Testamento biologico: la tentazione di non decidere

di Fausto Carioti

Ieri il Parlamento ha provato a dare l’ennesima conferma al motto di Giuseppe Prezzolini: «In Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio». Era la sera del 9 febbraio, qualcuno lo ricorderà: durante la seduta del Senato più drammatica delle ultime legislature era morta Eluana Englaro. Centrodestra e centrosinistra, divisi su tutto (anche al loro interno) e rivelatisi incapaci di approvare una qualunque legge sul testamento biologico, immersi nella enormità del momento, avevano trovato finalmente un’intesa. La annunciarono con toni solenni: entro quindici giorni, in commissione Sanità, avrebbero preparato un progetto di legge condiviso. Altrimenti si sarebbe ricominciato dal testo scritto dal governo. Insomma, una “pausina” di riflessione per scrivere tutti assieme una buona legge, senza dover fare più i conti con la vita di Eluana. E poi, dopo due settimane, via spediti, perché non si dovesse ripetere un caso simile. «Mai più», dicevano in coro. Bene. Anzi, male. Perché si è capito che molti di loro, in realtà, scherzavano.

Un drappello di senatori ieri ha presentato una proposta per rendere stabile ciò che doveva essere provvisorio. Un gruppo che più eterogeneo non potrebbe essere, tanto che va da Emma Bonino a Lamberto Dini. Chiedono, costoro, un’ulteriore «moratoria legislativa di qualche mese». Quanto basta, insomma, per rimandare il tutto a dopo le elezioni europee. Cioè a dopo l’estate. Che tanto poi in autunno arriva la Finanziaria e bene che vada se ne riparla tra un anno. Non è un caso che l’iniziativa sia bipartisan e coinvolga sia credenti che agnostici. Essa risponde infatti a uno dei pochi ragionamenti che accomunano tutti i gruppi parlamentari: perché litigare per decidere, rischiare figuracce e magari scissioni cruente, quando si può continuare a vivacchiare beati decidendo semplicemente di non decidere?

E infatti, sotto sotto, l’idea non dispiace a una parte del PdL, dove di lacerarsi su questioni etiche non c’è mai stata gran voglia. E piace dentro al Pd, spaccato dalle posizioni vicine al Vaticano di Francesco Rutelli e da quelle, assai più laiche della linea ufficiale del partito, espresse da Umberto Veronesi. Per fortuna, i leader dei due schieramenti in Senato - e cioè Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello da una parte e Anna Finocchiaro dall’altra - hanno capito che la scelta peggiore sarebbe stata proprio quella di rimandare tutto.

La moratoria, infatti, chiesta per «recuperare la serenità necessaria», avrebbe ottenuto l’effetto opposto. Piaccia o meno, la questione del testamento biologico è diventata il tema caldo della campagna elettorale per le elezioni europee. Altro che «pausa di riflessione»: ogni giorno che passa Beppino Englaro - il quale anche se non si candida è ormai diventato un personaggio politico a tutti gli effetti - torna sull’argomento, accendendo gli animi da una parte e dall’altra. Laici e cattolici lanciano appelli e raccolgono firme su testi contrapposti. Migliaia di persone hanno già messo online, su Youtube, il loro testamento biologico fai-da-te. Scappare davanti a tutto questo servirebbe solo a rendere la materia ancora più ingestibile e a screditare ulteriormente il parlamento. Per non parlare di quello che potrebbe succedere se, mentre i nostri ci dormono sopra, dovesse presentarsi un caso identico a quello di Eluana. La buona notizia è che, per una volta, la maggioranza dei parlamentari sembra aver capito il rischio che corre.

© Libero. Pubblicato il 27 febbraio 2009.

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