Razziste democratiche

Un razzista è un razzista. Anche se è donna e di sinistra. Odiare, escludere qualcuno per ciò che è, per ciò che ha di diverso da noi in quanto appartenente a un gruppo che non è il nostro, e non - semmai - per ciò che questo individuo ha fatto, è razzismo. Se una persona di colore fosse stata cacciata da una manifestazione per via del colore della sua pelle, ci saremmo scandalizzati tutti. Sabato è successo qualcosa di assolutamente identico. Alcuni individui sono stati aggrediti e cacciati dalla manifestazione contro la violenza sulle donne. La loro colpa, agli occhi delle invasate che li hanno assaliti, era quella di essere maschi. Come se essere maschio fosse di per sé una patente di indecenza morale, o implichi una responsabilità " a priori", genetica, in ogni violenza compiuta sulle donne.

Razzismo. Così come era indecente e razzista la frase con cui Oliviero Diliberto disse che si sarebbe presentato volentieri al Billionaire di Flavio Briatore imbottito di tritolo. Provate a girare la frase. Se un qualunque imbecille avesse detto che avrebbe voluto farsi esplodere a un'assemblea della Cgil o nella curva degli ultrà del Milan: immaginate cosa ne avreste pensato.

Non è vero che l'odio verso il diverso è condannato. Dipende dalle categorie. Certe forme di razzismo non solo sono tollerate, ma quasi hanno una loro patente di democraticità. Se il diverso viene odiato e aggredito in quanto maschio, o in quanto frequentatore del Billionaire, ci può stare. E' razzismo democratico.

Post scriptum. L'occasione, come noto, ha dato modo a due esponenti del centrodestra di confermare la sudditanza culturale e politica nei confronti della sinistra: si sono presentate al corteo e sono state respinte con insulti. E che altro dovevano attendersi da una manifestazione che era stata lanciata dal quotidiano di Rifondazione comunista ed era zeppa di esponenti della sinistra estrema? Peccato solo che si sia trattato di una lezione inutile. Sì, conosco l'obiezione: "Non possiamo lasciare la causa femminista alla sinistra". Ma sembra di sentire Crozza-Veltroni quando dice: "Non possiamo lasciare Berlusconi alla destra. Non possiamo lasciare Berlusconi a Berlusconi". Se la causa femminista è quella che è scesa in piazza sabato, zeppa d'odio, un centrodestra serio dovrebbe essere orgoglioso di lasciarla alla sinistra. Sì, so anche che il nodo, ovviamente, è tutto in quell'aggettivo così ingombrante: "serio".

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