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Visualizzazione dei post da novembre, 2007

Il contagocce di Kyoto

Un po’ tardi, ma alla fine gliel’hanno detto anche a loro. I lettori del Corriere della sera, grazie a un servizio ampio e documentato intitolato “ Il fallimento di Kyoto ”, hanno appena appreso che il patto nato in Giappone nel 1997 è morto e sepolto. Nessun Paese industrializzato ha voglia di svenarsi per esso, né di ridurre la propria crescita economica e tagliare posti di lavoro. “La sua applicazione”, si legge nell’articolo, “è stata rifiutata da alcuni governi e ha creato notevoli difficoltà ad altri. In pratica, oggi più di mezzo mondo lo ignora”. Per sapere il resto della verità, e cioè che il protocollo di Kyoto poggia su basi tutt’altro che scientifiche, e che la teoria che dovrebbe sorreggerlo fa acqua da tutte le parti, i lettori del Corriere dovranno invece aspettare qualche altro anno. Certe rivelazioni è meglio dosarle con il contagocce. Post scriptum. E’ andata meglio ai lettori del Daily Telegraph, quotidiano della solida borghesia d’Oltremanica. Nell’edizione della sc

Beowulf: torna la Hollywood pagana, liberal e anticristiana

Chi trovò qualche interesse, all'epoca, nelle mie recensioni da Cannes del Codice da Vinci ( qui e qui ), probabilmente apprezzerà The Good, the Bad and Beowulf. Hollywood hates Christianity, loves the “Other” , articolo di Raymond Ibrahim pubblicato sul sito di Victor Davis Hanson. L'inizio è questo: Ormai, i ripetuti ritratti negativi del Cristianesimo nei principali film di Hollywood sono diventati triti e ritriti, prevedibili. Vedere Beowulf in questi giorni serve solo a confermarlo. Le stesse descrizioni scaltre e gli elementi già presenti nei film degli ultimi decenni appaiono anche questa volta. Uno dei motivi più gettonati consiste nel provare a dipingere i pagani come persone dalla mentalità aperta e dallo spirito libero o, piuttosto anacronisticamente, una controparte medioevale di ciò che oggi è moderno, secolarizzato e "liberal". Il concetto è che i popoli pagani - liberi dalle forze soffocanti del cristianesimo - sono felici, appassionati, capaci di vive

Silenzio: a Parigi c'è l'Intifada

di Fausto Carioti Puntuale, l’autocensura è scattata pure stavolta. A leggere i giornali - anche quelli italiani - e a guardare i servizi televisivi, uno si fa l’idea che in Francia gruppi di non meglio precisati «giovani» stiano mettendo a ferro e fuoco i sobborghi parigini per motivi alquanto confusi. Insomma, stanno cercando di vendercela come una «rivolta generazionale», una replica del maggio parigino in versione proletaria e suburbana. Piccolo dettaglio: dei rivoltosi delle banlieues, due su tre si chiamano Mohammed. Sono giovani, certo, ma in grandissima parte sono anche musulmani. I giornali lo sanno, gli operatori televisivi lo sanno, i politici lo sanno. Ma tutti, al di qua e al di là delle Alpi, si affannano a imitare le tre scimmiette: meglio non vedere, non sentire e non raccontare. È diventato politicamente scorretto persino fotografare la realtà e trarne l’ovvia conseguenza. E cioè che quello che sta andando in scena nelle banlieues queste notti è il fallimento dell’inte

Napolitano fuori dalla Costituzione

di Fausto Carioti A ricordare la costituzione al presidente della repubblica si corre il rischio di passare per sfrontati. Pazienza. All’articolo 87, quello che elenca i poteri del capo dello Stato, si legge che egli «rappresenta l’unità nazionale», «può inviare messaggi alle Camere», «presiede il consiglio della magistratura» e altre cose così, tutte di altissimo valore istituzionale. Nulla si dice, invece, del ruolo che riveste nei confronti del mondo dell’informazione. Il motivo c’è: il presidente della repubblica non ha alcun potere sui media. La qualità del prodotto fornito dalle testate giornalistiche italiane è affare che riguarda i giornalisti, gli editori e i lettori. Il presidente della repubblica, piuttosto, ha un obbligo nei confronti dei mezzi d’informazione: deve rispettarli, perché essi sono simbolo di quella libertà d’espressione difesa dall’articolo 21 della costituzione. Sono concetti molto banali. Eppure, nel messaggio inviato ieri ai vertici della Federazione nazion

