Buon 2010 a tutto il ceto medio

Ricordate quando il governo Prodi fece uscire la notizia che il 2008 sarebbe stato l'anno della riduzione dell'Irpef, allo scopo di aumentare i salari per il ceto medio? Non è passato molto: appena una settimana. Era domenica 23 dicembre. Questa era la prima pagina di Repubblica, questa quella della Stampa, questa quella del Messaggero, questa - infine - quella del Sole-24 Ore, dove campeggiava l'intervista al viceministro Vincenzo Visco, che indicava la riduzione dell'Irpef tra gli obiettivi del prossimo anno.

Non che ci volesse un genio per capire al volo che si trattava di pura fuffa: chi mastica appena un minimo la materia sa che simili cose, come già scritto, si fanno "dentro" la Finanziaria, non "dopo" la Finanziaria. Oggi, domenica 30 dicembre, arriva la conferma più autorevole: quella del ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Il quale (pagina 3 di Repubblica) dice: «Ora non possiamo impegnarci in una manovra che abbatte in modo strutturale la tassazione sui salari fino ai 40 mila euro l'anno. (...) Non è possibile varare una legge finanziaria a dicembre, e poi fare subito dopo una nota di variazione di bilancio» (ma guarda un po').

Ma il peggio non è questo, che, appunto, era già largamente prevedibile. Il peggio è che, stando al governo Prodi, non ci sarà riduzione delle aliquote Irpef almeno fino al 2010. E' sempre Padoa Schioppa che parla, citato da Repubblica (e tutte queste sue frasi, ovviamente, non sono state smentite): «Con le risorse attuali, il massimo che possiamo fare è una misura una tantum a sostegno dei salari. Qualunque altro intervento sull'Irpef, dalla revisione delle aliquote in giù, potremo permettercelo solo quando raggiungeremo il pareggio di bilancio, cioè non prima del 2010».

Così, nel giro di una settimana, siamo passati da un taglio delle aliquote Irpef imminente a una riduzione che, bene che vada, si farà solo nel 2010. Il ceto medio, sino ad allora, si attacca. E' in simili casi che viene in mente il loro vecchio slogan: «La serietà al governo». Auguri a tutti.

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