Quello che la D'Addario non dice
di Fausto Carioti
Patrizia D’Addario è ormai un vero e proprio personaggio politico, e non certo per l’improvvida decisione di candidarla alle ultime elezioni comunali baresi nella lista “La Puglia prima di tutto”, sotto le insegne del Popolo della Libertà. È un personaggio politico perché politico è il valore delle sue parole, usate per screditare Silvio Berlusconi. Politici sono tutti i giornali che la intervistano e politici sono i talk show che la ospitano, come farà Anno Zero di Michele Santoro, stasera nel ruolo dell’intervistatore finale. Lei, da brava attrice, sta sempre al gioco: concede ai giornalisti - sinora tutti compiacenti - la frase per il titolo giusto. Politici sono i suoi interlocutori, ai quali lancia messaggi in codice, lasciando intendere di sapere molti fatti che non ha ancora raccontato, che però potrebbe svelare se le cose non dovessero andare come lei vuole.
Come quando, intervistata sul Manifesto del 15 settembre, ha detto che il suo obiettivo immediato è costruire il suo residence, quello per cui aveva chiesto l’intervento di Berlusconi. «Spero che presto si sblocchi il problema amministrativo che lo blocca. Altrimenti racconterò la sua storia vera», ha detto. Qui il manuale del piccolo giornalista insegna che l’intervistatore deve scavare: «Scusi, di quale “storia vera” sta parlando? Ci sono cose che non ha ancora detto? Sta forse lanciando messaggi obliqui, o minacce, a qualcuno?». Ma la compagna del Manifesto era troppo occupata a elevare la D’Addario a emblema della «prostituzione al tempo del postfordismo» per mettersi a fare la giornalista sul serio.
Perché la verità è che a nessuno frega nulla di chi sia davvero questa signora, quali le motivazioni che la spingono, quali le contraddizioni - tantissime - della sua storia. La D’Addario non è un individuo, ma un randello da dare in testa al premier. E se lei è un personaggio controverso, se oggi dice una cosa e domani un’altra, se le testimonianze raccolte rendono lecito ogni dubbio sulle sue intenzioni, pazienza: basta non spargere la voce. La D’Addario può servire allo scopo solo se venduta al pubblico come la povera ragazza vittima di un gioco più grande di lei. E così avviene. Lei, che ha capito di essere davanti all’ultimo treno della sua carriera, il più importante di tutti, l’ha afferrato al volo. Ha fatto la sua parte ovunque: sul Lido di Venezia durante la Mostra del Cinema, ospite d’onore nelle discoteche di Parigi, intervistata sugli schermi della tv australiana Abc e sulle pagine del seriosissimo Financial Times.
La tacita alleanza tra lei e chi l’ha intervistata ha consentito alla finzione di andare avanti per mesi. Come ogni personaggio politico, però, è giusto che anche lei sia chiamata a rispondere delle sue azioni, e non solo sulle dimensioni del lettone di Vladimir Putin e sull’arredamento di palazzo Grazioli. Se un personaggio simile viene invitato in prima serata sulle reti del servizio pubblico, se alle sue parole viene data tanta importanza da usarle per destabilizzare un presidente del Consiglio, è giusto capire chi è davvero e cosa vuole, illuminare i suoi lati oscuri.
Chi è Patrizia D’Addario? Lei assicura di non essere una prostituta. Però ammette di aver fatto sesso per soldi e di aver frequentato gli harem degli sceicchi del Dubai. Se questa non è prostituzione, cosa è? Dice di non recitare mai. Ma pochi anni fa aveva detto l’esatto contrario: «Sono attratta dalla simulazione e dalla dissimulazione». Dice di non essere una ricattatrice. Ma intanto, da anni, registra ogni suo incontro, e afferma di aver parlato dei suoi incontri con il premier solo perché lui non ha sbloccato la pratica del progetto edilizio di cui lei gli aveva parlato.
Perché sta facendo tutto questo? Per un grande bisogno di verità, come vogliono farci credere i suoi agiografi, o perché ci sta guadagnando sopra, concedendo interviste, scrivendo libri e facendo comparsate ovunque? Perché in questo caso sarebbe interesse della signora tirarla per le lunghe e ricamare il più possibile attorno ai fatti. E tutti i soldi che ha fatto sinora con la sua attività di escort, da Bari a Roma passando per il Dubai, li ha in qualche modo dichiarati al fisco o se ne è guardata bene? Perché anche questo - i moralisti insegnano - dice molto sull’etica del personaggio.
La speranza è che su tutti questi punti sia fatta luce al più presto. A partire dalla puntata di Anno Zero di stasera, dove la D’Addario sarà l’ospite più atteso. Nel caso Santoro non avesse tempo per pensarci sopra, dieci domande per lei sono già qui, pronte. Anche per capire se e quanto la signora meriti di essere presa sul serio da chi paga il canone.
© Libero. Pubblicato il 1 ottobre 2009.