Razziste democratiche

Un razzista è un razzista. Anche se è donna e di sinistra. Odiare, escludere qualcuno per ciò che è, per ciò che ha di diverso da noi in quanto appartenente a un gruppo che non è il nostro, e non - semmai - per ciò che questo individuo ha fatto, è razzismo. Se una persona di colore fosse stata cacciata da una manifestazione per via del colore della sua pelle, ci saremmo scandalizzati tutti. Sabato è successo qualcosa di assolutamente identico. Alcuni individui sono stati aggrediti e cacciati dalla manifestazione contro la violenza sulle donne . La loro colpa, agli occhi delle invasate che li hanno assaliti, era quella di essere maschi. Come se essere maschio fosse di per sé una patente di indecenza morale, o implichi una responsabilità " a priori", genetica, in ogni violenza compiuta sulle donne. Razzismo. Così come era indecente e razzista la frase con cui Oliviero Diliberto disse che si sarebbe presentato volentieri al Billionaire di Flavio Briatore imbottito di tritolo. P

Artisti e islam: colpirne uno per educarne cento

E' servito. Eccome se è servito l'omicidio di Theo Van Gogh ad opera del marocchino-olandese Mohammed Bouyeri. Oggi uno dei più noti artisti inglesi, Grayson Perry , dice quello che tanti altri artisti e uomini di satira non hanno il coraggio di dire . E cioè che ha scelto coscientemente di evitare di affrontare nei suoi lavori - di solito assai provocatori - il tema dell'Islam radicale. E lo ha fatto per paura di essere sgozzato. «Mi sono autocensurato», ha confessato durante un convegno su arte e politica Perry, coraggioso nell'ammettere finalmente la propria vigliaccheria. «Il motivo per il quale non ho attaccato l'integralismo islamico nella mia arte è che ho realmente paura che qualcuno mi tagli la gola». Tim Marlow, direttore della principale galleria di Londra, conferma che le paure di Perry non sono solo sue: «E' qualcosa di concreto, ma che pochissime persone hanno ammesso in modo esplicito. Istituzioni, musei e gallerie sono probabilmente responsabili

L'articolo del compagno Giorgio Napolitano contro Aleksandr Solzhenitsyn

Ecco il testo integrale dell'articolo apparso il 20 febbraio del 1974 sull'Unità, nel quale Giorgio Napolitano spiegava perché la cacciata di Aleksandr Solzhenitsyn dall'Urss fosse la «soluzione migliore» che il partito comunista sovietico potesse adottare. Lo pubblico senza alcun commento né taglio né aggiunta. Quello che volevo dire in proposito l'ho scritto qui . L’ESPERIENZA SOVIETICA E LA NOSTRA PROSPETTIVA ANCORA SUL «CASO SOLGENITSYN» Pubblichiamo questo articolo del compagno Giorgio Napolitano, membro della Direzione del PCI e responsabile della Commissione culturale, che comparirà sul prossimo numero di «Rinascita». Anche se il clamore suscitato dall’arresto di Solgenitsyn è venuto calando, dopo la decisione delle autorità sovietiche di privarlo della cittadinanza e dì espellerlo dall’URSS; anche se alcuni giornali sono rapidamente passati dai toni declamatori e drammatici a quelli, bonari e fatui, delle curiosità sullo «shopping» di Solgenitsyn per le vie di Z

Quando Napolitano applaudiva all'esilio di Solzhenitsyn

di Fausto Carioti L’appoggio di Giorgio Napolitano ad alcune delle scelte più infami dell’Unione Sovietica non si limitò alla benedizione, nel 1956, dell’intervento militare in Ungheria, che l’attuale presidente della repubblica italiana definì un contributo alla «stabilizzazione internazionale». Napolitano riuscì a spingersi oltre, e lo fece in tempi molto più recenti. Nel 1974, in un lungo articolo apparso sull’Unità , l’allora dirigente di Botteghe Oscure approvò in pubblico la decisione del Cremino di esiliare il grande scrittore russo Aleksandr Solzhenitsyn, “colpevole” di aver denunciato gli orrori del comunismo sovietico. Napolitano definì «aberranti» i giudizi politici del dissidente russo e, illustrando la linea del partito, spiegò perché l’esilio dovesse considerarsi la «soluzione migliore». L’episodio, con tutti i suoi retroscena, è raccontato in un libro denso di rivelazioni, firmato da Carlo Ripa di Meana e dalla giornalista Gabriella Mecucci: “L’ordine di Mosca. Fermate l

