Santoro, ovvero la perdita dell'innocenza

di Fausto Carioti

Anime belle, creaturine innocenti che il giovedì sera si mettevano lì, davanti al televisore, come nemmeno le suore filippine dinanzi a Ratzinger che legge il Vangelo: ma ci credevate sul serio? Davvero pensavate che quello fosse diverso, fatto di una pasta distinta da quella di noialtri (e voialtri) mortali, immune all’avidità e alla vigliaccheria? Eravate convinti che uno al quale mettono in mano una buonuscita da tre milioni di euro, o quanti ne sono, magari di più, ci avrebbe sputato sopra solo per la bella faccia vostra, che nemmeno vi ha mai visto?

Perché a leggere quello che avete scritto dopo che Michele Santoro ha siglato il patto col diavolo, facendosi pagare per chiudere Annozero, pare proprio di sì. Su Internet, sui blog, sulla pagina Facebook che il soldato giapponese Sandro Ruotolo continua ad aggiornare dalla giungla: ovunque lasciate traccia del vostro sconcerto. «Michele mi hai deluso, lasceremo l’Italia in balia di Minzolini e di false verità». «Ora almeno investi il vile denaro nelle tue idee. Lo devi a te stesso e a tutti quelli che ti hanno seguito». «Ogni giovedì sera, dopo una giornata di merda a farmi in quattro a spiegare ai miei compagni che Berlusconi è un maiale, vedevo Annozero e non mi sentivo più il solo combattente di una guerra occultata». «Ti prego non ci abbandonare, per me Annozero è religione». Essì, fate tanto i laici, ma adesso sembrate quei poveri gonzi che per anni hanno portato i soldi al guru indiano, finché un giorno aprono i giornali e scoprono che l’asceta ci si è comprato una villa a Bel Air, con piscina e attricette in perizoma incluse.

Eppure, insomma, il suo curriculum lo conoscevamo un po’ tutti. Sappiamo che ha lavorato a Mediaset, e che i soldi del «maiale» a lui e ai suoi non hanno mai fatto schifo, anzi. Sappiamo pure che quando gli è servito non ci ha pensato due volte a mettersi sotto un comodo ombrello da eurodeputato diessino, senza lasciare in Europa alcuna traccia di sé che non fossero i bonifici intestati sul suo conto dal Parlamento europeo. Eppure ogni volta gliel’avete perdonata, ogni volta avete trovato un alibi, più per voi stessi che per lui. Vi siete autoconvinti che in fondo era entrato in Mediaset per «destrutturare il Biscione», «combattere il nemico dall’interno» e queste robe qua. Vi eravate bevuti la storia che fosse davvero andato a Strasburgo per cambiare il mondo. Certo, sì, stavolta è un po’ più dura.

Anche perché è chiaro che mamma e papà non vi avevano detto nulla, e che questa è la vostra perdita dell’innocenza, il passaggio all’età adulta, magari un po’ tardivo ma pazienza, meglio tardi che mai («Ormai hai vent’anni, è tempo che tu sappia di chi sei figlio», diceva Alberto Sordi in un film del ’54). Proprio per questo, però, non prendetevela con Santoro: ringraziatelo. Fate tesoro del suo insegnamento: di tutte le cose che vi ha detto in questi anni, la più grande lezione di vita che vi ha dato è il modo con cui ha intascato i soldi della Rai berlusconiana per andarsene, raccontando a voialtri di «aver agito ancora una volta nell’interesse del pubblico». E già che ci siete, cogliete l’occasione per iniziare a conoscere voi stessi: prima di accusarlo di ipocrisia, pensate a quello che avreste fatto voi al suo posto, con quell’assegno davanti. Magari scoprirete che l’ipocrita Santoro è in buona compagnia.

© Libero. Pubblicato il 20 maggio 2010.

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