Testamento biologico: la tentazione di non decidere
di Fausto Carioti Ieri il Parlamento ha provato a dare l’ennesima conferma al motto di Giuseppe Prezzolini: «In Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio». Era la sera del 9 febbraio, qualcuno lo ricorderà: durante la seduta del Senato più drammatica delle ultime legislature era morta Eluana Englaro. Centrodestra e centrosinistra, divisi su tutto (anche al loro interno) e rivelatisi incapaci di approvare una qualunque legge sul testamento biologico, immersi nella enormità del momento, avevano trovato finalmente un’intesa. La annunciarono con toni solenni: entro quindici giorni, in commissione Sanità, avrebbero preparato un progetto di legge condiviso. Altrimenti si sarebbe ricominciato dal testo scritto dal governo. Insomma, una “pausina” di riflessione per scrivere tutti assieme una buona legge, senza dover fare più i conti con la vita di Eluana. E poi, dopo due settimane, via spediti, perché non si dovesse ripetere un caso simile. «Mai più», dicevano in coro. Bene. Anzi, male. Pe