Vi piace vincere facile, vero?

di Fausto Carioti

Avete presente lo spot dello scacchista che fa scacco matto a un lattante? Ecco, il modello politico è quello. C’è una sinistra “Gratta e vinci” alla quale piace vincere facile. Gareggiando da sola, se possibile. Lo si è visto ieri, quando il governo ha approvato il decreto per consentire la partecipazione di Roberto Formigoni alle elezioni regionali lombarde e della lista del PdL nella provincia di Roma, in sostegno a Renata Polverini. Lì si è capito che certe frasi dei giorni scorsi, in cui tutti assicuravano di voler garantire a ogni elettore il diritto di votare, erano false come una banconota da 15 euro. Perché, appena l’esecutivo ha reso effettivo questo diritto, gli stessi personaggi hanno gridato allo scandalo. Pier Luigi Bersani ha annunciato la «ferma opposizione» del Pd. Antonio Di Pietro, che evidentemente ritiene pernicioso per una democrazia che anche gli elettori del centrodestra possano votare, parla di «un palese abuso di potere» che andrebbe bloccato «con l’intervento delle forze armate». La sinistra italiana è fatta da gente così, che riesce persino a farti rivalutare quelle menti del PdL che non sono state in grado di presentare le liste nei tempi e nei modi corretti: errore grave, ma che non può essere fatto pagare agli elettori della maggioranza, i quali hanno la sola colpa di essere migliori di gran parte di quelli che pretendono di rappresentarli.

Varare il decreto salva-liste venendo a patti con il Quirinale e isolando la sinistra, però, è stata la parte facile del lavoro. Ora a Berlusconi tocca vincere le elezioni. Una sfida che adesso è tutta in salita. L’unico dato positivo è quello di partenza: delle tredici regioni in palio a fine mese, al momento undici sono governate dal centro-sinistra. Una proporzione difficilmente peggiorabile. Tutto il resto, però, fa paura a guardarsi. I sondaggi confermano che la figuraccia rimediata dai Polli delle Libertà nella presentazione delle liste ha lasciato il segno sugli elettori. Non solo in Lazio e in Lombardia, ma in tutta Italia, dove il PdL ha perso, a seconda delle rilevazioni fatte in questi giorni, da uno a tre punti percentuali. Voti che in molte delle regioni in bilico (Piemonte, Liguria, Lazio, Campania) possono fare la differenza tra vittoria e sconfitta. La vicenda, inoltre, ha reso evidente il clima da film di Sergio Leone che si respira dentro al PdL, dove tutto sembra condurre al duello finale tra berlusconiani e finiani.

Tempo per rimediare ce ne è, e tanto per cambiare toccherà a Berlusconi tirare la carretta per tutti, caricandosi sulle spalle la campagna elettorale dei candidati in difficoltà e provando a compattare i ranghi locali del PdL, affinché siano evitate faide fratricide. La sua voglia di combattere è testimoniata proprio dalla testardaggine con cui ieri ha spinto il Consiglio dei ministri a varare il “decreto interpretativo” che consentirà a tutti gli elettori di votare. Un provvedimento per il quale il premier è venuto a patti con Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica dapprima non voleva sentirne parlare, ma alla fine ha capito che quel decreto era di gran lunga il male minore e ieri notte lo ha firmato, dopo averne discusso il testo con il governo. Una bella vittoria di Berlusconi, che toglie la copertura del Quirinale alla sinistra intenta a gridare al colpo di Stato. Non fossero quello che sono, gli antiberlusconiani di professione dovrebbero ammettere che il loro chiodo fisso, stavolta, se l’è cavata alla grande.

© Libero. Pubblicato il 6 marzo 2010.

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