L'autunno della Mortadella
di Fausto Carioti
Ma chi glielo ha fatto fare? Perché i suoi amici non gliel’hanno impedito? E la signora Flavia, come mai non gli ha detto nulla, che le brave mogli dovrebbero servire proprio a evitare ai mariti certe figuracce senili e rancorose? I fratelli, che ne ha un’intera squadra di calcio, perché non gli hanno spiegato, in tono gentile e con caute perifrasi, che così diventa ridicolo? Insomma, Romano Prodi domenica sera torna a mostrare il suo faccione in televisione (Raitre, “Report”, ore 21.30: i masochisti prendano appunti) e la sua rentrée ha già il sapore di una tragedia umanitaria.
È un classico caso da manuale di psichiatria geriatrica. Lui è andato in pensione, il lavoro e il potere gli mancano, nessuno lo cerca più, i colleghi di un tempo lo hanno dimenticato, i leccaculo che lo circondavano si dedicano ad altre terga. Sic transit gloria mundi. Poi vede che quello che ha preso il suo posto a palazzo Chigi, il nemico di sempre, tira dritto come un treno e macina consensi. E il livore cresce, e si mischia alla frustrazione. Per carità, è molto umano che uno che ha perso così tanto in così poco tempo serbi rancore, e si consoli imbellettando i suoi ricordi. Ma lo status di ex presidente del consiglio e il ruolo che ha avuto per il centrosinistra italiano gli imporrebbero più contegno di quello richiesto a un comune mortale. Rosichi da impazzire? Pazienza, tienitelo per te. Se proprio vuoi parlare a tutti, fallo per atteggiarti a padre nobile del pensiero progressista. Gli argomenti non mancano: ci sono le grandi riforme istituzionali. Il federalismo fiscale. Barack Obama. Il Medio Oriente. Le energie del futuro. Ma l’immondizia, sant’iddio, quella no.
E invece, pover’uomo, ecco cosa si è ridotto a dire nell’intervista registrata da Report: «Berlusconi dice che in 58 giorni ha sgombrato Napoli? Non lo avrebbe mai potuto fare se non fosse stata pulita quasi per la totalità. Si può dire che noi l’abbiamo pulita, lui l’ha lucidata». Capito? Il merito è tutto suo, di Prodi. E chissà come se lo spiega, il fatto che non se ne sia accorto nessuno. Ma proprio nessuno-nessuno. Non i giornali americani, tipo Newsweek, che hanno dato il merito a Silvio Berlusconi. Non i napoletani, che alle elezioni hanno preso a cozze in faccia i candidati del centrosinistra. E men che meno quelli del suo ex partito, il Pd, che hanno fatto una televisione, la veltroniana Youdem, apposta per convincere gli italiani (i cinque o sei che la guardano, quantomeno) che Napoli è rimasta una pattumiera, insomma non è mai stata liberata dai rifiuti da Berlusconi, figuriamoci da Prodi. Altro che «pulita e lucidata». Ecco, se solo si mettessero d’accordo prima, sulla versione da dare, forse risulterebbero un po’ più credibili tutti quanti.
E l’esercito in Campania? Anche qui, manco a dirlo, è lui che dobbiamo ringraziare. «Lo abbiamo mandato noi, ha lavorato sotto il mio governo, ha lavorato bene», giura Romano. Vagli a spiegare che Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, ha appena raccontato tutta un’altra storia: «Durante il governo Prodi mi rivolsi al capo di Stato maggiore della Difesa, l’allora ammiraglio Giampaolo Di Paola, mio amico e personaggio di grandissima levatura. Proprio nel momento più difficile del mio lavoro, gli chiesi se potevo avvalermi dell’esercito per rimuovere la spazzatura e predisporre il sito di Valle della Masseria, dando un colpo d’ala importante al lavoro che stavo facendo. Giampaolo mi rispose: “Guido, i soldati non possono fare gli spazzini”».
Persino Antonio Bassolino, uomo di sinistra e governatore della Campania, ha detto che ai tempi di Prodi i soldati se li sognava: «Allora certi strumenti, penso all’utilizzo dell’esercito, non potevano essere messi in campo. Quella di Prodi era una maggioranza troppo eterogenea, contraddittoria. Le soluzioni le avevamo prospettate anche allora, solo che non potevamo esercitare i nostri poteri per i continui veti che alcuni rappresentanti dell’allora coalizione ci imponevano». Insomma, magari Prodi, nel suo piccolo, voleva pure. Ma non poteva, perché i suoi alleati non glielo permettevano. C’è voluto il decreto varato a maggio dal governo Berlusconi, che ha trasformato le discariche e i termovalorizzatori in «zone militari di interesse strategico nazionale», per rendere visibile ed efficace la presenza dei ragazzi in divisa.
Ma tutto questo Prodi non lo sa. O finge di non saperlo. Forse, chissà, finge pure con se stesso. Viene quasi da commuoversi, a vederlo ridotto così. Quasi.