Lo strappo di Berlusconi. Definitivo

Nel centrodestra niente sarà più come prima. Silvio Berlusconi ha appena annunciato la creazione del partito del popolo italiano delle libertà. Il nome non inganni: Berlusconi non ha ceduto a chi, come Gianfranco Fini, gli chiede da tempo di dare vita insieme al partito unitario del centrodestra. Ha fatto l'esatto contrario: quello che nelle sue intenzioni è il futuro partito del centrodestra se lo è creato da solo, uccidendo Forza Italia e stilando il certificato di morte della Casa delle Libertà. Anche l'invito agli altri partiti del centrodestra a raggiungerlo nella nuova creatura non deve ingannare. Quella del Cavaliere non è una mano tesa, ma un ultimatum a Gianfranco Fini e a Pier Ferdinando Casini. Stufo di quelli che considera ricatti da parte degli alleati, Berlusconi ha rilanciato mettendoli davanti al suo, di ultimatum: io vado avanti, chi c'è c'è, chi non c'è si arrangi. Per far capire a tutti gli altri leader del centrodestra che quello più forte è lui,

Caso Petroni: ecco la sentenza che umilia Padoa Schioppa

Tribunale amministrativo regionale del Lazio, provvedimento 200711271 . E' la sentenza, emessa oggi, che accusa il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa di aver fatto «una operazione di chiaro stampo politico ma indebitamente realizzata con strumenti legali finalizzati a ben altri scopi» e decreta «l’annullamento della direttiva ministeriale, con contestuale caducazione della revoca dell’incarico al Prof. Petroni e della nomina del dott. Fabiano Fabiani quale nuovo consigliere R.A.I.». In parole povere, Petroni torna consigliere Rai e Fabiani se ne va a casa. Per Padoa Schioppa la sconfitta non poteva essere più netta. Di seguito, pubblico la parte più interessante della sentenza. Quella in cui il collegio del Tar impicca Padoa Schioppa, ministro pasticcione, alle sue stesse parole, pronunciate davanti alla commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Ho evidenziato in bold le frasi più importanti. «E’ invece fondata, perché adeguatamente documentata, la censura di

Il ditone di Antonione, il Culo di Prodi

di Fausto Carioti Ha già scritto tutto qualche anno fa Edmondo Berselli, che essendo direttore di una rivista colta come il Mulino conosce le categorie della politica: «È il Culo di Prodi. Come tutti i fenomeni meravigliosi, come un monstrum smisurato e stupefacente, come un prodigio prenaturale, una chimera, una fenice, una cometa, il C. di Prodi è un Ente largamente imprevedibile. Una giocata di classe indicibile, come una “rabona” di Maradona, una “ruleta” di Zidane, un missile di Adriano». Imprevedibile, ovvero che entra in azione quando meno te lo aspetti. Perché alla fine Silvio Berlusconi era lì lì per spuntarla. Mentre tutti - i suoi alleati per primi - lo davano per abbattuto, il Cavaliere era a un passo dal vincere il match con Romano Prodi. Le spaccature della sinistra stavano per mandare in crisi il governo sulla Finanziaria. Poi è intervenuto Lui. Assente da tempo, il C. di Prodi ha scelto di manifestarsi nel momento decisivo della legislatura. Il “monstrum smi

Elezioni danesi: c'è un perché

In Danimarca ha vinto Anders Fogh Rasmussen . A spoglio quasi ultimato, il blocco liberale e conservatore ha ottenuto 94 dei 179 seggi del Parlamento. Rasmussen avrà così il suo terzo mandato di governo consecutivo. E' una gran bella notizia. Ai tempi dello scontro sulle vignette su Maometto pubblicate il 30 settembre del 2005 dal quotidiano danese Jyllands-Posten, mentre i leader europei facevano a gara a prendere le distanze da quei disegni, Rasmussen annunciò che avrebbe resistito "di fronte all'attacco contro la libertà d'espressione che viene dal mondo islamico". La maggioranza degli elettori la pensa come lui e ha detto "no" al menu multiculturalista proposto dalla sinistra di Helle Thorning-Schmidt. C'è un perché, e per capirlo basta leggere le cronache danesi. Dove l'estrema sinistra ha confermato la sua saldatura con il fondamentalismo islamico candidando, tra gli altri, Asmaa Abdol-Hamid : una palestinese di 26 anni convinta che i solda

