua è costretto a partecipare a un quiz improvvisato (“È la tua risposta definitiva?”. “Sì”. “La accediamo?”). Nessuna barbarie, ovviamente: «Tenere Berlusconi in una caverna era un esercizio spirituale, un atto politico, un esperimento filosofico». Sin quando, quasi pentito e forse deciso a restituirgli la libertà, il suo torturatore lo carica in auto. La colluttazione, l’incidente e quindi la fine del libro e del divertimento.
Ma i pargoli di casa Einaudi sono solo gli ultimi arrivati. Il musical olandese ha dato la sveglia ai talenti letterari italiani. Sinora quello che ha fatto discutere più di tutti, se non altro perché qualcuno di Forza Italia gli ha fatto il favore di chiedere il ritiro del libro, è Giuseppe Caruso, trentenne collaboratore dell’Unità e autore di “Chi ha ucciso Silvio Berlusconi”. Nessuno dei luoghi comuni dell’immaginario giovanile sinistrese manca all’appello. Il protagonista è un venticinquenne laureato in Storia, indeciso tra spinelli e ribellione, costretto al «calvario dei lavori interinali, mal pagati, dequalificanti, senza alcuna certezza». La bella di turno, quella che lei sì che lo capisce, è una figlia della buona borghesia milanese che lo inizia al terrorismo armato e agli attentati dinamitardi. Il libro finisce che Berlusconi lo ammazza lui, l’eroe. Caruso se la cava così: «Non parlo di Berlusconi in carne e ossa, ma di un simbolo». Materiale da psicanalisti, insomma. E siccome chi si somiglia si piglia, Caruso è stato invitato a Berlino dagli “artisti” che hanno messo in scena “Killing Berlusconi”.l
Tirannicidio catartico pure nel libro noir di Raul Montanari “La verità bugiarda”, uscito anch’esso nei mesi scorsi. Berlusconi non è il protagonista, ma lo sfondo del romanzo. E anche qui, manco a dirlo, i protagonisti sono «venti-trentenni costretti a vivere sentimenti precari, lavori provvisori, rapporti familiari allo sfascio». Uccidono Berlusconi in pubblico accanto al sindaco di Milano, tutti e due «piccoli, calvi e grassottelli». Non ammazza invece Berlusconi, ma prepara l’omicidio con cura per tutta la lunghezza del libro, il protagonista di “Kill?”, dell’ingegnere e romanziere Roberto Vacca. Che prima salva Berlusconi da un attentato. Poi, non riuscendo a fare i conti con il rimorso per averlo aiutato, decide di rimediare all’errore e farlo fuori. Perché «si comporta male. Fa troppe cose che non stanno bene. […] È meschino, codardo, di pessimo gusto. Manca di stile». All’ultimo momento, poi, quando già lo tiene nel mirino, il buon protagonista ci ripensa e non tira il grilletto. Chiude il libro la frase in quarta di copertina, citazione da Tommaso d’Aquino: «È lodato chi libera il popolo dal tiranno». Commento di Vacca: «Ogni intento offensivo mi è alieno. Questo è un racconto satirico». Satirico. Allegria.
© Libero. Pubblicato l'11 giugno 2005.