Ma chi glielo ha fatto fare? Perché i suoi amici non gliel’hanno impedito? E la signora Flavia, come mai non gli ha detto nulla, che le brave mogli dovrebbero servire proprio a evitare ai mariti certe figuracce senili e rancorose? I fratelli, che ne ha un’intera squadra di calcio, perché non gli hanno spiegato, in tono gentile e con caute perifrasi, che così diventa ridicolo? Insomma, Romano Prodi domenica sera torna a mostrare il suo faccione in televisione (Raitre, “Report”, ore 21.30: i masochisti prendano appunti) e la sua rentrée ha già il sapore di una tragedia umanitaria.
È un classico caso da manuale di psichiatria geriatrica. Lui è andato in pensione, il lavoro e il potere gli mancano, nessuno lo cerca più, i colleghi di un tempo lo hanno dimenticato, i leccaculo che lo circondavano si dedicano ad altre terga. Sic transit gloria mundi. Poi vede che quello che ha preso il suo posto a palazzo Chigi, il nemico di sempre, tira dritto come un treno e macina consensi. E il livore cresce, e si mischia alla frustrazione. Per carità, è molto umano che uno che ha perso così tanto in così poco tempo serbi rancore, e si consoli imbellettando i suoi ricordi. Ma lo status di ex presidente del consiglio e il ruolo che ha avuto per il centrosinistra italiano gli imporrebbero più contegno di quello richiesto a un comune mortale. Rosichi da impazzire? Pazienza, tienitelo per te. Se proprio vuoi parlare a tutti, fallo per atteggiarti a padre nobile del pensiero progressista. Gli argomenti non mancano: ci sono le grandi riforme istituzionali. Il federalismo fiscale. Barack Obama. Il Medio Oriente. Le energie del futuro. Ma l’immondizia, sant’iddio, quella no.
E invece, pover’uomo, ecco cosa si è ridotto a dire nell’intervista registrata da Report: «Berlusconi dice che in 58 giorni ha sgombrato Napoli? Non lo avrebbe mai potuto fare se non fosse stata pulita quasi per la totalità. Si può dire che noi l’abbiamo pulita, lui l’ha lucidata». Capito? Il merito è tutto suo, di Prodi. E chissà come se lo spiega, il fatto che non se ne sia accorto nessuno. Ma proprio nessuno-nessuno. Non i giornali americani, tipo Newsweek, che hanno dato il merito a Silvio Berlusconi. Non i napoletani, che alle elezioni hanno preso a cozze in faccia i candidati del centrosinistra. E men che meno quelli del suo ex partito, il Pd, che hanno fatto una televisione, la veltroniana Youdem, apposta per convincere gli italiani (i cinque o sei che la guardano, quantomeno) che Napoli è rimasta una pattumiera, insomma non è mai stata liberata dai rifiuti da Berlusconi, figuriamoci da Prodi. Altro che «pulita e lucidata». Ecco, se solo si mettessero d’accordo prima, sulla versione da dare, forse risulterebbero un po’ più credibili tutti quanti.
E l’esercito in Campania? Anche qui, manco a dirlo, è lui che dobbiamo ringraziare. «Lo abbiamo mandato noi, ha lavorato sotto il mio governo, ha lavorato bene», giura Romano. Vagli a spiegare che Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, ha appena raccontato tutta un’altra storia: «Durante il governo Prodi mi rivolsi al capo di Stato maggiore della Difesa, l’allora ammiraglio Giampaolo Di Paola, mio amico e personaggio di grandissima levatura. Proprio nel momento più difficile del mio lavoro, gli chiesi se potevo avvalermi dell’esercito per rimuovere la spazzatura e predisporre il sito di Valle della Masseria, dando un colpo d’ala importante al lavoro che stavo facendo. Giampaolo mi rispose: “Guido, i soldati non possono fare gli spazzini”».
Persino Antonio Bassolino, uomo di sinistra e governatore della Campania, ha detto che ai tempi di Prodi i soldati se li sognava: «Allora certi strumenti, penso all’utilizzo dell’esercito, non potevano essere messi in campo. Quella di Prodi era una maggioranza troppo eterogenea, contraddittoria. Le soluzioni le avevamo prospettate anche allora, solo che non potevamo esercitare i nostri poteri per i continui veti che alcuni rappresentanti dell’allora coalizione ci imponevano». Insomma, magari Prodi, nel suo piccolo, voleva pure. Ma non poteva, perché i suoi alleati non glielo permettevano. C’è voluto il decreto varato a maggio dal governo Berlusconi, che ha trasformato le discariche e i termovalorizzatori in «zone militari di interesse strategico nazionale», per rendere visibile ed efficace la presenza dei ragazzi in divisa.
Ma tutto questo Prodi non lo sa. O finge di non saperlo. Forse, chissà, finge pure con se stesso. Viene quasi da commuoversi, a vederlo ridotto così. Quasi.
© Libero. Pubblicato il 13 novembre 2008.