La papaya Ogm e gli attivisti anti-Ogm

Gli attivisti anti-Ogm ripetono ossessivamente l’idea che gli Ogm non servono alle colture tipiche. E questo fatto viene spesso ripetuto senza un minimo di ragionamento critico, senza mai chiedersi “perché mai non potrebbero servire?”. Già, perché? Un esempio vale più di mille discorsi, per cui questa volta vi racconto una storia a lieto fine con protagonista una coltura tipica salvata dagli Ogm. Vi parlerò della Papaya delle Hawaii. Il resto qui, su Scienza in cucina, il blog di Dario Bressanini .

Popper e la sinistra: la storia vera

di Fausto Carioti È da tredici anni che a sinistra va di moda riempirsi la bocca con Karl Popper. Il merito (o la colpa) è di “Cattiva maestra televisione”: un fortunato libricino scritto da Giancarlo Bosetti, all’epoca vicedirettore dell’Unità, nel 1994. Guarda caso, in coincidenza con l’entrata in politica di Silvio Berlusconi. Poco importa che le preoccupazioni di Popper fossero rivolte innanzitutto ai bambini e ai rischi che corrono davanti al piccolo schermo. Di Popper si volle capire solo che, per lui, chi possiede le televisioni è un potenziale dittatore. Nell’immaginario di buona parte della sinistra italiana il filosofo austriaco divenne così un nemico del loro peggior nemico, insomma un compagno di strada, subito adottato con l’entusiasmo dei neofiti. A fare un po’ di chiarezza sui rapporti tra il filosofo liberale e la sinistra arriva adesso il libro di Dario Antiseri e Hubert Kiesewetter: “ ‘La società aperta di Karl Popper’. Le vicende editoriali di un’opera scritta tra di

Blue freedom, red scum

George W. Bush (quello cattivo) ha appena assegnato la Presidential Medal of Freedom , una delle principali onorificienze degli Stati Uniti, a Oscar Elias Biscet, prigioniero politico di Fidel Castro Ruz ( quello buono ). Biscet ( ne ho scritto qui ) è il simbolo della dissidenza cubana. Nel 2003 è stato arrestato assieme ad altri oppositori (oppositori pacifici, ma Castro non è tipo da formalizzarsi davanti a certi dettagli) e condannato a 25 anni di prigione. Carlos Alberto Montaner, leader intellettuale della dissidenza cubana in esilio, nel suo commento spiega perché il gesto della Casa Bianca è importante. Ricorda che «uno dei motivi per cui Biscet fu imprigionato è che ha denunciato l'elevato numero di aborti fatti sull'isola. In Cuba avvengono più aborti che parti. Biscet è un medico, un cristiano, un giovane (è nato nel 1961) e un mulatto. E' qualcosa di simile a un apostolo gentile. E' il vero Uomo Nuovo, nato dalla rivoluzione: una persona che ha capito gli

Confindustria si prepara al dopo Montezemolo

di Fausto Carioti Se gli imprenditori lombardi resteranno a guardare, la gara per la prossima presidenza di Confindustria sarà una corsa a due: Emma Marcegaglia contro Alberto Bombassei. Alla fine sembra essersene convinto lo stesso Luca di Montezemolo. Dopo aver caldeggiato invano altre candidature, il presidente uscente ha deciso di appoggiare la Marcegaglia. Del resto, se a viale dell’Astronomia ci fossero i bookmakers, oggi darebbero lei come favorita. Le uniche sorprese possono arrivare da Assolombarda e dintorni, dove tanti invocano una candidatura forte, che però rischia di non arrivare mai. E dire che il nome grosso, in grado di riaprire la partita, da quelle parti ci sarebbe: è Giorgio Squinzi. Ma il presidente di Federchimica e patron della Mapei ripete che non intende correre. «Leggere certi segnali non è difficile», spiega un imprenditore lombardo che in Confindustria è di casa. «Durante i lavori della giunta e in altre occasioni è apparso chiaro a tutti che Montezemolo ha