Qui (nella seconda pagina) le dieci domande alla signora.
Patrizia D’Addario è ormai un vero e proprio personaggio politico, e non certo per l’improvvida decisione di candidarla alle ultime elezioni comunali baresi nella lista “La Puglia prima di tutto”, sotto le insegne del Popolo della Libertà. È un personaggio politico perché politico è il valore delle sue parole, usate per screditare Silvio Berlusconi. Politici sono tutti i giornali che la intervistano e politici sono i talk show che la ospitano, come farà Anno Zero di Michele Santoro, stasera nel ruolo dell’intervistatore finale. Lei, da brava attrice, sta sempre al gioco: concede ai giornalisti - sinora tutti compiacenti - la frase per il titolo giusto. Politici sono i suoi interlocutori, ai quali lancia messaggi in codice, lasciando intendere di sapere molti fatti che non ha ancora raccontato, che però potrebbe svelare se le cose non dovessero andare come lei vuole.
Come quando, intervistata sul Manifesto del 15 settembre, ha detto che il suo obiettivo immediato è costruire il suo residence, quello per cui aveva chiesto l’intervento di Berlusconi. «Spero che presto si sblocchi il problema amministrativo che lo blocca. Altrimenti racconterò la sua storia vera», ha detto. Qui il manuale del piccolo giornalista insegna che l’intervistatore deve scavare: «Scusi, di quale “storia vera” sta parlando? Ci sono cose che non ha ancora detto? Sta forse lanciando messaggi obliqui, o minacce, a qualcuno?». Ma la compagna del Manifesto era troppo occupata a elevare la D’Addario a emblema della «prostituzione al tempo del postfordismo» per mettersi a fare la giornalista sul serio.
Perché la verità è che a nessuno frega nulla di chi sia davvero questa signora, quali le motivazioni che la spingono, quali le contraddizioni - tantissime - della sua storia. La D’Addario non è un individuo, ma un randello da dare in testa al premier. E se lei è un personaggio controverso, se oggi dice una cosa e domani un’altra, se le testimonianze raccolte rendono lecito ogni dubbio sulle sue intenzioni, pazienza: basta non spargere la voce. La D’Addario può servire allo scopo solo se venduta al pubblico come la povera ragazza vittima di un gioco più grande di lei. E così avviene. Lei, che ha capito di essere davanti all’ultimo treno della sua carriera, il più importante di tutti, l’ha afferrato al volo. Ha fatto la sua parte ovunque: sul Lido di Venezia durante la Mostra del Cinema, ospite d’onore nelle discoteche di Parigi, intervistata sugli schermi della tv australiana Abc e sulle pagine del seriosissimo Financial Times.
La tacita alleanza tra lei e chi l’ha intervistata ha consentito alla finzione di andare avanti per mesi. Come ogni personaggio politico, però, è giusto che anche lei sia chiamata a rispondere delle sue azioni, e non solo sulle dimensioni del lettone di Vladimir Putin e sull’arredamento di palazzo Grazioli. Se un personaggio simile viene invitato in prima serata sulle reti del servizio pubblico, se alle sue parole viene data tanta importanza da usarle per destabilizzare un presidente del Consiglio, è giusto capire chi è davvero e cosa vuole, illuminare i suoi lati oscuri.
Chi è Patrizia D’Addario? Lei assicura di non essere una prostituta. Però ammette di aver fatto sesso per soldi e di aver frequentato gli harem degli sceicchi del Dubai. Se questa non è prostituzione, cosa è? Dice di non recitare mai. Ma pochi anni fa aveva detto l’esatto contrario: «Sono attratta dalla simulazione e dalla dissimulazione». Dice di non essere una ricattatrice. Ma intanto, da anni, registra ogni suo incontro, e afferma di aver parlato dei suoi incontri con il premier solo perché lui non ha sbloccato la pratica del progetto edilizio di cui lei gli aveva parlato.
Perché sta facendo tutto questo? Per un grande bisogno di verità, come vogliono farci credere i suoi agiografi, o perché ci sta guadagnando sopra, concedendo interviste, scrivendo libri e facendo comparsate ovunque? Perché in questo caso sarebbe interesse della signora tirarla per le lunghe e ricamare il più possibile attorno ai fatti. E tutti i soldi che ha fatto sinora con la sua attività di escort, da Bari a Roma passando per il Dubai, li ha in qualche modo dichiarati al fisco o se ne è guardata bene? Perché anche questo - i moralisti insegnano - dice molto sull’etica del personaggio.
La speranza è che su tutti questi punti sia fatta luce al più presto. A partire dalla puntata di Anno Zero di stasera, dove la D’Addario sarà l’ospite più atteso. Nel caso Santoro non avesse tempo per pensarci sopra, dieci domande per lei sono già qui, pronte. Anche per capire se e quanto la signora meriti di essere presa sul serio da chi paga il canone.
© Libero. Pubblicato il 1 ottobre 2009.
Qui (nella seconda pagina) le dieci domande alla signora.