Spioni Telecom, altri tre arresti

Ogni tanto qualche lettore del blog mi scrive per sapere a che punto stanno le mie vicende legali con gli spioni del Tiger Team, il gruppo di hacker legati alla Telecom che si sono "interessati" al sottoscritto. Rispondo di non saperne nulla. Intanto perché è vero, e poi perché, anche se ne sapessi qualcosa, finché l'indagine è in corso mi guarderei bene dal parlarne in giro. Però stavolta le notizie sono pubbliche, e così fare un aggiornamento alla spy story che mi ha visto parte lesa mi costa davvero poco. Un estratto da Repubblica.it : Tre persone sono state arrestate a Milano per i dossier illeciti Telecom. Le manette sono scattate per Alfredo Melloni, tecnico informatico appartenente al cosidetto Tiger Team che si occupava della sicurezza informatica della società telefonica, già stato arrestato una volta nell'ambito dell'inchiesta. Gli altri due provvedimenti sono stati emessi nei confronti di Giuseppe Iannone, ex maresciallo del Ros dei Carabinieri ed ex re

Via da questa Europa

L'Europetta socialdemocratica e multiculturalista che buona parte della classe politica italiana ha preso a modello è sempre più vergognosa. Perché ti mette il bavaglio e ti dice che lo fa in nome della libertà. E' intollerante in nome di quella che ti vende come tolleranza. Usa l'antirazzismo come pretesto per essere razzista. L'ultimo esempio vede protagonista l'artista svedese Larks Vilks . Al quale è stato impedito di esibire la propria installazione a una biennale d'arte nel sud della Svezia. Vilks aveva realizzato alcuni disegni raffiguranti Maometto nei panni di un cane. Per questo è stato minacciato di morte da Al Qaeda. In piena coerenza con quanto fatto sinora, la classe politica svedese ha pensato bene di isolarlo. Senza nemmeno chiedere quali opere Vilks intendesse esporre stavolta, è stato deciso che non doveva partecipare alla mostra. "E' un'inutile provocazione consentire a Vilks di partecipare alla mostra. Molte persone sono offese d

La sicurezza secondo Walter

di Fausto Carioti Sono di sinistra. «Ma anche» di destra, ora che nella città governata dal loro candidato premier c’è scappata la vittima. Sono contro i «razzisti» che ce l’hanno con gli immigrati romeni. «Ma anche» contro gli immigrati romeni, adesso che hanno capito di cosa sono capaci molti di loro. La maggioranza assomiglia sempre più al suo nuovo leader, Walter Veltroni. Il quale, a sua volta, assomiglia sempre più all’imitazione che ne fa il comico Maurizio Crozza: è tutto quello che ha sempre detto di essere, «ma anche» il suo esatto opposto, se solo serve. Con la stessa superficialità con cui, da anni, il sindaco della capitale va in giro a dire che entrò nel partito comunista italiano perché era un «anticomunista» (che è come dire che uno si è fatto sacerdote perché ateo), con la stessa faciloneria con cui Piero Fassino giura che aderì al Pci perché era «contro il comunismo» (stessa coerenza di uno che entra nel Ku Klux Klan per combattere il razzismo), ora dicono che loro so

Un po' di sana disinformazione: Repubblica e la favola del mujaheddin allupato

Vai sull'edizione online di Repubblica di oggi e trovi questo servizio fotografico . Il testo che l'accompagna recita: «E' un tunnel che da Gaza porta sino in Egitto, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare non serve a far arrivare armi e neppure a far scappare i latitanti. Il lungo cunicolo sotterraneo viene usato dai contrabbandieri per i loro traffici di sigarette e Viagra, al momento le due merci più ricercate». Lo leggi e ti viene un'immediata simpatia per i poveri musulmani egiziani, costretti a scavare tunnel lunghi centinaia di metri pur di divertirsi alla sana maniera occidentale (tabacco e Venere, perché se vengono scoperti con Bacco rischiano ottanta frustate ). Però poi c'è la buona abitudine di controllare le notizie e di non credere mai alla prima versione che ti viene venduta. Specie se non sono citate le fonti e quando si tratta di storie così strane (una confezione di Viagra e una stecca di sigarette entrano dentro qualsiasi borsa. Perché mai